TICINO

L'integrazione parte dalla scuola

Fra i progetti futuri la cantonalizzazione dei docenti specializzati negli istituti comunali

(TiPress)
28 ottobre 2020
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Un'occasione per conoscere l'attuale offerta istituzionale di misure e di pratiche d'integrazione attuate nel sistema educativo ticinese. Questo lo scopo della ricerca 'In scuola' i cui risultati sono stati presentati oggi a Bellinzona.

Avere una panoramica della situazione attuale permetterà alla Commissione cantonale per l'integrazione degli stranieri (Cis) "di formulare proposte volte a migliorare la comprensione, la conoscenza e il rispetto reciproci, e l’incontro tra differenti comunità di stranieri presenti sul territorio cantonale e tra gli indigeni e gli stranieri".

«I programmi di integrazione avvengono a tre livelli: Confederazione, Cantoni e Comuni e coinvolgono tutti i dipartimenti», ha sottolineato il Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. «La scuola è un elemento importante per questo tipo di progetti poiché i bambini e i ragazzi stranieri attirano anche i genitori nel processo d'integrazione».

I risultati dello studio 

La ricerca mostra che circa il 20% dei ragazzi che frequentano la scuola dell'obbligo non è di lingua madre italiana. Inoltre si osservano certe eterogeneità nella presenza di stranieri e alloglotti nelle diverse sedi del cantone. «Si può tuttavia però parlare di un'assenza di ghetti», ha affermato Michele Egloff, Responsabile del Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi.

Le misure offerte durante tutto l'arco della scuola dell'obbligo sono cinque, due delle quali esclusivamente indirizzate ai giovani stranieri o che non sono di lingua madre italiana. Si tratta della figura del mediatore culturale e quella del docente di lingua e integrazione. Altri elementi di supporto sono il docente di sostegno pedagogico, l'operatore pedagogico per l'integrazione e il logopedista. 

Lo studio ha indicato che solo una minoranza delle sedi scolastiche ha un protocollo con procedure specifiche d'accoglienza. «Ma è stato comunque constatato che le pratiche attuate dagli istituti rispecchiano le linee emanate dal Decs (Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport) nel 2017», ha spiegato Egloff. 

Progetti futuri

Lo studio ha permesso alle istituzioni di capire come muoversi in futuro. In fase di attuazione è la cantonalizzazione dei docenti di lingua e l'integrazione nelle scuole comunali. «Questo per dare uno statuto più solido e togliere dalla precarietà questo tipo di docenti che in alcuni casi svolgono l'incarico in forma transitoria prima di trovare un impiego come docente ordinario», ha sottolineato il direttore del Decs Manuele Bertoli. 

Il secondo elemento presentato da Bertoli è il ripensamento dell'organizzazione di tutte le figure di sostegno. «Non sarà semplice perché alcuni meccanismi dovranno essere messi in discussione per evitare che si lavori in compartimenti stagni».

Ultimo argomento quello della formazione dei docenti specializzati per la quale si pensa a una formazione uniforme della quale si occuperebbe il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa). 

 

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