Ticino

Alptransit, ora tocca al territorio cogliere le opportunità

Società civile e sindaci dei principali centri urbani riflettono sulle potenzialità per il prossimo futuro economico e sociale del Ticino

Giò Rezzonico (foto Ti-Press)

L'Alptransit, intesa come infrastruttura ferroviaria, è ancora un'opera per certi versi monca. Non c'è ancora il proseguimento a sud di Lugano e nemmeno l'aggiramento della città di Bellinzona, ma le due gallerie di base (San Gottardo e Ceneri) ci sono e ridisegneranno le relazioni sociali ed economiche all'interno del territorio ticinese. C'è chi parla di 'Città Ticino', inteso come un unico agglomerato urbano attraversato da quella che è, di fatto - almeno nel tratto ticinese -, una metropolitana regionale. E chi invece segnala le potenzialità di sviluppo a sé stante dei principali poli urbani, connessi però l'uno con l'altro e in grado di mettere in risalto le peculiarità dei singoli territori: turismo, sviluppo dei centri di ricerca accademica, qualità di vita e potenzialità economiche interne e transfrontaliere.

Attorno a questi temi è nato un gruppo di lavoro spontaneo, della società civile, animato dall'editore Giò Rezzonico che negli ultimi quattro anni ha riflettuto e prodotto un vero e proprio 'manifesto' denominato 'per la trasformazione ambiziosa del Ticino'. Il sottotitolo: 'Agire - cambiare - aprire'. Manifesto reso pubblico ieri, durante un convegno tenutosi presso l'aula del consiglio comunale di Bellinzona, al quale hanno partecipato oltre a esponenti del mondo economico, accademico e culturale, anche i sindaci di Lugano, Locarno, Muralto, Bellinzona, Mendrisio e Chiasso. Sindaci che per la prima volta hanno potuto presentare in un'unica occasione, anche se in modo succinto, quanto si sta delineando dal punto di vista pianificatorio da qui ai prossimi 10-20 anni. Progetti che sono nati anche per concretizzare le potenzialità offerte dall'Alptransit, come ha sottolineato il consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia, ricordando che «in un periodo difficile come l'attuale, condizionato dall'epidemia di coronavirus, c'è bisogno di guardare oltre il breve periodo».

Nel 'manifesto', suddiviso in dieci punti, si parla del Ticino come “ponte di transizione” tra nord e sud; “parte viva e dialogante” di una realtà sociale integrata tra Zurigo e Milano: “imprenditorialità”, ma anche di “economia del sapere” o di “campus Ticino”. O ancora di “smart city” diffusa. Ma saranno le città e i loro sindaci a essere i propulsori della trasformazione auspicata dal 'manifesto' firmato da: Michele Arnaboldi, Mario Botta, Aleandro Cattaneo, Agostino Ferrazzini, Laura Illia, Rico Maggi, Andreas Meyer, Giorgio Noseda, Giò Rezzonico, Silvio Tarchini, Rolando Benedick, Guido Casparis, Gabriele Corte, Hanspeter Gschwend, Michele Jannuzzi, Piero Martinoli, Gianna Mina, Remigio Ratti e Matteo Rezzonico.

Le iniziative in corso, ricordate dai sei sindaci (Marco Borradori, Lugano; Alain Scherrer, Locarno; Stefano Gilardi, Muralto; Mario Branda, Bellinzona; Samuele Cavadini, Mendrisio; Bruno Arrigoni, Chiasso) vanno tutte nella direzione di migliorare la qualità di vita dei cittadini puntando su mobilità lenta e valorizzazione delle realtà urbane attorno alle stazioni ferroviarie. Nuovi quartieri stanno per sorgere in aree attualmente in via di ristrutturazione. È il caso del progetto bellinzonese sui terreni delle ex officine Ffs o quello di Cornaredo a Lugano. Lo stesso discorso vale per Mendrisio e Chiasso, ma anche per Locarno e Muralto che condividono la stessa stazione ferroviaria, ma non ancora lo stesso Comune. Il Locarnese, al contrario del Bellinzonese, Luganese e Mendrisiotto, infatti, non ha ancora conosciuto la stagione delle aggregazioni comunali, ulteriore spinta alla progettualità comunale. I progetti pubblici a livello locale sono alla base - secondo i promotori del 'manifesto' - dell'accelerazione del processo di trasformazione. Iniziative che costituiranno un ruolo importante nel puzzle del Cantone Campus e faciliteranno la trasformazione urbana del Ticino. Andreas Meyer, già Ceo delle Ffs, ha concluso il convegno proprio rilanciando nel campo degli enti locali e della società civile le sfide poste da Alptransit. «L'infrastruttura ferroviaria è solo una parte del sistema. È come un albero di Natale. Ora c'è bisogno di addobbarlo con le proposte del territorio», ha commentato con una metafora lanciando alcune domande: «Come coinvolgere gli imprenditori? Come sfruttare le sinergie tra le città e soprattutto come utilizzare queste sinergie per aiutare lo sviluppo del Ticino?». Domande aperte che troveranno risposte nei prossimi anni.

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE