Il presidente del Ppd sprona il comitato cantonale. Agustoni sul futuro: 'Tutelare fasce deboli, niente aumento di tasse'. No all'iniziativa Udc
«Le sfide di ordine sanitario, sociale ed economico che abbiamo di fronte sono importanti, e il nostro partito è pronto ad assumersi le responsabilità di scelte difficili: il Paese non può più né deve fermarsi». Se non è un’arringa poco ci manca, quella che il presidente cantonale popolare democratico Fiorenzo Dadò lancia davanti al proprio ‘parlamentino’, riunito questa sera al Mercato coperto di Mendrisio a nove mesi dall’ultima volta. Dopo la fase acuta della pandemia di coronavirus - è stato osservato un minuto di silenzio in memoria dei defunti - per Dadò «la vita deve continuare e il futuro ci aspetta, è indispensabile affrontare la salita che ci aspetta con positività e spirito collaborativo, senza alcuna soggezione». E senza, rincara il presidente del Ppd, «quel sentimento limitante che troppe volte ha impedito al nostro partito di essere protagonista. Se vogliamo riprenderci un posto di rilievo, non dobbiamo più avere alcuna remora di promuovere e sostenere battaglie sacrosante». Il tutto finalizzato «a una società rispettosa, equa, solidale». Una nota di forte biasimo e indignazione arriva verso la scelta presa questa settimana a Berna di non far andare avanti l’iniziativa cantonale che chiede l’inasprimento per le sanzioni contro i pedofili: «Una vergogna che non si può accettare che segnaleremo al presidente nazionale, se l’autorità federale non si muoverà il Ppd a livello nazionale dovrà lanciare una iniziativa popolare».
A prendere la parola dopo Dadò è l’applauditissimo consigliere di Stato Raffaele De Rosa, che una volta ringraziato tutto il personale sanitario e tutti coloro che si sono impegnati in questi ultimi mesi, volge lo sguardo ai prossimi mesi: «Considerata la fase più calma che viviamo da diverse settimane, il ripristino dei mandati previsti dalla pianificazione ospedaliera è la logica conseguenza e nella mia ottica è importante si continui così». Aggiungendo che «il Covid ha dimostrato l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato, auspico che questo spirito costruttivo a beneficio della salute dei cittadini si ritrovi anche nel futuro e nella prossima pianificazione ospedaliera».
Proiettato al futuro è pure l’intervento del capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni. «Dovremo presto fronteggiare le conseguenze economiche e sociali della pandemia, e i conti pubblici segneranno evidenti disavanzi, superiori ai 200 milioni di franchi» evidenzia. Per poi dire nettamente che «l’approccio più sbagliato sarebbe cercare il riequilibrio dei conti nel più breve tempo possibile: le priorità devono essere il rilancio dell’economia e la tutela delle fasce più deboli della popolazione». E come? Si vedrà. Intanto viene considerata «totalmente fuori luogo la proposta socialista di aumentare le imposte a imprese e cittadini, di tutto c’è bisogno tranne che nuovi oneri e tasse». E di concerto, riprende Agustoni, «occorrerà ben guardarsi dalla tentazione di ridurre la spesa per i più deboli, mai come oggi hanno bisogno di sostegno».
Il capogruppo popolare democratico si inserisce anche nel dibattito aperto in seno al partito sul cambio di nome a livello nazionale e l’abbandono della ‘c’ di ‘cristiano’. Ben venga la discussione, afferma. Ma «c’è una soglia che non può essere superata: un partito democristiano che per ottenere nuove adesioni rinuncia al proprio orientamento può aver capito come conquistare consensi, ma non sono convinto che sappia cosa voglia dire essere democristiani».
Che tra i valori fondanti hanno «una libertà che diamo talmente per scontata da dimenticare di averla, e la politica deve difenderla». Nel senso che «in questi mesi i tecnici hanno avuto un ruolo rilevante, spiegando e comunicando le misure di contenimento. Non sono mancate occasioni di incoerenza. I pareri vanno ascoltati tutti e rispettati, ma tocca alla politica assumersi la responsabilità di prendere le decisioni, valutando l’interesse pubblico in ogni sua sfaccettatura». Il rischio, conclude Agustoni, «è quello di instaurare una sorta di tecnocrazia che mette in secondo piano il ruolo della democrazia».
Dopo un dibattito che ha visto contrapposti il vicepresidente Marco Passalia, contrario, e il deputato Paolo Caroni, favorevole (rispettivamente spalleggiati dagli ospiti Danilo Forini, Ps, e Raide Bassi, Udc) il Ppd ha bocciato a voto segreto l'iniziativa popolare federale democentrista ‘Per un’immigrazione moderata’ in votazione il 27 settembre. A schierarsi contro in 56, a favore in 34.