Ticino

Il nuovo 'sintomo' da Covid-19 si chiama insonnia

Diversi ticinesi in cura al Centro del sonno al Civico, per insonnia acuta. Prima del Covid dormivano. La causa? 'Uno stato di ansia generalizzata'

Il centro del sonno segue circa 1900 pazienti l'anno in Ticino (foto Ti-Press)
18 maggio 2020
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La pandemia ha stravolto la vita di tutti, attivando un fastidioso senso di allerta interiore che ci accompagna da mesi ormai e talvolta non ci lascia neppure in camera da letto. C’è chi dorme bene e sogna di più e c’è chi invece si gira e rigira nel letto per ore e ore senza chiudere occhio, trascinandosi poi di giorno come uno straccio. Il Covid-19 sta togliendo il sonno a diversi ticinesi, che prima dormivano come angioletti. C’è chi sta chiedendo aiuto alla Medicina del Centro del sonno dell’Ospedale regionale di Lugano, diretto dal dottor Mauro Manconi: “All’inizio del ‘lockdown’ diversi nostri pazienti stavano meglio. Penso soprattutto a quei manager che soffrivano di insonnia da stress lavorativo. Ora vediamo una nuova tipologia di pazienti: da circa tre settimane ci contattano persone che, dormivano bene ed ora soffrono di insonnia acuta dovuta ad uno stato di ansia generalizzata”. Il caposervizio di Neurologia al Neurocentro della Svizzera italiana ha ascoltato e consigliato molti di loro in questi giorni: “L'insonnia, in questi casi può essere è la spia di un disagio più profondo. I nuovi pazienti che arrivano raccontano di essere agitati per la situazione attuale, non tanto per la paura di perdere il posto di lavoro o di ammalarsi, ma piuttosto perché non capiscono dove ci porterà questa situazione, come sarà la vita dopo”, possiamo parlare di un’ansia piu’ sociale che individuale”, spiega. C’è poi un’altra categoria di persone che cambiando i ritmi, non riesce a dormire. “Tanti fanno telelavoro e la nuova routine casalinga ha alterato il loro normale ciclo sonno-veglia, alcuni ne soffrono e non riescono più a
dormire”, precisa.

Evitare il fai da te con cocktail di sonniferi e psicofarmaci, o addirittura alcool

Quello che preoccupa davvero lo specialista è chi, pur soffrendo, non chiede aiuto e cerca una soluzione fai da te.
“C’è chi evita di andare dal medico per paura di un possibile contagio o per timore che la sua insonnia venga banalizzata rispetto all’emergenza sanitaria attuale. Invece è importante chiedere aiuto, ottenere una diagnosi corretta, evitando automedicazioni con cocktail di sonniferi e psicofarmaci, o addirittura alcool. Le cure ci sono, anche non farmacologiche. Di
regola, su 10 insonni seguiti 7 hanno un forte miglioramento della qualità del sonno”, precisa il professore.
Chi soffre di insonnia prolungata e persistente può rivolgersi anche direttamente al Centro del sonno all’ospedale regionale di Lugano ( email: centrosonno@eoc.ch o telefono 0918116868), dove in questo periodo sono possibili anche tele consulti e terapie online comportamentali (individuali o in gruppo) per rimparare a dormire.

Senza il sonno perdiamo il piacere alla vita

Gli esperti del settore sanno bene che la qualità del sonno può direttamente influenzare la salute mentale. La deprivazione di sonno, se dura a lungo, può avere conseguenze cognitive, umorali (perdita di piacere, ansia, rabbia) e favorire il rischio di depressione. Un legame, questo, messo ancor più alla prova con la lunga quarantena per il contenimento di Covid-19. A dirlo è anche un recente studio della Flinders University di Adelaide (Australia) che è appena stato pubblicato su Sleep Medicine Reviews. I ricercatori collegano la riduzione del sonno ad un aumento del rischio (del 55%) di avere deficit dell'umore. Meno sonno significa più probabilità di avere esplosioni di rabbia (+83%), sentimenti depressivi (+ 62%) e ansia (+41%). Insomma si rischia di incappare in un circolo vizioso infernale dove l’ansia generalizzata dalla pandemia, alimenta l’insonnia, che porta ancora più ansia e aumenta anche il rischio di depressione. Fortunatamente, ci sono molti interventi possibili e
disponibili per ridurre la probabilità di un escalation verso situazioni che poi necessitano di cure psichiatriche.

La sveglia che ci fa dimenticare i nostri sogni
Ma veniamo infine ai sogni. È vero che il confinamento forzato, la pandemia, il bisogno di elaborare tutto... ci fanno sognare di più? “Sappiamo che tutti sogniamo, chi non lo fa muore: è una palestra mentale, una sorta di allenamento per affrontare gli eventi che ci attendono. Ricordare il contenuto dei sogni, dipende da quando ci svegliamo. E mi spiego: si sogna durante la fase REMem che è molto intensa nelle ultime ore di sonno al mattino. Se la sveglia suona prima non ricordiamo nulla. Ora per molti le condizioni di risveglio mattutino sono cambiate e c’è anche più il tempo per sognare e piu’ probabilità di ricordare i sogni”, conclude il medico.

Quanto bisogna dormire per stare bene, sei ore sono troppo poche 
Secondo il medico, non vi è una quantità precisa di sonno che dobbiamo necessariamente fare. Anzi, spesso porsi un traguardo di ore minime di sonno può provocare ansia. "Ognuno ha un proprio fabbisogno di sonno, esistono brevi e lunghi dormitori. Certo che vi sono comunque dei limiti da tener presente, sappiamo ad esempio che per un adulto dormire regolarmente di media meno di 6 ore per notte in genere nel lungo termine crea conseguenze psicofisiche negative.
Attenti però, sappiamo che indovinare quante ore si dorme realmente non sempre è facile per il paziente, che tende a sottostimare la quantità effettiva di ore di sonno", conclude il dottor Manconi.

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