Ticino

Mascherine quasi come farmaci

Quasi introvabili in commercio, vendute a prezzi esorbitanti su internet, le strutture sanitarie stanno centellinando le mascherine quasi alla stregua dei farmaci

16 marzo 2020
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Quasi introvabili in commercio, vendute a prezzi esorbitanti su internet, le strutture sanitarie stanno centellinando le mascherine quasi alla stregua dei farmaci. Tanto che nelle note interne dei nosocomi non si lesina sui termini: sgarrare alle raccomandazioni d’uso adeguato “potrebbe mettere in difficoltà la continuità delle cure”, si legge in una di queste. Tradotto: le protezioni per naso e bocca vanno usate con parsimonia affinché non finiscano prima della fine della crisi.

Intanto nel privato, più di qualche professionista della salute lamenta la scarsa reperibilità del materiale. Tanto che il presidente dell’Ordine dei medici (Omct) Franco Denti qualche giorno fa non esitava a parlare di situazione «preoccupante».

Quel regalo di 17mila mascherine dall’Eoc alla Cina

E proprio perché i rifornimenti a livello cantonale continuano ad essere centellinati, più di qualcuno negli scorsi giorni ha storto il naso ricordando come il 13 febbraio – una settimana e mezzo prima del primo caso italiano – l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) aveva inviato 17mila mascherine chirurgiche della propria riserva a Wuhan. L’operazione, aveva spiegato allora Paolo Ferrari, capo area medica dell’Eoc alla Rsi, era nata su iniziativa di «un genitore dell’American School» di Montagnola in risposta alla richiesta d’aiuto della Camera di commercio Svizzera-Cina. «Nella centrale servizi avevamo 17mila mascherine che non soddisfacevano più le caratteristiche di comfort, pur essendo idonee dal punto di vista della qualità», aveva rilevato Ferrari, aggiungendo che tanto quel materiale «sarebbe andato presto o tardi all’inceneritore». A posteriori, probabilmente l’inceneritore non l’avrebbero mai visto. Scelta quindi opportuna? «Sì, la decisione a quel momento era opportuna e col senno di poi non sta creando scompensi – risponde da noi interpellato il presidente dell’Eoc Paolo Sanvido –. L’invio è stato avallato dal sottoscritto».

La situazione all’Eoc, aggiunge, «è costantemente monitorata in modo da potere gestire le scorte esistenti in maniera efficace ed efficiente».

Riserve cantonali centellinate

Il materiale «c’è, ma non è infinito e va gestito in maniera oculata», precisa a sua volta il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, il quale pure non ritiene avventato il regalo dell’Eoc. Lui che ora si trova a dover gestire le riserve cantonali. E se sul fronte dei disinfettanti Zanini non vede particolari problemi, diverso è il discorso per quanto riguarda il materiale protettivo individuale, spesso prodotto in Cina e ora difficilmente reperibile dalle fabbriche. «Chi aveva davvero bisogno urgente del materiale, lo ha ricevuto dalle nostre riserve – prosegue Zanini –. Nelle cliniche, negli ospedali e nelle case per anziani monitoriamo attivamente la situazione con un anticipo di almeno una settimana e non ci sono problemi in vista».

Il resto delle richieste, da parte di medici e professionisti delle cure, viene dosato accuratamente a seconda delle priorità stabilite dallo stesso Zanini. «Con la preziosissima collaborazione dell’Omct abbiamo iniziato due settimane fa la distribuzione a diverse centinaia di medici di base, dando loro quanto necessitavano per continuare l’attività». Nei giorni scorsi è stato il turno degli specialisti. «Stiamo organizzando la seconda “ondata” per i medici di famiglia attraverso 15 punti di ritiro in tutto il cantone. A tutti raccomandiamo comunque di continuare ad approvvigionarsi sul mercato». Nel frattempo, a parare il colpo sono le scorte pubbliche. Per Zanini non ci sono dubbi: «Aver tenuto le mascherine ordinate durante la crisi del 2009 si è rivelato fondamentale».

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