Ticino

'Nessuno sa dove sia James, migrante in sciopero'

La denuncia del 'collettivo R-Esistiamo' a pochi giorni dal presidio di Bellinzona. Accuse alle istituzioni e alla Croce Rossa e un richiamo a Lampedusa

Bellinzona, 2 luglio 2019 (Ti-Press)
4 luglio 2019
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"James era uno dei ragazzi entrati in sciopero della fame alla fine di giugno per denunciare le condizioni di detenzione nel bunker di Camorino. Lunedì mattina primo luglio, è stato prelevato dalla polizia ticinese, portato alla Sem di Chiasso per accertamenti – così dicono – e da allora si sono perse le tracce". La denuncia è firmata 'collettivo R-Esistiamo', che da tempo si batte per la chiusura del centro e che vede "come unica risposta delle istituzioni" a quello sciopero e alle relative iniziative di solidarietà, "una serie di ennesime deportazioni forzate, con immancabile corredo di stigmatizzazione, ritorsioni, separazioni e ricatti a diverso livello". 

Il collettivo denuncia anche le condizioni di chi resta alla Sem, "sette persone, di cui la maggior parte vive in condizioni di depressioni e malori importanti, figlie di stanchezza fisica e mentale, di soprusi e di mancanza di ogni forma speranza", con accusa diretta "ai vertici governativi ticinesi e ai loro rispettivi dipartimenti". Un affondo anche per la Croce Rossa, rea di avere sospeso l'amministrazione del campo "formalmente perché il numero delle persone rimaste nel bunker non soddisfa i requisiti minimi del mandato (o del profitto) e forse anche perché la gestione di un lager sotterraneo, se continuamente dissepolta, non rappresenta la migliore strategia di marketing per l’accaparramento nel mercato logistico dei rifugiati».

"L’abbaglio che il trasferimento di gran parte di queste persone ribelli – si legge ancora – in centri come quelli di Cadro o di Biasca possa costituire un’accettazione delle richieste espresse o un miglioramento delle  condizioni di concentramento sta anche nel fatto espresso sopra per cui, della persona prelevata dalla polizia tra domenica e martedì, non si hanno al momento notizie". La conclusione è affidata all'attualità più recente: "Come dimostrato a Lampedusa da una giovane donna e dal suo equipaggio, è giunto finalmente il tempo dei gesti ribelli, degli atti che disobbediscono, che sabotano la macchina delle espulsioni e del suo mondo, che si oppongono a leggi ingiuste e che possano infine ridare una forma di dignità umana a tutte quelle persone in fuga dai propri paesi".

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