Ticino

Qualcosa in comune fra carpentieri e giornalisti

Un progetto di collaborazione fra 'laRegione' e gli apprendisti carpentieri del Cpt di Bellinzona. Conoscersi a vicenda è sempre una bella storia.

Carpentieri in aula con 'laRegione' (foto Igor Nastic)
15 giugno 2019
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250 metri. 340 passi. 3 minuti e 10 secondi. È la distanza che separa il Centro professionale e tecnico di Bellinzona – che molti conoscono come scuola ‘Arti & mestieri’ – dalla redazione de ‘laRegione’. Solo che essere vicini non significa sempre parlarsi. Allora ben vengano iniziative come quelle del docente di Cultura generale Igor Nastic, che ha creato un ponte fra i ‘suoi’ apprendisti carpentieri e la redazione.

L’idea è stata quella di farli sedere con un giornalista (Lorenzo Erroi) non solo per scoprire come nasce un giornale, e come leggerlo in maniera consapevole e critica; ma anche per ‘giocare’ con un mestiere che poi magari questi undici ragazzi non faranno mai, però può essere utile per (far) capire qualcosa in più di sé e del prossimo.

Per questo il ‘compito’ finale assegnato agli allievi è stata un’intervista a un collega carpentiere più esperto. Per riflettere in maniera inconsueta sul loro lavoro, certo, ma anche per spiegarlo a noialtri che dalla nostra redazione o scuola al cantiere, per colpa o per necessità, passiamo di rado. Componendo in un mosaico le tessere più significative di ciascuna intervista, i ragazzi hanno saputo raccontare ai lettori una specie di Carpentiere Alfa, incarnazione delle doti di passione, determinazione e preparazione che fanno il successo in questo mestiere.

“Ho scelto di fare il carpentiere per la bellezza di questo lavoro, e non ho rimpianti”, ha confidato a uno degli apprendisti il suo boss. E questa vocazione traspare dalle parole di molti suoi colleghi, anche quelli che magari a lavorare in cima alle case ci sono finiti un po’ per caso: “Ho scelto questo lavoro perché sono rimasto impressionato dal tetto che avevano fatto a casa mia.”

Passione, si diceva, ma anche preparazione: “Devi essere responsabile, perché qualcuno abiterà sotto il tuo tetto, quindi devi avere una certa cura per quello che fai.” Poi certo, “da quando ho iniziato a lavorare è cambiato parecchio. Inizialmente facevo i vari tagli e lavori a mano, ora si è tutto meccanizzato”. La scuola, però, resta importante: “Questo mestiere riguarda molto la matematica, il disegno e le conoscenze professionali”. Pazienza se è difficile, ricorda un altro veterano: “Ho stretto i denti e sono andato avanti con testa alta, e ho avuto molte soddisfazioni.”

Come quella di “aver costruito un bel tetto da zero. Mano a mano ti rendi conto che fai qualcosa di utile”. C’è posto anche per l’ambiente, ma senza retorica: “Un’altra soddisfazione è quella di lavorare maggiormente con materiali puri che non danneggiano la natura.” La routine non smorza gli animi, anzi: “Col passare degli anni, acquisendo sempre più esperienza vedo particolari che prima non vedevo. Per questo ho sempre continuato.” Ancora: “La lavorazione del legno è sicuramente una delle parti più interessanti, e il sentimento di realizzazione dopo aver finito un lavoro è davvero impagabile.” Anche se naturalmente non sono tutte rose e fiori: "Mi piace molto la parte del taglio e montaggio del tetto, un po' meno fare isolazione, ma la eseguo comunque."

Poi c’è da notare che i carpentieri dimostrano un enorme spirito ‘di corpo’, un orgoglio collettivo che diventa aiuto reciproco e costante: la ditta “la posso reputare come una seconda famiglia”, ha raccontato uno di loro; “nel mio lavoro e con i colleghi l’aspetto più importante è assolutamente il rispetto”, nota un altro. Lo stesso che si impara dagli apprendisti, quando si attraversano quei pochi metri che per anni erano sembrati un abisso.

***

Hanno partecipato gli apprendisti:

Raphaël  Auer
Andrea Canonica
Danny Dadò
Nikolas Morelli
Jonathan Möschberger
Luca Pereira Da Rocha
Elia Raveglia
Michele Russo
Luis Rafael Silva Costa
Sascha Tiraboschi
Elias Thomas Walzer 

del Centro professionale e tecnico di Bellinzona (classe ECA 2a).

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