Ticino

Migranti, l'istruzione dei minori avverrà nel Centro federale

Berger, Divisione della scuola: “Per un mese e mezzo è la soluzione ideale, se i tempi di risposta alla domanda d'asilo si dilatano proporremo dei correttivi

Ti-Press
30 aprile 2019
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L’istruzione dei minori residenti in un Centro federale d’asilo in Canton Ticino a partire dall’anno scolastico 2019/2020 sarà garantita all’interno del centro stesso. Inizialmente a Biasca, mentre dal gennaio dell’anno prossimo, una volta pronti i locali, la classe sarà organizzata nella nuova sede di Novazzano (Pasture). Una scelta, quella del Dipartimento educazione, cultura e sport, dovuta alla nuova Legge federale sull’asilo (approvata dal popolo nel 2016) che porta qualche cambiamento. Posto che l’articolo 80 della Legge sull’asilo obbliga l’istruzione scolastica di tutti i ragazzi in età scolare presenti nei Centri federali d’asilo, la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) da noi interpellata spiega che “la Confederazione può contribuire parzialmente al finanziamento di questi corsi” e che, soprattutto, “l’obiettivo è che tutti i presenti nelle nuove strutture (come lo sarà Novazzano, ndr) ricevano un’istruzione nell’ambito della legislazione cantonale. A questo proposito, sono stati negoziati accordi con i singoli Cantoni”. Già, perché il già citato articolo 80 al capoverso 4 recita “se necessario, l’istruzione è impartita nel centro stesso”. Ed è qui che monta la polemica. Polemica innescata dall’Associazione progetto aula 13 che, con una nota, deplora la scelta del Decs di garantire questa istruzione all’interno del centro. Quel “se necessario”, insomma, per i quattro firmatari della presa di posizione viene tradito. Facendo questa scelta, scrivono, “si introduce un principio di separazione che mette in discussione il diritto all’istruzione per tutti e contraddice un principio fondamentale dell’educazione, quello dell’interazione tra pari”. E chiedono uno stop al concorso recentemente aperto dal Decs per i docenti che si occuperanno della classe dal prossimo anno scolastico, “in modo da evitare nel nostro cantone l’istituzione di una scuola separata per i figli dei richiedenti l’asilo e si prendano invece tutte le misure necessarie per garantire l’inserimento dei minori nelle scuole pubbliche”.

Ma perché, alla fine, si è deciso che fosse “necessario” impartire questa educazione all’interno del centro? «Per una questione di tempi» risponde alla ‘Regione’ Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola. «La Sem ci ha garantito che, allo stato attuale, per quanto riguarda le famiglie una decisione sulla domanda d’asilo viene presa entro 5 o 6 settimane dal suo deposito. Si tratta di poco tempo, quindi. E inserire un minore in una scuola per così poche settimane non porterebbe molti vantaggi, anzi». La scelta è stata, quindi, «di offrire per questo breve periodo la possibilità di frequentare una classe specifica dedicata a loro, con al massimo 15 allievi, dove il contatto tra docente e famiglia può essere un fattore positivo. Si tratta di allievi che avranno caratteristiche molto diverse – continua Berger – oltre a essere potenzialmente di passaggio. Siamo pronti però a rivedere il progetto nel caso in cui i tempi di permanenza nel centro si allungassero. Perché è chiaro: un conto è ragionare su un mese e mezzo come indicato dalla Sem, un altro è nel caso in cui i tempi si dilatassero di mesi». Se accadesse ciò, «saremmo i primi a proporre dei correttivi». Ad ogni modo, rimarca il direttore della Divisione della scuola, «nel progetto che stiamo affinando la scolarizzazione prevederà anche momenti fuori dal centro, come visite e lezioni all’esterno, in collaborazione per esempio con le scuole situate vicine al centro stesso». E una precisazione: «Noi siamo a favore dell’integrazione scolastica, ma non dobbiamo illudere le persone, perché in caso di decisione negativa le ripercussioni potrebbero essere molto più gravose per un ragazzo integrato per poco tempo in una classe».

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