Svizzera

La trasformazione digitale della scuola

San Gallo intende investire 75 milioni per formare i docenti. Emanuele Berger parla dell’analogo progetto ticinese: ‘Partiamo dai mezzi’.

Ti-Press
22 gennaio 2019
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Una scuola digitalizzata dalle elementari all’università. A San Gallo il Cantone intende investire 75 milioni di franchi su otto anni per un progetto pilota in questo senso. Lo scopo è quello di testare nuove forme di didattica – mettendo ad esempio a disposizione il materiale scolastico gratuitamente online – e di aggiornare o riqualificare i docenti.

Stando al ‘Tages-Anzeiger’ di ieri, l’idea di dare una svolta importante alla scuola in senso digitale non ha suscitato critiche di rilievo, ma addirittura euforia. Pur essendo il progetto di digitalizzazione più ambizioso (e caro) a livello nazionale, nel parlamento cantonale sangallese il relativo stanziamento del credito eccezionale di 75 milioni di franchi è stato accolto lo scorso settembre con 110 voti a 0. Visto che si tratta di molti soldi, il prossimo 10 febbraio dovranno esprimersi anche i cittadini del cantone. Per intanto però, nessuno si è veramente opposto all’investimento: né l’economia, né gli insegnanti, né i genitori.

Il progetto pionieristico di San Gallo ha anche attirato l’attenzione di diversi attori nazionali: la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione sta seguendo da vicino l’evolversi della situazione. Ed Economiesuisse ha voluto sottolineare, in particolare, il legame stretto tra economia e formazione che intende perseguire il progetto.

Come ha riferito il ‘Tagi’, il consigliere di Stato sangallese responsabile per il settore dell’educazione Stefan Kullik, si adopera inoltre personalmente a favore del progetto, visto che potrebbe risultare la soluzione a diverse sfide: come quella della trasformazione digitale; la mancanza di personale specializzato nel settore industriale della regione; i salari proporzionalmente più bassi della Svizzera orientale rispetto ad altre regioni; o la debole forza finanziaria del Cantone. Questo programma di digitalizzazione potrebbe dunque portare al cantone più specialisti, più investimenti, salari più elevati ed entrate fiscali maggiori. Insomma, investire nell’educazione, secondo Kölliker, potrebbe essere più vantaggioso che abbassare le tasse. E questo detto da un consigliere di Stato Udc è piuttosto sorprendente.

Chiaramente non ci sono però solo motivi economici a sostegno del progetto: lo scopo è anche quello di preparare al meglio bambini e adolescenti che frequentano la scuola dell’obbligo al mondo digitale. E ciò non significa solo acquistare nuovi computer, tablet o investire in nuovi allacciamenti a internet: circa 50 dei 75 milioni approvati dal parlamento cantonale saranno usati per aggiornare o riqualificare i docenti e per formare personale specializzato. Ci si concentrerà quindi sull’organizzazione scolastica, sugli insegnanti e sulla didattica.

Concretamente il masterplan del progetto di digitalizzazione dell’educazione comprende cinque punti centrali: a livello di scuola dell’obbligo sarà insediato un nuovo centro di competenza che si occuperà della formazione continua dei docenti e che realizzerà progetti pilota nel settore dell’informatica. Per la formazione professionale sarà creata una nuova piattaforma digitale che permetterà una migliore collaborazione tra i diversi attori. Le tre scuole universitarie professionali otterranno un centro di competenza per la digitalizzazione applicata. All’Università di San Gallo sarà inoltre introdotto un corso di informatica e management. E, infine, sono previste misure di sostegno per associazioni private e istituzioni attive nel settore dell’informatica.

 

‘Mezzi idonei per garantire la trasformazione’

Anche in Ticino si punta sulla digitalizzazione della scuola: «Il Consiglio di Stato prevede di investire 47 milioni sull’arco di 5 anni», spiega Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola, a ‘laRegione’. «Il progetto non è ancora arrivato in parlamento e si trova ancora sul tavolo della Commissione delle gestione», mentre ha già superato lo scoglio di quella scolastica.

Emanuele Berger, come verranno usati i 47 milioni previsti per digitalizzare l’educazione?
Serviranno principalmente a dotare gli istituti delle infrastrutture adatte. In particolare la messa in rete di tutte le scuole e supporti didattici (lavagne e beamer interattivi, così come tablet che fungono anche da computer) che permetteranno di ottimizzare il tempo di lezione. Chiaramente questa tecnologia ha un prezzo. Tuttavia senza di esse si può fare poco. I mezzi tecnologici sono uno strumento necessario, anche se non sufficiente, per poter offrire un’educazione digitale, come l’alfabetizzazione informatica (già prevista per tutti gli allievi di prima media), ovvero saper utilizzare i mezzi.

Concretamente quali nuovi strumenti didattici avranno a disposizione le scuole?
Ad esempio le lavagne interattive, con le quali è possibile fare lezione in modo molto dinamico. Oppure le piattaforme didattiche, con le quali il docente può mettere a disposizione degli allievi gli esercizi e vedere in tempo reale ciò che stanno facendo.

San Gallo vuole investire meno nell’infrastruttura, privilegiando la formazione continua dei docenti. Anche in Ticino si punta su questo?
Su questo aspetto stiamo cercando di accelerare. Bisogna dire che ci sono già programmi di formazione, una formazione di base al Dfa [Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi, ndr], mentre il Cerdd [Centro di risorse didattiche e digitali, ndr] promuove formazioni per i docenti all’uso consapevole delle tecnologie. Proprio con il Cerdd stiamo programmando interventi ancora più incisivi.

Il centro didattico cantonale negli scorsi anni ha cambiato nome ed è diventato Centro di risorse didattiche e digitali. Cosa è cambiato esattamente?
Se prima il centro didattico metteva a disposizioni libri e altro materiale, ora è anche diventato un centro di competenza che si occupa (assieme al Centro sistemi informativi del Cantone) dell’informatizzazione delle scuole, stabilendo quali materiali sono necessari, e, nel contempo, lavora su nuovi programmi di formazione per docenti, allievi e anche genitori.

Cosa si può e si deve ancora miglio­rare nel sistema scolastico ticinese?
In particolare l’uso consapevole della tecnologia, specialmente dei media e delle reti sociali. In questo caso ci sono già cicli di formazione per i docenti e stiamo lavorando per mettere a disposizione programmi ancora più capillari che raggiungano tutti gli allievi. Siamo in un’epoca in cui non solo le persone comuni, ma anche le forze economiche e politiche usano le nuove tecnologie per influenzare la società. Magari anche con notizie false. L’unico antidoto per essere immuni alle ‘fake news’, è proprio capire che sono notizie false. E qui la scuola deve intervenire urgentemente, per far capire ai futuri cittadini come funzionano queste cose. In questi ultimi anni la ricerca dell’informazione su internet, ma anche la selezione delle informazioni che riceviamo sono diventati aspetti centrali e investono quello che è l’obiettivo principale della scuola: ovvero formare cittadini consapevoli.

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