Ticino

Arriva l'ora legale: ecco come si supera la sonnolenza

Il dottor Manconi: 'A letto prima e mezz'ora di luce domani aiutano. Ma i tempi variano molto se si è 'gufi' o 'allodole''

Alle 3 ritornano le 2 (Ti-Press)
30 marzo 2019
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È arrivata. E allora stasera niente caffé, cena anticipata e a letto presto. Domani mattina mezz’ora di luce solare per esorcizzare la sonnolenza. La ricetta per venire a capo del passaggio dall’ora solare all’ora legale è assai semplice. A fornircela è il professor Mauro Manconi, caposervizio responsabile del Centro del sonno dell’Ospedale Civico di Lugano.

«Non sono necessari grandi accorgimenti da prendere», precisa. In generale il cambio di orario dovrebbe essere smaltito in breve tempo: questione di giorni. «Se il soggetto è sano, il disturbo è molto leggero e si compensa nell’arco di due o tre giorni». Non si può nemmeno parlare di ‘jat lag’: «In genere si considera questo fenomeno solo a partire da 3 o 4 ore di sfasamento nel fuso orario. In questo caso i tempi di adattamento sono di un giorno ogni ora di differenza». La cosa si complica invece  per coloro che soffrono di problemi del sonno: «Chi deve già fare i conti, ad esempio, con l’insonnia, può dover affrontare un periodo più lungo di adattamento».

Fatto sta che perdendo un’ora di sonno, domenica – anche tra chi dorme in genere benissimo – ci sarà chi si lamenterà di più e chi per nulla: «La reazione del corpo al passaggio d’ora è diversa a dipendenza del cronotipo stabilito geneticamente per ogni persona. Coloro che sono “gufi”, ovvero a cui piace andare a letto tardi e svegliarsi tardi, avranno maggiore difficoltà a digerire l’ora legale. Saranno invece favorite le ‘allodole’, ovvero coloro che si coricano presto e si svegliano di buon’ora». Ruoli che si riproporranno, ma stavolta invertiti, con il ritorno all’ora solare, in autunno.

Ad essere maggiormente assonnati, domani mattina, potrebbero essere i giovani: «Sono tendenzialmente ‘gufi’ le ultime generazioni che hanno mostrato una maggiore difficoltà nell’alzarsi presto e una maggiore sonnolenza la mattina a scuola. Tanto che ci sono istituti che hanno pensato di posticipare l’inizio delle lezioni».

Alle due lancette avanti di un’ora, quindi. Eppure c’è anche chi dovrà continuare a far riferimento all’ora solare. Come ad esempio contadini e allevatori, il cui bestiame non segue le convenzioni umane. È il caso di Nello Croce, presidente della Federazione ticinese produttori di latte. «Per noi l’ora legale è un disastro. Soprattuto a partire da settembre. Questo perché si comincia a lavorare che è comunque notte, con necessità di tenere accesa la luce in stalla, e si termina la giornata di lavoro quando ci sarebbe ancora abbastanza luce solare per continuare». Per Croce sarebbe opportuno «accorciare il periodo in cui è in vigore l’ora legale: diciamo da metà maggio a metà settembre. Oppure abolirla del tutto».

Abolizione di cui sta effettivamente discutendo l’Unione europea, con probabili conseguenze anche in Svizzera. Il parlamento di Bruxelles, negli scorsi giorni, ha deciso di fissare l’ultimo passaggio all’ora legale nella primavera del 2021, lasciando libertà agli Stati di scegliere se impiegarla per sempre o tornare, nell’autunno dello stesso anno, permanentemente all’ora solare.

Un’opzione che non convince Manconi, il quale non individua nessuna ragione per un passo del genere: «È vero, il salto di un’ora avanti o indietro in una sola notte è un passaggio brutale. Eppure non è concettualmente diverso da quanto avveniva quando non esisteva la luce artificiale: le persone d’estate si svegliavano prima e andavano a letto più tardi e d’inverno si svegliavano dopo e si coricavano prima. L’ora legale, in fondo, richiama questa dinamica».

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