Ticino

Un'iniziativa a Berna contro il monopolio del medico del traffico

La deputazione ticinese alle Camere mira a rendere più accessibile la formazione per i medici, "che devono pagare 50 franchi per autocertificare che sanno l'italiano"

Controllo dello stato di ebbrezza di un conducente (Ti-press)
20 febbraio 2019
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Smorzare il monopolio oggi vigente sul fronte del medico del traffico tramite un’iniziativa legislativa. Questo è l’obiettivo con cui la deputazione ticinese si recherà a Berna. A seguito dell’incontro con il governo cantonale, il presidente della delegazione alle Camere Marco Chiesa ha esposto alcuni particolari dell’iniziativa sulla discussa questione che presenteranno nella prossima seduta del parlamento federale.  “Vorremmo attenuare l’enorme divario che c’è tra il livello 3 e il livello 4 di formazione dei medici, che è quello richiesto per poter esercitare come medico del traffico”. Il divario al quale ha fatto riferimento Chiesa riguarda il tempo di formazione necessario per ottenere la certificazione più elevata. Attualmente, ha spiegato il consigliere nazionale democentrista, occorrono due giorni di istruzione per raggiungere quello che, secondo le norme di ‘Via Sicura’, viene definito il livello 3. Mentre ci vogliono due anni per ottenere l’abilitazione di livello 4. “È molto difficile da raggiungere. Troppo. E tra l’altro solo chi ottiene tale certificazione è abilitato a formare altri professionisti. Ma in una situazione di monopolio, evidentemente, non c’è poi l’interesse a formarli”. L’atto parlamentare verrà in ogni caso elaborato in maniera coordinata con il Dipartimento delle istituzioni, ha assicurato Chiesa.

I medici ticinesi parlano l’italiano

“Abbiamo ricevuto una lettera dai medici ticinesi che ci ha sorpreso. Per via di una normativa federale devono pagare 50 franchi per autocertificare che sanno parlare in italiano”. La norma, ha raccontato Chiesa, si spiega in quanto la maggior parte dei medici ottiene il proprio diploma nelle università della Svizzera interna o romanda.  “E per poter lavorare in Ticino occorre la certificazione della padronanza della nostra lingua”. Una forma di discriminazione, ha assicurato il presidente della deputazione ticinese, che si cercherà di sanare attraverso un’iniziativa parlamentare.

I temi che preoccupano il Canton Ticino

“Saremo impegnati con i temi che preoccupano il Canton Ticino”, ha assicurato Marco Chiesa. Nel programma primaverile dei deputati ticinesi vi è un incontro con il consigliere federale Ignazio Cassis. “Gli chiederemo sul retroscena dell’incontro con Moavero per l’accordo sui frontalieri e se sa qualcosa in più sul dossier Campione”. A maggio inoltre in agenda l’incontro a Roma con il presidente della Camera dei deputati italiani Roberto Fico. “Proveremo a sensibilizzarlo sui temi importanti per il nostro cantone”. 

L’indiscrezione: No dei Cantoni all’accordo quadro

Marco Chiesa dixit: “Girano voci di corridoi che la maggioranza dei Cantoni è pronta a rispondere ‘no’ alla consultazione sull’accordo quadro con l’Unione Europea. Il governo cantonale però non si è espresso in merito durante il nostro incontro”.

 

 

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