Ticino

Caso del 12enne malato. Chiesa (Udc): 'Serve un parere in più'

Tre interrogazioni al Consiglio federale. Nella procedura di valutazione sui farmaci non omologati: 'Va coinvolto un esperto indipendente'.

Ti-Press
29 settembre 2018
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Si può fare meglio. Su un punto, in particolare. E cioè nell’ambito della procedura di valutazione che determina se un farmaco non omologato in Svizzera dev’essere rimborsato della cassa malati o meno. Ne è convinto il consigliere nazionale Marco Chiesa (Udc), che ha inoltrato ben tre interrogazioni al Consiglio federale a seguito del caso – reso pubblico dalla ‘Regione’ lo scorso luglio – del 12enne malato di tumore a cui l’assicurazione aveva in un primo tempo negato il pagamento di un medicamento anti-recidiva (poi coperto dalla complementare, a seguito della pressione mediatica e dell’indignazione mista a solidarietà immediatamente palesatesi fra l’opinione pubblica). «Bisogna fare chiarezza a livello di Ordinanza sull’assicurazione malattie, in cui vengono elencate le regole per le quali l’assicuratore assume i costi nel caso dei medicamenti non omologati – spiega Chiesa alla ‘Regione’ –. Il sistema funziona, ma c’è un punto che può essere migliorato, ed è quello relativo a chi interviene nella decisione di rimborso o meno». L’assicurazione assume i costi del medicamento “soltanto previa garanzia speciale dell’assicuratore e previa consultazione del medico di fiducia”, ricorda il deputato nell’atto parlamentare. In questo modo, consultando il suo medico, l’assicuratore sui singoli casi “verifica dunque se i costi assunti dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie sono proporzionati al beneficio terapeutico”. Una procedura che, per Chiesa, “può essere tracciata di autoreferenzialità”. Da qui la proposta di far intervenire, su questa decisione, anche un esperto indipendente. «Nell’ambito della valutazione un elemento d’indipendenza scientifica potrebbe essere benvenuto nella dialettica fra il medico curante e il medico di fiducia dell’assicuratore malattia – spiega il consigliere nazionale democentrista –. Questa terza persona penso potrebbe facilitare il confronto». Sarà il Consiglio federale a esprimersi, rispondendo all’interrogazione. A cui verosimilmente farà seguito una proposta concreta, verosimilmente tramite iniziativa parlamentare che, auspica Chiesa, possa fare breccia nelle Commissioni dell’Assemblea federale. Intanto il governo risponderà anche alle altre domande contenute nelle tre interrogazioni depositate ieri, la prima delle quali concerne specificatamente il caso del 12enne ticinese. “Come mai il farmaco in questione non è mai stato omologato in Svizzera? Si tratta piuttosto di una questione economica oppure clinica? – chiede fra l’altro il deputato –. Vi sono difficoltà a registrare farmaci innovativi o adatti a malattie rare in Svizzera?”.

E la sicurezza dei farmaci non omologati?

Per Marco Chiesa, caso del 12enne a parte, c’è una «questione di fondo» su cui non si può prescindere. «Ed è quella della sicurezza dei farmaci che vengono somministrati, quando questi non risultano omologati in Svizzera», commenta il deputato. È questo il tema oggetto di una delle tre interrogazioni inoltrate ieri al Consiglio federale. «Tema altrettanto forte quanto quello della questione del rimborso del costo da parte dell’assicurazione di base». Risulta infatti che il numero di farmaci non omologati in Svizzera ma prescritti sia consistente. «Vorrei capire come siamo messi a livello di sicurezza, e come avviene il controllo di questo tipo di prescrizioni». Ecco perché il deputato chiede all’Esecutivo una valutazione della situazione attuale. “Come giudica l’approvvigionamento e la sicurezza dei medicamenti per le persone minorenni con medicamenti non omologati? Come giudica il ruolo degli assicuratori malattia in questo contesto? Come può un assicuratore malattia – si legge ancora nell’interrogazione – acquisire la necessaria certezza che in caso di impiego non venga privilegiata la ricerca sulle persone minori

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