Mendrisiotto

Monte San Giorgio: 20 anni nell’Unesco, milioni di storia

Per ripercorrere la strada fino all’ottenimento del riconoscimento abbiamo sentito Markus Felber, geologo e promotore della candidatura

In sintesi:
  • È considerato quale migliore esempio al mondo di vita marina risalente al Triassico medio
  • Il monte costituisce una serie di fotogrammi dell’evoluzione di ambienti e fauna di quello che allora era un tratto di mare
Iscritto a partire da luglio 2003
(Ti-Press)
20 maggio 2023
|

Sono trascorsi ormai 20 anni da quando il sito naturale del Monte San Giorgio è stato iscritto nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il paesaggio intorno alla montagna piramidale è cullato da dolci colline, boschi rigogliosi e acque lacustri. Non si vede, ma c’è, nascosta nelle viscere della terra, la parte più emozionante: un vero e proprio patrimonio fossilifero. Sì, è proprio questa la ragione per cui, nel luglio del 2003, venne considerato quale migliore esempio al mondo di vita marina risalente al Triassico medio (da 245 a 230 milioni di anni fa). La sua iscrizione all’interno della Lista è dovuta al geologo Markus Felber, che ha avuto l’idea di proporne la candidatura. Lasciamo dunque a lui la parola.

Da cosa è scaturita la volontà di iscrivere il Monte San Giorgio nell’Unesco?

Vi sono diversi aspetti che hanno contribuito a valutare l’iscrizione del Monte quale patrimonio mondiale. Sono stato allievo all’Università di Zurigo del professor Emil Kuhn-Schnyder che ha condotto numerose campagne di ricerca paleontologica sul monte (per me) di casa. Ai tempi degli studi potevo quindi bazzicare tra le collezioni dell’ateneo, visitando le migliaia di esemplari fossili acquisiti in decenni di ricerca. Terminati gli studi e operando al Museo cantonale di storia naturale di Lugano ho potuto condividere con il professor Hans Rieber – successore di Kuhn-Schnyder alla cattedra di paleontologia – il completamento dell’esposizione paleontologica al Museo di Fossili di Meride e in seguito coinvolgere il Cantone nelle campagne di ricerca sul Monte, diversificando i siti di scavo.

Oltre che in Svizzera, le ricerche proseguivano anche in Italia...

Esatto. Abbiamo in seguito coinvolto anche l’Università di Milano che pure operava, tramite la squadra del professor Andrea Tintori, con scavi scientifici sul versante italiano, le ricerche hanno ben presto fornito ritrovamenti eccezionali soprattutto nella fauna fossile di pesci e, quale prima assoluta, dei primi insetti rinvenuti nelle formazioni triassiche del monte. Le ampie conoscenze di Tintori hanno poi confermato che il Monte San Giorgio vent’anni fa non aveva uguali né a livello mondiale né a livello di rappresentatività della fauna fossile del Triassico medio e della eccezionale qualità di conservazione dei reperti. Dalla collaborazione scientifica transfrontaliera e con il supporto dell’Ufficio federale dell’Ambiente sono state create le premesse per candidare la montagna all’interno dell’Unesco.

Premessa indispensabile al fatto che il Monte costituisse un sito assolutamente unico ed eccezionale e, secondo l’Unesco, di importanza universale, il fatto che il San Giorgio non avesse un solo strato fossilifero ricco di una fauna fossile eccezionale, ma che vi fossero, sull’arco di pochi milioni di anni, più strati rocciosi con una fauna marina e terrestre in continua evoluzione. Si può ben dire che il monte non propone solo un’istantanea di un determinato momento della storia della Terra, ma che, grazie ai suoi strati rocciosi sovrapposti, costituisca una serie di fotogrammi dell’evoluzione di ambienti e fauna di quel tratto di mare che allora, poco distante dalla terra ferma, doveva essere caratterizzato da isolotti e tratti di mare poco profondi separati dal vasto oceano dal quale nasceranno poi, molti milioni di anni dopo, le Alpi.

Qual è stata la procedura per ottenere il riconoscimento?

Sembra incredibile, ma la candidatura del lato svizzero del San Giorgio è stata una strada tutta in discesa e di assoluto successo. La commissione esaminatrice dell’Unesco era rimasta esterrefatta della qualità scientifica del luogo, del suo grado di protezione già in vigore da decenni, e dal fatto che senza ombra di dubbio, il 99% del materiale paleontologico scavato sia sul lato italiano sia sul lato svizzero fosse conservato in istituzioni pubbliche (in primis Zurigo e Milano, Meride, Besano e in altri musei europei). Più complessa invece è stata la candidatura italiana vista l’elevata competizione di siti culturali storici in Italia, per cui la nomina e di riflesso il completamento del riconoscimento dell’intero comprensorio paleontologico è giunta solo qualche anno più tardi, nel 2010.

Cosa implica questa nomina? Quali responsabilità comporta?

La nomina nella World Heritage List (Whl) è senz’altro un grande onore, ma i paletti posti dall’Unesco vanno al di là della semplice consegna di una targa applicata sugli edifici pubblici dei comuni svizzeri e italiani del Monte. Unesco, al pari di siti culturali storici, chiede anche per i siti naturalistici la protezione, l’osservanza dei regolamenti, la valorizzazione e la divulgazione. Per tutti questi aspetti sono stati codificati protocolli inizialmente per il solo lato svizzero e poi a livello transnazionale. La gestione del sito Unesco (Svizzera-Italia) richiede pertanto un coordinamento fra i due Stati rispettivamente fra il Cantone Ticino e la Regione Lombardia. L’importanza della candidatura e poi del riconoscimento, erano stati immediatamente riconosciuti dall’Ente Turistico locale (oggi Organizzazione turistica regionale del Mendrisiotto) che ha dato un supporto decisivo al concetto di marketing del monte in tutte le sue sfaccettature (dal valore geo-paleontologico a quello storico-culturale e quello gastronomico).

Un’offerta collaborativa dunque a 360°...

Sì. Le cave di Marmo di Arzo, pur non essendo un patrimonio di valore universale, e quelle di Saltrio e Viggiù (che riguardano rocce del Giurassico, il periodo geologico successivo al Triassico) sono elementi di plusvalore storico-scientifico che permettono la lettura della storia geologica del Monte San Giorgio nel suo insieme. Unitamente al patrimonio archeologico-industriale (le miniere di scisto bituminoso, lo stabilimento dello Spinirolo, le fornaci, le cave di gesso, le torbiere ecc.). Il quadro di interesse e l’offerta di visita del Monte è poi completato dal Parco archeologico di Tremona, dalle opere militari della Linea Cadorna e dai numerosi musei artistici presenti sul territorio. La visita al sito Unesco del Monte San Giorgio trova quindi ampio supporto culturale e turistico in numerosissime offerte.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE