Mendrisiotto

AlpTransit e le sue sfaccettature uniscono Chiasso e Como

Dal convegno tenutosi a Villa Olmo arriva un dossier che permette di affrontare varie tematiche legate a costruzione, architettura e paesaggio

Uno scenario che potrebbe cambiare
(archivio Ti-Press)

Non ha tradito le attese il convegno promosso da Chiasso e Como ‘Il progetto AlpTransit – Tra costruzione, architettura e paesaggio’ tenutosi oggi, mercoledì, nella cornice di Villa Olmo, a Como. E non poteva essere diversamente considerate le tematiche affrontate e la levatura dei relatori. Raccolti in un dossier, gli interventi sono destinati a diventare uno strumento molto utile per affrontare le molteplici sfaccettature legate all‘AlpTransit, che hanno fatto da filo conduttore della densa giornata di lavoro. Ne è convinto il professor Matteo Moscatelli, docente al Politecnico di Milano curatore del convegno con la professoressa Valeria Gozzi, della Supsi di Lugano: «Il completamento della galleria di base del Ceneri, rappresenta l’ultimo tassello di una operazione che, con San Gottardo e Lötschberg, sta ridefinendo il sistema di mobilità tra il Ticino e la Lombardia e tra il Nord Europa e il Mediterraneo apportando notevoli vantaggi grazie alla riduzione dei tempi di percorrenza, al miglioramento della qualità ambientale con il trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia e all’incremento della sicurezza e dell’efficienza nel trasporto di passeggeri e merci». Il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni definisce la giornata «molto interessante. È sicuramente interessante che sia stato organizzato, tra diverse difficoltà anche logistiche, un convegno tra due città di due diverse nazioni. Molte problematiche sono le stesse, sia per noi che per gli amici di Como, Un dato di fatto importante che non preclude l’organizzazione futura di altri incontri, magari anche con altri ambiti, dove c’è la possibilità di collaborare». Per Andrea Rigamonti, presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio (Crtm), «giornate come queste sono sicuramente utili: non sempre c’è una conoscenza reciproca dei progetti in atto sui due versanti e questi incontri permettono a tutti di allinearsi».

‘Il cuore c’è, ma mancano le arterie’

Da Villa Olmo è arrivata anche la conferma che non è terminato il percorso per dare piena attuazione agli sviluppi nel lungo e medio termine da centrare attraverso il dialogo tra realtà che già ci sono misurate e che necessariamente dovranno continuare a farlo. In questa ottica si colloca l’intervento del professor Remigio Ratti, dell’Università di Friburgo, che aprendo il convegno si è soffermato sulla mancanza di arterie che a suo dire rischiano al confine sud di rallentare le potenzialità dlel’AlpTransit: «Si è fatto il cuore dell’AlpTransit, ma mancano le arterie. La Svizzera ha realizzato tre gallerie di base capaci di rendere le Alpi una ferrovia di pianura ma resta il loro completamento da frontiera a frontiera. Sulla Milano-Como-Chiasso si rischia di rimanere agli investimenti tecnologici per l’esercizio ormai completati, ma non in grado di garantire, dopo il 2030, capacità e servizi di qualità all’altezza delle nuove sfide». Un forte richiamo, quello del professor Ratti, che inevitabilmente porta a ricordare il mancato quadruplicamento della tratta tra Como e Monza: «Come si può pensare di continuare a percorrere la tratta Lugano-Como-Milano alla velocità di nemmeno 50 chilometri orari dopo gli oltre 200 delle gallerie di base?». Un quesito non da poco, senza risposte, anche perché nonostante in fondi del Pnrr, nulla è stato previsto di un intervento di cui si parla da una trentina da anno. Dai tempi dei primi progetti per l’Alp Transit. Ci sono dubbi, ma anche speranze. Ed è in questa ottica che si sono concentrati i relatori ticinesi e lombardi intervenuti nelle sezioni ‘Le trasformazioni del territorio e la città Ticino’ e ‘Le ricadute sulla rete infrastrutturale comasca e lombarda’. Sono state affrontate problematiche che, al di qua e al di la della ‘ramina’, incidono pesantemente, come ben sanno gli abitanti dei comuni di confine la cui qualità della vita è messa in discussione di un traffico automobilistico fuori controllo a causa dell‘esplosione del frontalierato. A Villa Olmo è insomma stato ribadita l’urgenza di liberare i quartieri di Ponte Chiasso e Monte Olimpino dal traffico pesante. E allo stesso tempo alleggerire la pressione sul centro di Chiasso e nelle aree adiacenti, da sempre congestionate.

Due progetti per l’autostrada

Si spiega l’interesse che ha suscitato il progetto ‘Porta Sud delle Alpi’, ovvero la realizzazione di una galleria che dall’uscita di Monte Olimpino dopo la collina del Penz andrebbe a sbucare a Chiasso, dove far confluire essenzialmente il traffico pesante. Scaturita nell’ambito di una ricerca del Politecnico federale di Zurigo, questa ipotesi di lavoro (se ne parla dal 2019) è stata illustrata dall’architetto Elena Fontana dello studio Demattè Fontana di Zurigo-Lugano, che prevede anche un parco a Monte Olimpino. Uno spazio verde attrezzato derivante dallo spostamento dell’ultimo tratto dell’autostrada fuori città, lasciando che dove sorgono le dogane italiana e ticinese prendano forma aree e verdi. «Il progetto prevede lo spostamento dell’attuale tracciato autostradale in galleria in corrispondenza dell’asse ferroviario. L’analisi dell’attuale situazione evidenzia criticità sotto gli occhi di tutti: in media alla frontiera di Chiasso una persona sta in colonna un’ora e mezza al giorno – ha relazionato l’architetto Elena Fontana –. Si tratta inoltre di problemi uguali su entrambi i lati della dogana». Sul tavolo della discussione c’è anche il ‘Ridisegno del territorio lungo il fiume Breggia’ studiato dal team capitanato dall’architetto Elio Ostinelli, che interessa un tratto di 6 chilometri. L’autostrada ‘scomparirà’ all’altezza dell’aria di servizio di Coldrerio, da dove si svilupperà un tracciato interamente in galleria, senza creare ulteriori strade. Quella che partirà sotto l’area di Mezzana, sarà una galleria artificiale, non scavata ma creata, che porterà a Balerna dove ci sarà un altro tunnel che giungerà fino agli attuali centri commerciali, un tunnel artificiale a Balerna-Pontegana e una galleria che passa sotto San Simone per arrivare in dogana. Da Brogeda il progetto potrebbe continuare con un ulteriore tunnel sotto la collina di Sagnino.

Aspettando il Cantone

«La Crtm guarda con grande interesse a queste due visioni che hanno avuto il merito di rendere il tema attuale – conferma Rigamonti –. Speriamo che le autorità cantonali prendano veramente sul serio questa visione». I due progetti hanno trovato l’interesse anche del Dipartimento del territorio, che lo scorso ottobre ha comunicato la sua disponibilità ad assumere la conduzione dello studio di fattibilità. «Il 29 dicembre la Crtm ha chiesto di essere coinvolta direttamente nella tematica. Visto che al 16 febbraio di quest’anno non avevamo ancora risposte, abbiamo scritto nuovamente a Claudio Zali chiedendo di determinarsi». La Crtm è quindi «in attesa di essere coinvolta anche perché, avendo avviato il piano di agglomerato, in questa fase occorre procedere coordinati».

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