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Midnight nel Mendrisiotto: ‘test’ Covid superato, a metà

I progetti del sabato sera rivolti agli adolescenti hanno resistito bene all’urto della pandemia. Ma non dovunque: flessioni a Stabio e Riva San Vitale

Il progetto ha subito una flessione in particolare a Stabio (nella foto, nel 2014) (Ti-Press)
16 novembre 2021
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Da 87 a 27 e da 65 a 27. Sono considerevoli le diminuzioni di utenti alle serate MidnightSports rispettivamente di Stabio e di Riva San Vitale. I dati sono una media e il confronto si riferisce al periodo settembre 2019-marzo 2020, prima della pandemia quindi, e a quello settembre-novembre 2021. E se ci sono delle realtà in difficoltà, le cifre ci riferiscono anche un’altra faccia della medaglia: a Chiasso per esempio si è passati da 27 utenti in media (2019-20) a 60 oggi, a Morbio Inferiore da 62 a 84 e a Mendrisio da 40 a 45. La pandemia insomma, con tutto ciò che ne consegue – dalla modifica delle abitudini alla paura, passando per le restrizioni –, ha colpito anche l’apprezzato progetto della Fondazione IdéeSport, che ai giovani fra i 12 e i 17 anni apre le palestre scolastiche durante i sabato sera per promuovere l’attività fisica e la socializzazione. Di questi numeri, e delle loro differenze, abbiamo parlato con Claudia Michelotti, coordinatrice dei progetti di IdéeSport in Ticino.

‘Situazione globale positiva’

«Io credo che la situazione globale sia da leggersi positivamente. È vero, dopo l’estate siamo ripartiti un po’ in sordina ma c’è già stata un’inversione di rotta, forse a causa del tempo un po’ più fresco, le serate stanno tornando a essere ben frequentate. Alcuni progetti hanno subito addirittura una aumento rispetto a prima della pandemia, all’ultimo evento a Morbio abbiamo avuto addirittura 115 partecipanti» spiega la responsabile. «Globalmente l’aumento è marcato rispetto all’anno scorso, quando abbiamo dovuto fare i conti con restrizioni ancora maggiori di quest’anno. Ad esempio, il numero massimo di partecipanti era di 50 per le palestre doppie o triple o di 25 per quelle singole. Inoltre, un fattore che ha un po’ demotivato i ragazzi con la riapertura lo scorso marzo è stato il fatto che dovevano trascorrere la serata in gruppi di dieci, gli stessi dieci. Regole che hanno reso i progetti un po’ meno attrattivi. Gli allentamenti e le soluzioni trovate quest’anno ci hanno permesso invece di ripartire più liberamente».

Stabio ‘maglia nera’

Un trend che non vale per tutti i progetti però. Stabio, in particolar modo, ha una ventina di utenti in meno rispetto alla scorsa stagione e un terzo rispetto al pre-pandemia. «Purtroppo è vero – ammette la responsabile Raffaella Solari –, le ragioni possono essere tante. Ora dobbiamo riallacciare il rapporto, riagganciare i ragazzi. Sono molto fiduciosa perché era un progetto che funzionava bene e che ha un grande potenziale. Abbiamo in programma ad esempio l’organizzazione di serate particolari, dedicate ad esempio al parkour o ad altre discipline particolari, per rilanciarlo. Bisogna tornare a farci conoscere». Della stessa idea è anche Michelotti: «Quando notiamo una flessione della frequenza, cerchiamo di intervenire recandoci nelle scuole o facendo conoscere il progetto alle famiglie. Spieghiamo che abbiamo delle misure di protezione a chi esprime paure».

Il certificato Covid tocca solo una minoranza

Sì, perché delle restrizioni sono rimaste. Ad esempio, tranne che in caso di attività fisica intensa, i ragazzi devono portare la mascherina. E poi, c’è la questione del certificato Covid da esibire per i giovani sopra i 16 anni. Può essere una delle cause della diminuzione di utenti in alcune realtà? «È difficile dire, ma non credo: sebbene i nostri progetti siano aperti dai 12 ai 17 anni, in realtà sono soprattutto ragazzi sotto i 15 a frequentarli. Da un lato credo che vi sia una questione di ciclicità: ci sono progetti che per anni vanno bene e poi subiscono una flessione e altri che viceversa per un periodo faticano per poi invece ingranare» valuta la coordinatrice. «E poi, durante i lockdown da un lato una parte dei giovani si è abituata a trovarsi all’aperto e un’altra parte viceversa si è un po’ ‘chiusa’ in casa, legandosi soprattutto ai social. Dobbiamo cercare di riagganciare entrambi i gruppi».

Obiettivo: riagganciare i giovani di 16 e 17 anni

Il bilancio appare quindi tutto sommato positivo e al futuro si guarda con ottimismo. Michelotti evidenzia infine che «uno dei nostri obiettivi è effettivamente quello di attrarre maggiormente i ragazzi della fascia più alta (16-17 anni, ndr)». Una fascia d’età che, purtroppo, nell’ultimo biennio si è distinta, assieme ai giovani già maggiorenni, per alcuni spiacevoli episodi di cronaca. «Noi organizziamo diverse attività di prevenzione: della violenza, del consumo di sostanze, per esempio. E abbiamo notato che se riusciamo a veicolare determinati messaggi con ragazzi che frequentano i nostri progetti quando sono più giovani, questi restano anche se a 16 o 17 anni non partecipano più ma trascorrono il sabato sera in altri contesti. Nel Mendrisiotto in particolare abbiamo delle sinergie molto fruttuose con il Servizio di prossimità, e questo ci permette di effettuare una buona sensibilizzazione».

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