Mendrisiotto

Le montagne sono dei laboratori, il confine la loro storia

Nella serata promossa a Balerna dal Museo etnografico della Valle di Muggio è stato ospite lo scrittore e guida alpina Alberto Paleari

Paolo Crivelli, Mark Bertogliati, Guido Codoni, Alberto Paleari e Mario Zanetta
15 novembre 2021
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«Le montagne sono dei laboratori, ma sono anche degli spazi da preservare». Ha preso avvio con questa bella immagine evocata dal curatore del Museo etnografico della Valle di Muggio, Mark Bertogliati, la serata, tenutasi a Balerna, nell’ambito del ciclo di incontri ‘Ri-pensare i confini’. «E il modo migliore per scoprirle è proprio quello di andarvi a percorrere passi», quei passi che Alberto Paleari ha macinato in un’intera vita da guida alpina. Oggi perlopiù scrittore ha parlato del suo ultimo libro, ‘Sul confine. In cammino tra Italia e Svizzera dal Sempione alla Formazza’, testo che ha dedicato al grande amico e giornalista de ‘laRegione’, scomparso il 14 ottobre 2020, Erminio Ferrari. Un confine, tema centrale della presentazione, che spesso divide, ma che va anche attraversato. Perché un diario di viaggio, proprio lungo la frontiera? «Abito anch’io lungo un confine – ha spiegato Paleari –, in quella regione dell’Ossola in cui mi capita continuamente di attraversarlo, per i passi e per le bocchette, senza mai far vedere il passaporto. Confini che sono stati la palestra di gioco di tutta la mia vita, soprattutto fra il Monte Rosa e il Basodino. Mi sono sentito come un esploratore ottocentesco, quel recarsi cioè in un luogo sconosciuto e scoprirlo attraverso il cammino e le persone che si incontrano».

Un libro di ricordi, «più crepuscolare, più nostalgico – ha annotato Paleari –. Parla di camminate ed è nato nei giorni in cui non si poteva camminare... ovvero durante il lockdown stretto della prima ondata della pandemia, quel confino obbligato che è iniziato con le sensazioni di morte e di paura, ed è finito con la morte dell’Erminio. Ho un modo di scrivere strano, e contro tutte le regole della scrittura. Quando parto con un libro non so come finirà, non faccio piani e non voglio dimostrare nulla. Voglio solo raccontare, io parto, facevo così anche quando dovevo aprire delle vie in montagna, senza studiare i piani, ma andando sotto e guardando in su...». Accanto a lui, nella scoperta della frontiera da valicare, c’era Guido Codoni, docente e indagatore dei confini locali nonché autore di ‘Storie di ramina’: «Per me camminare significa provare veramente delle emozioni e percorrere il confine, o almeno in parte, è stato molto emozionante perché quando cammino mi piace estraniarmi e pensare a chi questi sentieri li ha percorsi nel passato. Camminare lungo il confine mi ha permesso di identificarmi con gli spalloni, con le guardie».

La rete ci interpella

E sulla frontiera hanno esposto una proiezione fotografica Paolo Crivelli e Mario Zanetta che nel 2015 hanno documentato l’intero tracciato della Valle di Muggio: «Il Museo etnografico, di cui facciamo parte, ha sempre superato i confini. Nel nostro rilievo completo presentiamo un percorso e percorrere un confine non è mai una cosa innocua, l’essere davanti a una rete o un cancello lascia cioè un segno e ci interpella. È un tipo di escursione piacevole ma che ti fa anche riflettere e che ti porta a una conclusione». In particolare, Crivelli e Zanetta hanno solcato più di una decina di chilometri per 2’300 metri di dislivello lungo la rete tra l’Alpe del Corno e Roggiana, una vera e propria costruzione, da parte italiana, composta da 1’300 paline di ferro e 1’300 pali in legno, 2 caserme, 13 cancelli e 7 ponticelli. «E se la rete col tempo cade corrosa e demolita dalla stessa natura – hanno evidenziato –, e gli stessi muri sono destinati a cadere, la cultura e le relazioni sociali passano al di sopra dei confini, in quanto il paesaggio non conosce frontiere».

Con il 2022 il Museo etnografico continuerà a parlare di confini, questa volta per mezzo di una rassegna cinematografica che si terrà a Mendrisio (Multisala Teatro Ciak e Mignon, alle 20.45). In programma vi sono cinque pellicole: ‘La cordigliera dei sogni’ di Patricio Guzmann (12 gennaio), ‘Broken land’ di Stéphanie Barbey e Luc Peter (19 gennaio), ‘Border. Creature di confine’ di Ali Abbasi (26 gennaio), in anteprima svizzera alla presenza dei registi ‘Easy living’ di Orso e Peter Miyakawa (2 febbraio) e ‘Storia di confine’ di Bruno Soldini (10 febbraio).

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