Mendrisiotto

Una mostra per i 100 anni dalla nascita di Max Weiss

Nell’atelier della figlia, Irene, a Tremona un’esposizione dedicata a colui, lucernese e ticinese d’adozione, ‘Nato per essere scultore’

Max Weiss
7 ottobre 2021
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Una mostra-omaggio, come spiega la figlia Irene, soprattutto all’artista per le sue opere ‘imprescindibili’. Max Weiss nasceva, infatti, cento anni fa ed era ‘Nato per essere scultore’, come riporta il titolo dell’esposizione. La ricorrenza del secolo dalla nascita, avvenuta ad Emmenbrücke nel 1921 (mentre morì sulla montagna nel 1996) ha dato lo spunto all’Atelier Irene Weiss di Tremona per ripercorrere, con uno sguardo d’insieme, i vigorosi e impressionanti raggiungimenti creativi dell’artista lucernese (ma ticinese d’elezione). Nella mostra, scandita tra lo spazio interno (che fu, dal 1961 e per sempre, il suo luogo di lavoro) e il giardino su cui si apre la galleria e dove trovano posto molte sculture di grandi dimensioni, si possono ammirare numerosi pezzi ‘storici’: si tratta di realizzazioni che perlopiù sono state considerate nelle maggiori rassegne dedicate lungo il tempo a Max Weiss; compresa l’importante antologica curata dall’allora Spsas (oggi Visarte) e dal Comune di Cureglia nel 1993 e il cui allestimento venne affidato all’architetto Aurelio Galfetti. Risale al 1960 il raro bronzo ‘Madame’, prestito straordinario per l’occasione, caratterizzato da un drammatico stiramento della figura, resa quasi astratta. Altrettanto preziosa la presenza in mostra di “Napoli”, ideata nel 1966 e la cui versione monumentale è stata destinata alla Scuola svizzera di Napoli, un’opera nella quale è già pienamente espressa la potenza plastica che distingue in modo originale e inimitabile il linguaggio più maturo di Max Weiss. E ancora, molti i lavori datati negli anni immediatamente successivi e dentro gli anni 70 (l’audace “Leda” del 1969, “Cavalli di fuoco”, “Baccante” entrambi del 1973 solo per citarne qualcuno), lavori che testimoniano di una stagione creativa vissuta con eccezionale, profonda passionalità. Su questo slancio e con coerente determinazione lo scultore prosegue la sua ricerca su fino agli anni 90 attuando un equilibrio perfetto tra forma ed espressione.

Figura e paesaggio in continua reciproca metamorfosi; le forze colossali, l’energia primordiale, che Max Weiss coglie nella natura e che trasfigura dentro le proprie opere; la sconvolgente potenza dell’eros; la grande attenzione verso il mondo animale (in mostra anche un “Gatto”, del 1954, di ieratica stilizzazione); l’estrema cura nelle finiture delle superfici, la loro varietà, data anche dall’uso, accanto a bronzo e pietra, di materiali inusuali come l’alluminio o anche il ferro (ad esempio “Torso” del 1969). Tutti aspetti, questi appena elencati, che la mostra per i 100 anni dalla nascita dello scultore consente di apprezzare grazie anche alla decina di disegni esposti, nei quali il volume scultoreo è studiato dall’artista nelle sue essenziali linee di tensione e messo a fuoco con sintesi particolarmente efficace.

Arrivato nel piccolo villaggio di Tremona nel 1947, Max Weiss ne farà la propria dimora definitiva, il posto ideale di riflessione dove elaborare le esperienze di apertura che gli venivano dai suoi numerosi viaggi (Italia, Irlanda, Spagna, Russia ecc.) e dalla conoscenza diretta di importanti artisti internazionali (fra loro: Brancusi, Marino Marini, Wotruba). E quanto uscito dal suo pensiero e dalle sue mani si situa in assoluto tra le interpretazioni che più hanno toccato l’anima e l’intelligenza della scultura nella sua purezza.

L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 10 ottobre al 14 novembre nei giorni di sabato e domenica dalle 15 alle 18 o su appuntamento telefonico (091 646 07 19). Il vernisagge è previsto domenica 10 ottobre dalle 16; la presentazione sarà affidata a Maria Will e Mauro Paolocci.

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