Mendrisiotto

Mendrisio, quando una via al femminile fa la differenza

La Città rende onore a Flora Ruchat-Roncati e ad altre sei donne che hanno fatto la storia locale. Perché la parità di genere inizia anche da lì

La parità si fa anche così (Ti-Press/F. Agosta)
14 giugno 2021
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Via 'Flora Ruchat-Roncati (1937-2012) - Architetta': cade il telo rosa e si scopre la targa. A ben vedere, però, è ben più di una semplice iscrizione quella che a Mendrisio cambia nome a una strada (l'ormai ex via Catenazzi) e la declina al femminile. Di fatto, è un altro passo sulla strada dell'uguaglianza di genere, lì accanto al Campus Supsi (non a caso). E visto che la simbologia, a volte, ha la sua importanza: la scelta politica di intitolare delle vie a delle donne a quarant'anni giusti dall'iscrizione nella Magna Charta federale dell'articolo 8 (capoverso 3) - che sancisce uguali diritti fra uomo e donna - ha un valore particolare. Certo oggi, nel giorno dello Sciopero delle donne - e a trent'anni dal primo -, la parità costituzionale non si è ancora compiuta appieno. Ma se a crederci è un Comune intero, una buona parte del cammino è fatta.

Dentro le istituzioni cittadine alle Politiche di genere ci credono in tanti, a cominciare dal Municipio guidato da Samuele Cavadini. Non è un caso se, a poco più di un anno dall'interrogazione interpartitica che reclamava maggiore visibilità per le cittadine illustri, Mendrisio sul suo territorio conta sette vie al femminile, ormai parte integrante della toponomastica locale. Ad aprire la strada l'8 marzo scorso era stata la titolazione del piazzale antistante Palazzo civico a Linda Brenni, prima municipale di Mendrisio-Borgo. Oggi con la prima donna salita in cattedra al Politecnico federale di Zurigo, Flora Ruchat-Roncati appunto, il capoluogo rende onore anche a Ersilia Fossati (gran consigliera, a Meride), Erminia Macerati (maestra, a Genestrerio), Maria Bernasconi (benefattrice), Sara Radaelli (maestra), e Maria Ghioldi-Schweizer (gran consigliera).

Quando la storia è 'orizzontale'

La Città insomma, accende i riflettori su figure femminili che, come ricorda il sindaco Cavadini, «hanno dato molto e sono degne di essere ricordate dalla comunità», perché la memoria è importante - come testimoniano pure i famigliari presenti alla cerimonia ufficiale - e permette di imprimere le tracce delle donne che hanno dato il loro contributo alla società. Una missione importante per l'Associazione archivi riuniti delle donne Ticino, che ha tratteggiato le biografie delle personalità al femminile (fruibili grazie al codice QR abbinato alle targhe), affiancando l'esecutivo in questa iniziativa. «Lo spazio pubblico - rende attenti Françoise Gehring, a capo del dicastero Politiche di genere - è spazio della memoria: è molto importante, quindi, dare voce e visibilità alle donne che in questo caso a Mendrisio hanno fatto la storia». Storia, richiama ancora la municipale, che va letta in orizzontale per essere inclusiva, permeando l'intera società.

'Un segnale importante'

Un approccio condiviso all'interno delle istituzioni locali: senza perdere tempo è stata costituita la Commissione toponomastica, che si è fatta carico del progetto, dimostrando, come conferma il municipale Daniele Caverzasio, che la presiede, la «volontà di marcare un segnale importante ed essere conseguenti alle politiche della Città». A tal punto da coinvolgere pure le Commissioni di Quartiere, con le quali si proseguirà il discorso per «continuare a portare alla luce figure magari sconosciute».

In effetti, fa notare Francesca Luisoni, a capo del dicastero Pianificazione, dovrebbe essere naturale intitolare delle vie a figure femminili. Il gesto della Città, però, va oltre e rappresenta un «bel segnale e una apertura». Queste donne, ribadisce, «raccontano tanto del nostro territorio», alimentando così la «voglia di renderlo paritario»: anche la pianificazione, assicura Luisoni, sarà affrontata in un'ottica aperta; anche nel nome di Flora Ruchat-Roncati.

'Un grande esempio'

Il seme, dunque, è gettato. Per Renata Raggi Scala, oggi presidente onorario dell'Associazione archivi riuniti delle donne, la decisione dell'autorità mendrisiense rappresenta, annota con emozione e soddisfazione, «un grande esempio per il cantone e non solo». Una chiara scelta, lascia intendere, che un'altra città (il riferimento è a Lugano) non ha ancora fatto. Mentre altri Comuni si stanno muovendo sulla scia di Mendrisio. Un agire politicamente importante, oggi come ieri. Se, infatti, come ricorda Françoise Gehring, trent'anni orsono si è scioperato per fare luce sulla mancata parità due lustri dopo l'articolo della Costituzione, nel 2021 l'uguaglianza di genere è «ben lungi dall'essere raggiunta». Lo prova un tema su tutti, quello salariale: dati alla mano, una donna guadagna in media il 19 per cento in meno di un uomo.

'Mia madre Flora ne sarebbe stata fiera'

Ecco che anche una via al femminile può fare la differenza. È di sicuro una giornata del tutto diversa dalle altre per Anna Ruchat, scrittrice, poetessa e traduttrice, ma soprattutto figlia di Flora. Che effetto fa, le chiediamo, leggere il nome della propria madre sulla targa di una via di Mendrisio? «Sono molto contenta - ci risponde -. Mi fa un gran piacere. Credo, soprattutto, che avrebbe fatto piacere a mia madre: e questa è di sicuro una bella cosa».

Di fatto è un riconoscimento. «In effetti, è stata la prima donna al Politecnico; e lei stessa diceva che era tardi. Ed ora è la prima donna (o tra le prime, ndr) in Ticino ad avere una via dedicata, arricchita dalla biografia. Come ha detto il sindaco Cavadini, anche questo atto è tardivo, ma si è cominciato. Si è cominciato con lei, e pure questa è una gran bella cosa». In più tutto avviene in una giornata simbolica. «Oggi, nel giorno dello Sciopero delle donne e a quarant'anni dalla parità di genere, che non c'è, mi sembra un passo importante. E credo che anche di questo sarebbe stata molto fiera. Penso sia un ottimo inizio».

'Quella 'a' non fa la parità'

Anna Ruchat si concede un unico appunto... linguistico. «C'è solo una cosa che non mi convince - ci spiega -, ma la capisco: è la 'a' di architetta. Non credo che la parità di genere passi da lì. Ci tengo a sottolinearlo, perché so che mia madre l'avrebbe rimarcato. Ci teneva molto, infatti, a essere architetto». Il rischio, ci fa capire Anna Ruchat, è che quella 'a' finisca per essere più discriminante. Come dire che non serve ad abbattere le barriere.

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