Novazzano

Adria Village, il 'pugno in un occhio' del crac edilizio

Da anni, ormai, il cantiere in via Torraccia è fermo. Il terreno è ancora sotto sequestro e all'esecutivo spetta la messa in sicurezza (e il decoro)

Come doveva essere
23 novembre 2020
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Passare da piccolo paradiso per famiglie a... inferno, è un attimo. La via del ritorno, invece, è assai difficile; verosimilmente irrecuperabile. È quanto succede, ormai da quattro anni, alla "porta d'entrata" rivolta verso sud di Novazzano. Lì, all'inizio della Torraccia, entro la fine del 2017 sarebbe dovuto sorgere l'Adria Village: un complesso di 25 villette. Un sogno che si realizza. Alle modine, posate nel 2014, fa seguito l'inizio dei lavori. Opere che però si interrompono presto, prestissimo: basti pensare che nella primavera del 2016 l'area è un cantiere a cielo aperto. Cantiere, sì, ma abbandonato. E lo è tuttora. Già, perché il progetto rientra in quelli promossi dall'Adria Costruzioni, nel frattempo fallita. Ditta alla cui testa c'erano Adriano e Filippo Cambria (padre e figlio), balzati agli onori della cronaca al pari dell'ex direttore della Banca Wir Yves Wellauer per l'importante crack edilizio, una truffa ai danni della banca e a un "buco" stimato – nel 2016 – tra i 20 e i 25 milioni di franchi. L'Adria Village, infatti, è solo uno dei tanti cantieri rimasti nel limbo (e nel frattempo in stato d'abbandono). Il lungo elenco ne annovera infatti parecchi: due edifici residenziali a Cadro, un cantiere a Breganzona e uno a Paradiso, alcuni appartamenti a Melano, una villa a Pura (senza contare alcune opere riprese e, fortunatamente, concluse da altri costruttori). A distanza di diversi anni, in via Torraccia, le cose non sono cambiate: il terreno è ancora sotto sequestro – ordinato dalla Magistratura –, il cantiere è ovviamente desolato. L'unico, suo malgrado, a dover operare in quell'area è il Comune di Novazzano. Su ordine dell'allora procuratore generale John Noseda (primo titolare dell'inchiesta giudiziaria) l'esecutivo era stato infatti chiamato a mettere in sicurezza l'area. Cosa che avviene ancora oggi: «nel mese di settembre abbiamo provveduto a sfalciare i rovi e tutta la vegetazione» spiega il sindaco Sergio Bernasconi. Durante le estati, invece, «si rendono necessari gli interventi per la lotta alla zanzara tigre». Insomma, oltre al danno (non solo al paesaggio) anche la beffa, con un Comune chiamato a pagare – diverse migliaia di franchi – per mantenere un minimo di decoro. In realtà, non nasconde il sindaco, si tratta di una «porcheria, una schifezza» e «ora bisognerebbe risolvere questa situazione». Una situazione che conoscono bene anche gli almeno 9 potenziali acquirenti delle villette che, ormai anni fa, hanno versato la cifra di 70mila franchi e acquisito il diritto di compera. Diritto, quest'ultimo, che con il passare del tempo – conferma una persona 'toccata' in prima persona da questo crack edilizio –, è andato perso. E un pensiero, Bernasconi, lo rivolge anche a chi nella zona adiacente ha già costruito la propria casa e «quando si affaccia alla finestra trova da anni – il sindaco lo ripete – una porcheria del genere».

'Inchiesta delicata, ma organico insufficiente'

A far allungare i tempi v'è stata anche la lunga e tortuosa inchiesta del Ministero pubblico che dovrebbe essere ormai alle battute conclusive, dopo che l'incarto è passato sulle scrivanie di diversi procuratori pubblici. Lungaggini delle quali ne sa qualcosa anche l'avvocato Gianluca Padlina che, oltre ad essere il presidente dell'Ordine degli avvocati, è anche il patrocinatore del Comune di Novazzano. «In una fattispecie così particolare il procedimento penale è quello che ha la priorità – riconosce l'avvocato –. È normale che il Ministero pubblico proceda a fare tutti i sequestri del caso anche per evitare che eventuali beni possano essere distratti dal paniere da cui potrebbero scaturire indennizzi». Agli occhi del presidente dell'Ordine c'è però anche altro: «È chiaro che l'inchieste durano parecchio tempo ed è altrettanto chiara e nota l'insufficienza di organico del Ministero pubblico del Cantone. Un problema che dovrebbe essere affrontato quanto prima dalla politica». E così «succede che ogni tanto inchieste grosse fatichino ad andare avanti». Salutata positivamente l'imminente chiusura dell'inchiesta da parte della procuratrice pubblica Chiara Borelli, Padlina spiega che una volta approdata in aula la questione arriverà il tanto atteso «momento di svolta», poi vi saranno i passi da affrontare dal lato amministrativo. Dove anche il Comune e, in senso generale tutti i danneggiati, potranno far valere le proprie ragioni. 

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