Mendrisiotto

L'Alpe di Brusino? 'È una lunga storia'

Il luogo del cuore degli abitanti del paese compie 100 anni. E il Borgo festeggia con un libro di storie e memorie firmato da Alberto Poli

31 agosto 2019
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I brusinesi il loro alpe ce l’hanno nel sangue. Quel luogo, del resto, è parte della loro storia, delle fatiche dei padri. «Almeno una volta l’anno ci si va». È quasi un dovere: difficile star lontani dalle mura di quello che oggi è un grotto. Alberto Poli ne conosce ogni pietra, ogni segreto. E non è solo una questione ‘istituzionale’ – è segretario del Patriziato locale, che ne è il proprietario –, ma di affetto. In fondo l’Alpe di Brusino da un secolo racconta del paese e dei suoi abitanti. Tanti sono gli anni trascorsi dalla sua riedificazione. «Sì, perché – ci dice – le origini sono assai più antiche e rimandano, si ipotizza, alla fine del Seicento». Non a caso l’alpe è rinata più volte. Tra il 1918-1919, quando i patrizi trasformarono le rovine in un vero e proprio edificio; e più tardi nel momento in cui si è lasciata la pastorizia e se ne è fatto un luogo di ritrovo e convivialità. «Uno dei pochi veri grotti ancora rimasti a sud del Ponte diga di Melide», tiene a far sapere il segretario.

Ecco allora spiegato il titolo del libro, firmato da Alberto Poli, che accompagna un anniversario che sarà festeggiato domenica dalla popolazione: ‘L’Alp da Brüsin: fadigh, vin e furmagin’. «‘I fadigh’ – illustra l’autore –, le fatiche, ricordano quanti ci hanno vissuto e lavorato. ‘Ul vin’, il vino, richiama il grotto, dove ancora oggi si beve volentieri un bicchiere – Anzi, per il giubileo si è dedicata un’etichetta, ndr – . E ‘ul furmagin’, il formaggino, rammenta l’abilità dei primi alpatori». Per risalire il corso della memoria Poli confessa di aver passato al setaccio gli archivi patriziali, visionato documenti e fotografie, «raccolto ricordi ed emozioni». Diverse e coinvolgenti le testimonianze e i racconti legati a quest’alpe a 673 metri sopra il livello del mare, immerso nella natura del San Giorgio (un monte patrimonio dell’Unesco) e reso riconoscibile da due castagni secolari. «All’interno del libro ho voluto inserire anche una fiaba tradizionale, quella de ‘Ul lüf e la volp’», fa notare l’autore. Che non ha risparmiato, d’altro canto, neppure i retroscena degli sforzi del Patriziato per conservare questo suo bene ora fonte anche di un piccolo introito. Quale significato ha oggi l’Alpe di Brusino per gli abitanti del paese? «Rappresenta un punto di riferimento – conferma Poli –. I brusinesi ci tengono al loro alpe che, nel tempo, ha acquisito una valenza turistica. Perché si tiene da conto il passato, ma con uno sguardo al futuro». Ci sono delle idee nel cassetto? «Il primo progetto a cui teniamo è quello di riuscire a portare l’acqua all’alpe. C’è una piccola sorgente, ma non viene monitorata. Stiamo cercando di affrontarlo». Il passo successivo potrebbe essere trasformare il grotto in una struttura ricettiva. In fondo, nell’area Unesco del San Giorgio mancano un po’ le infrastrutture a misura di escursionisti. A dirla tutta, un’iniziativa era già stata messa in campo nel 2010 (o meglio se ne era studiata la fattibilità). A frenare erano stati i costi – 760mila franchi, quindi importanti – e la pianificazione, con l’inserimento dell’area in zona agricola. «In ogni caso non ci abbiamo ancora rinunciato – ammette Poli –. Siamo in trattative con il Cantone proprio per trovare una soluzione».

Per il momento si pensa al centenario e a festeggiare: dopo la messa, alle 11, domenica saranno organizzati un concerto con i ‘Corni dal Generus’, aperitivo e pranzo e, alle 14, la parte ufficiale e di seguito uno spettacolo teatrale per i bambini di Brusino. Chi, poi, volesse acquistare la pubblicazione, lo potrà fare recandosi al ristorante della Posta e al negozio del paese o scrivendo a info@patriziatobrusino.ch.

 

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