Novazzano

‘Un call center lì non va’

Il Dipartimento del territorio si oppone al progetto. Il motivo? L’operazione non è in linea con la zona residenziale. Adesso parola al Municipio

L'ex Hanro (foto Ti-Press)
19 gennaio 2019
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Un call center a Novazzano? Vade retro. Lo si era capito subito, nel luglio del 2016, quando la domanda di costruzione aveva fatto capolino all’albo comunale, che quel progetto firmato da uno studio di architettura e ingegneria del Luganese, avrebbe avuto vita dura. Oggi, ormai due anni e mezzo dopo, sull’iniziativa di convertire gli spazi dell’‘ex Hanro’ da magazzino ed esposizione di mobili a stabile amministrativo (e con quei contenuti) è calato, infatti, un altro veto. A riconfermare il proprio parere negativo – e a recapitarlo in questi giorni al Municipio locale – è il Dipartimento del territorio (Dt). Un ‘no’, quello appena pronunciato, che risulta essere vincolante per il Comune, invitato (per la seconda volta) a non staccare la licenza edilizia. I Servizi generali del Dt nel vergare il loro rifiuto non hanno avuto esitazioni: all’operazione si “oppongono degli interessi di natura pianificatoria, prevalenti e prioritari”. Insomma, fra le ambizioni dei promotori e il call center c’è di mezzo il Piano regolatore; che in quell’area, poco distante peraltro dalla casa per anziani, ha previsto una zona residenziale estensiva.

Invero, delle attività (artigianali e commerciali) accessorie a quelle abitative in quel perimetro sono ammesse, ma solo se non moleste. Cosa si intende? In via Cügn hanno diritto di cittadinanza unicamente insediamenti che “non alterano né la funzione né la qualità di una zona residenziale”. Ragioni sufficienti per far schierare l’Ufficio della pianificazione locale dalla parte dei contrari (assieme alla Sezione protezione aria, acqua e suolo per una questione di smaltimento delle acque meteoriche).

La presenza di un call center – che annuncia l’impiego di 150 addetti –, in altre parole, non è “conforme” alla vocazione dell’area. Al deposito di mobili, fa capire ancora l’Ufficio, dovrebbero succedere una tipologia edilizia e dei contenuti (ad esempio in prevalenza abitativi) più in linea con la rotta pianificatoria. Di converso, una simile attività produce immissioni “non propriamente coerenti con quelle dell’abitare”. Non a caso nel 2016 la prospettiva di quel vicino aveva sollevato 15 opposizioni (tra cui anche Ata e ‘Cittadini per il territorio’) e mobilitato la popolazione (a firmare la petizione 325 cittadini). Sui contrari non avevano avuto effetto l’annuncio di nuovi posti di lavoro e di un investimento da 3,2 milioni. Anche oggi lo stesso Ufficio della pianificazione locale, del resto, dichiara “corrette” le censure mosse dagli abitanti.

La bilancia sembra, quindi, pendere in modo deciso a sfavore del progetto. In realtà, qualche parere favorevole la proposta l’ha raccolto. Su tutti emerge il preavviso della Sezione della mobilità, chiamata ad analizzare l’impatto viario (e quindi di traffico) del call center. Ricadute che rientrano nei parametri previsti. La sollecitazione sull’intersezione fra via Cügn e via Casate, che dà accesso alla proprietà, “si situa entro limiti sostenibili caratterizzati da livelli di servizio migliori rispetto a quelli minimi raccomandati dalle norme in vigore”. Con i suoi 36 posteggi effettivi e un andirivieni calcolato dalla stessa Sezione in 150-200 veicoli al giorno, l’insediamento da questo punto di vista risulta “conforme”. Pur con la raccomandazione di conciliare bene car pooling e turni di lavoro. Per i tecnici cantonali non c’è da temere (come paventavano i cittadini) neppure per l’inquinamento fonico. Adesso a mettere una parola definitiva sul call center spetterà al Municipio di Novazzano. Esecutivo al quale nel marzo dell’anno scorso il Consiglio di Stato aveva rinviato gli atti: tanto il Dt che l’autorità locale dovevano completare l’esame. Il Dipartimento ha fatto il ‘compito’. E non ha cambiato idea.

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