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Erano intenzionali gli spari del padre al figlio ad Agno?

L'avvocato difensore chiede una pena non superiore ai sei anni e mezzo di prigione nei confronti del 51enne. L'Accusa propone la conferma dei nove anni

Uno scorcio della via in cui sono stati sparati i colpi
(Ti-Press)
18 febbraio 2025
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«Appena si è accorto di averlo colpito, getta il fucile a terra per fargli comprendere che non era sua intenzione sparare e fargli del male». Con queste parole, Letizia Vezzoni, avvocata difensore del 51enne che nell’estate del 2022 ha sparato a suo figlio reo di aver rubato 50mila franchi a sua nonna, davanti alla Corte di appello e di revisione penale ha chiesto una pena inferiore ai 9 anni di prigione inflitta al suo assistito, per il reato di omicidio intenzionale. L’anno scorso, la Corte delle Assise criminali, presieduta da Mauro Ermani, aveva sentenziato che il reato era stato commesso per dolo diretto, mentre Vezzoni sostiene che sia stato compiuto per dolo eventuale e, dunque, ha proposto una pena massima di sei anni e mezzo. Il sostituto procuratore generale Moreno Capella aveva chiesto sette anni e mezzo di prigione, ma in secondo grado ha ritenuto adeguata la pena inflitta in primo grado.

‘Se ne stava andando via’

Dopo l’interrogatorio dell’uomo avvenuto questa mattina davanti alla presidente della Corte Giovanna Roggero-Will (ai giudici a latere e agli assessori giurati), nel quale sono stati ripercorsi i fatti che hanno dapprima portato l’uomo ad avere dei sospetti nei confronti del figlio per il furto commesso ai danni di sua madre e poi per quei colpi sparati ad Agno, ha preso la parola il sostituto procuratore generale: «Quella mattina, il 51enne esce di casa con un fucile e con dei colpi in uno zaino. Raggiunto il figlio con il fucile nascosto, lo ha dapprima strattonato e, quando se ne stava andando via ed era a quattro metri di distanza e di spalle, ha sparato due colpi». Per Capella, questo aspetto è rilevante per definire se si tratta di dolo diretto o eventuale: «Quando si sparano due colpi vuol dire che si vuole ripetere l’atto di colpire», inoltre «chi commette un reato simile, solitamente si comporta in modo disordinato e, talvolta, se ne assume la responsabilità. Così invece non ha fatto il 51enne. Egli si è allontanato, si è prodigato a nascondere l’arma e i vestiti e si è fatto una doccia senza dire nulla alla sua compagna. Non vi è dubbio che un simile comportamento sia stato volontario. Ha agito in modo deliberato nei confronti del figlio».

‘Lo sparo come effetto deterrente’

Dal canto suo, Letizia Vezzoni, introducendo la sua arringa, ha tenuto a precisare che «la persona che ha compiuto quei fatti, non è la stessa di allora. Segue diversi corsi e in carcere ha un comportamento irreprensibile. Oggi non afferma più che quei colpi siano stati sparati casualmente, ma è consapevole di quanto ha commesso».

Quella mattina del 7 agosto 2022, in una stradina di Agno, «non ha inseguito il figlio per sparargli. A dimostrazione di ciò inizialmente ha parlato con lui, e ha cercato di portarlo via con sé. Questo non è un comportamento di chi intende sparare, ma, piuttosto, di chi vuole riparare a un torto. Non a caso la prima cosa che gli ha detto è stata “cosa hai fatto alla nonna”». Per Vezzoni, a rendere più plausibile il dolo eventuale c’è anche il comportamento avuto dal 51enne negli attimi seguenti ai colpi: «Appena si è accorto di averlo colpito, getta il fucile a terra per fargli comprendere che non era sua intenzione sparare. Subito dopo gli ha anche proposto di accompagnarlo in ospedale rassicurandolo che la nonna non lo avrebbe denunciato se fosse andato a curarsi dalla sua dipendenza». Vezzoni ha proposto una pena non superiore ai sei anni e mezzo di carcere. La sentenza è attesa nei prossimi giorni.

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