Luganese

Cocaina, condannati i due camionisti

Droga dall’Olanda a Milano: inflitte pene più miti (3 anni e mezzo e 3 anni e nove mesi di prigione) rispetto alle richieste formulate dall’accusa

I due imputati resteranno in prigione
(Ti-Press/Archivio)
24 novembre 2022
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Non sono sfuggiti a una condanna da espiare i due imputati processati ieri. Le pene inflitte dalla Corte della Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta sono tuttavia nettamente inferiori rispetto a quelle chieste dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Anche se l’impianto accusatorio, nella sostanza, ha trovato conferma. Lo ha spiegato oggi il giudice Pagnamenta nel motivare la sentenza. Una sentenza che si traduce in tre anni e mezzo di carcere inflitti al 34enne tedesco (la pp aveva chiesto 11 anni di reclusione), mentre il 62enne turco di origine armena è stato condannato a tre anni e nove mesi di prigione (Lanzillo aveva proposto 12 anni di detenzione). Entrambi sono stati espulsi dalla Svizzera, per dieci anni. L’imputato più anziano sarà pure segnato al sistema d’informazione di Schengen.

Il numero di viaggi resta ‘imprecisato’

Il giudice ha chiarito che la Corte, malgrado abbia accertato che i due imputati abbiano fatto numerosi viaggi dall’Olanda alla periferia industriale di Milano, attraverso la Svizzera, trasportando droga e soldi, non ha potuto seguire le tesi sostenute dalla procuratrice. I due imputati sono stati comunque considerati colpevoli di infrazione aggravata della Legge federale sugli stupefacenti e di riciclaggio aggravato di denaro. In altre parole, alla Corte delle Assise criminali non è bastata la stima effettuata dalla procuratrice che, in base al sequestro di 470 grammi di droga e di denaro alla dogana (oltre un milione di euro) di Chiasso lo scorso 17 febbraio, ha prospettato ai due imputati ben 37,5 chilogrammi di cocaina e cinque milioni di euro riciclati. È peraltro una colpa estremamente grave quella attribuita dal giudice al 34enne e al 62enne. La Corte si è detta concorde, in parte, con le tesi sostenute dall’avvocata Melissa Bernasconi, in sede di arringa. Entrambi hanno tuttavia accettato il rischio di trasportare qualcosa di cui avevano il sentore che non fosse lecito, come hanno pure detto nel processo celebrato ieri. Hanno quindi agito in maniera spregiudicata, con ruoli analoghi. Nella commisurazione della pena, hanno giocato a favore dell’imputato più giovane la collaborazione con gli inquirenti durante le indagini, anche se in aula penale ha ritrattato, e le sue precarie condizioni di salute.

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