Luganese

Lugano, frode al fisco e riciclaggio passati dalla città

Sono due fratelli comaschi, le persone molto note nel nord Italia finite nella rete dell'inchiesta denominata ‘Swift-My-Cash’

Stando all'accusa, per far scomparire i soldi destinati alle tasse, avrebbero tratto un compenso del 18 per cento (Ti-Press)
27 maggio 2021
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Sono due fratelli comaschi, il maggiore dei quali residente a Lugano, finiti in carcere con l'accusa di riciclaggio internazionale, frode fiscale e corruzione tra privati, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paolo Storari, sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Entrambi sono nomi molto conosciuti, e non solo nella Como che conta, ma anche in diverse città italiane, incominciando dal capoluogo lombardo, dove il maggiore dei due fratelli è titolare della Luga srl, legata a filo doppio della fiduciaria luganese Luga Audit & Consulting Sa, con sede in viale Stefano Franscini. L'uomo, 63 anni, ha una nomea di mago del fisco. La sua fiduciaria luganese sarebbe stata frequentata da decine di imprenditori del Nord Italia, interessati, secondo gli inquirenti milanese a trasferire capitali in paradisi fiscali, è nel board dell'esclusivo golf Villa d'Este. Il fratello minore, 54 anni, è altrettanto conosciuto, anche negli ambienti politici-amministrativi lombardi. Sino lo scorso anno in qualità di vice presidente era componente del comitato di vigilanza di Infrastruttura Lombarde, il braccio operativo di Regione Lombardia. Incarico che aveva lasciato dopo che era uscito con un patteggiamento da un'accusa di frode fiscale. Il maggiore dei due fratelli la scorsa settimana è comparso davanti al giudice delle udienze preliminari di Como, assieme a tre amministratori di una società di Turate. Nei loro confronti, l'accusa è di aver inserito nella dichiarazione dei redditi degli anni 2012-2013 quali elementi passivi, utili a ottenere un sconto sulle tasse, fatture considerare ''in tutto o in parte inesistenti'' per una cifra complessiva di quasi 800 mila euro. Fatture emesse da società, legate e gestite – secondo la guardia di finanza – dai fratelli comaschi. Un sistema che troviamo anche nell'inchiesta condotta dal pm Paolo Storari che ha accertato il riciclaggio di oltre 20 milioni di euro finiti in paradisi fiscali, in particolare Mauritius e Bahamas dove il 63enne fiduciario residente a Lugano avrebbe gestito un fondo di 14 milioni di euro. Stando all'inchiesta milanese il compenso dei due fratelli comaschi per far scomparire i soldi destinati alle tasse sarebbe stato del 18 per cento.

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