Luganese

Delitto Cantoreggi, la difesa respinge l'assassinio

L'avvocatessa Letizia Vezzoni: 'Può essere ammesso solo l'omicidio colposo per negligenza, non c'è stata intenzionalità'. Sentenza alle 17.

La sera dell'omicidio alla pensione La Santa
(TI-PRESS)
19 maggio 2021
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Non un assassinio. Nessuna volontà di dare una lezione. L'unico reato plausibile è quello dell'omicidio colposo per omissione, ossia per negligenza che prevede una pena massima di tre anni. E no all'espulsione dalla Svizzera, dal momento che l'imputato è nato e cresciuto a San Gallo. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni dell'arringa dell'avvocatessa Letizia Vezzoni, in difesa del 35enne austriaco, da ieri davanti alle Assise criminali di Lugano con l'accusa di assassinio per il delitto di Matteo Cantoreggi la sera del 17 dicembre 2019 alla pensione La Santa di Viganello, per cui ieri la pp Valentina Tuoni ha chiesto 17 anni di carcere.

'Occorre giungere a una pena equa'

Numerose le premesse indicate dalla legale in apertura del suo intervento all'indirizzo dei giudici e degli assessori giurati: «Occorre applicare il diritto e giungere a una pena equa. Altrimenti il risultato finale risulterebbe compromesso. Metterò in evidenza, nel rispetto del dolore di chi ha perso una persona cara, l'oggettività dei fatti»

La difesa ha evidenziato di non condividere l'assunto secondo cui l'imputato sia stato mosso dall'animo di dare una lezione a Cantoreggi e che di conseguenza sia da condannare per assassinio. L'avvocatessa Vezzoni ha premesso inoltre in quale contesto è avvenuta la vicenda. «Siamo a La Santa, luogo con persone ai margini della società, persone frequentemente sole, senza grandi prospettive, dove le giornate proseguivano lente e noiose, con abuso di stupefacenti e psicofarmaci e nessun'altra attività. È inutile negare che tutti gli ospiti vivevano un percorso personale difficile, una vita caratterizzata dagli eccessi. Questi punti vanno fermamente tenuti in considerazione, perché non si possono mettere gli occhiali della razionalità - come ha fatto la pubblica accusa. Se realmente si vuole capire cosa è successo del 17 dicembre 2019 occorre mettersi nei panni scomodi dei protagonisti. Bisogna entrare nella giusta prospettiva. I due protagonisti, vittima e imputato. Quest'ultimo, 34 anni al momento dei fatti, ha iniziato a drogarsi dall'età di 16 anni senza mai smettere: cocaina, eroina, marijuana, alcol e psicofarmaci. Ha alle spalle molti tentativi di disintossicazione falliti. Dal 2011 diversi ricoveri alla Clinica psichiatrica di Mendrisio. Ha perso la compagna. Una perizia psichiatrica ha rilevato instabilità emotiva, comportamento paranoide. Vi sono inoltre le diverse condanne per droga e furti. Ma mai una sola condanna per violenza».

'Siamo di fronte a due protagonisti problematici'

Come sono stati descritti dai testimoni i due protagonisti alla pensione?, ha sollevato l'interrogativo la rappresentante della difesa. «Il mio assistito, un tipo ordinato, molto attivo. Cantoreggi, dal canto suo, era una persona buona che negli ultimi tempi aveva aumentato il suo consumo di alcol. Quando beveva poteva fare 'lo spaccone'. Siamo di fronte a due persone problematiche, il cui incontro può aver esacerbato i loro comportamenti». 

La difesa ha fornito un'altra lettura dei fatti. S'incontrano alla pensione i due protagonisti. L'uno frequenta la camera dell'altro, condividono alcol, fumo e psicofarmaci. L'imputato ha sostenuto che, nelle sere precedenti, la vittima gli ha tirato una sberla. L'11 dicembre e il 15 dicembre i primi due precedenti con pugni. Che tuttavia, ha evidenziato la difesa, finiscono con pace e perdono. Due episodi «fondamentali per capire il seguito il 17 dicembre. Pericolo e sbagliato - secondo la legale - sarebbe partire da preconcetti. A mente della difesa, l'atto d'accusa risente di un accertamento lacunoso da parte della pubblica accusa, prova ne sono i diversi capi d'imputazione e le loro subordinate».

«Il 17 dicembre, nel pomeriggio i due protagonisti si frequentano, vanno a comprare assieme a comprare alcol. Bevono. Cenano. Alle 19.14 Cantoreggi si reca con una bottiglia nella camera dell'imputato. I due sono in amicizia. Hanno consumato alcol, marijuana e farmaci. Dell'1,7 per mille l'alcol riscontrato all'imputato; e del 2,7 per mille quello a Cantoreggi».

Secondo il racconto dell'imputato, Cantoreggi ha dato calci al 35enne austriaco, che lo ha invitato a smettere - ha evidenziato la legale. «Il fatto di aver trascinato la vittima nella sua camera e di avergli tirato un calcio è esattamente quanto aveva raccontato l'imputato. Questo, per evidenziare, che non ricorda soltanto quello che gli fa comodo, come sostenuto dalla pubblica accusa». La difesa ha esortato la Corte a ricostruire minuziosamente quante volte l'imputato è entrato e uscito dalla stanza di Cantoreggi, dopo averlo riposto nel suo letto su un fianco perché non si soffocasse con il suo vomito. «Questo è fondamentale per stabilire le responsabilità soggettive dell'imputato». 

'Una volta messo sul suo letto, Cantoreggi respirava'

L'imputato ha sempre negato di aver voluto uccidere Cantoreggi - ha sottolineato l'avvocatessa Vezzoni. «Il sangue e i pugni c'erano già stati l'11 e il 15 dicembre e la vittima si era sempre ripresa. Inoltre la sera del 17 dicembre, sia l'imputato sia il terzo ospite che presta aiuto al 35enne austriaco, hanno dichiarato che Cantoreggi respirava. L'imputato ha accettato il rischio che la vittima morisse? La difesa respinge con fermezza questa ipotesi. Ha chiamato i soccorsi. Non ci può essere dolo eventuale». La difesa ha escluso che l'imputato possa avere avuto coscienza della morte della vittima e che ne abbia accettato l'esito. La legale ammette invece l'omicidio colposo per omissione, allontanando l'ipotesi che l'imputato abbia esercitato volontà. 

L'imputato, al termine degli interventi delle parti, ha dichiarato: «Mi dispiace molto per la morte di Matteo, non ho mai voluto che Matteo morisse. Non doveva finire così». La sentenza alle 17. 

 

 

 

 

 

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