Luganese

Bagnovini: 'Chiederemo l’obbligo del badge di riconoscimento'

Cantiere Campus Est, sul caso delle segnalazioni il direttore della Ssic-Ticino: 'Di prassi lavorano ferraioli locali, ma non è vietato che vengano da fuori'

Nicola Bagnovini, direttore della Società impresari costruttori svizzera, sezione Ticino (Ti-Press)
1 aprile 2021
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«Di prassi, in Ticino lavorano le ditte ferraiole locali». Sul caso del cantiere Campus Est, dove Unia ha intravisto delle infrazioni alla Legge sulle commesse pubbliche segnalandole all'Ufficio di vigilanza competente – mentre la Commissione paritetica cantonale dell'edilizia e del genio civile (Cpceg) ha già multato una ditta subappaltante – abbiamo interpellato anche Nicola Bagnovini. «Visto che ci sono accertamenti in corso preferisco non esprimermi sul caso concreto – premette il direttore della sezione ticinese della Ssic (Società impresari costruttori svizzera) –. Sottolineo tuttavia che la Legge sul mercato interno non vieta alle ditte con sede in altri cantoni di lavorare in Ticino, anzi. Inoltre, il lavoro a cottimo in Svizzera interna a livello di Contratto nazionale mantello (Cnm) non è vietato. Lo è da noi con il Contratto collettivo di lavoro (Ccl). Se una ditta ha sede in un altro cantone, che io sappia non ha l'obbligo di firmare il Ccl, però ha il diritto di operare anche in Ticino rispettando il Cnm. Discorso diverso con le ditte provenienti dall'Italia, che devono rispettare le regole del luogo di esecuzione dei lavori (quindi Ccl compreso, ndr)».

Fra 25 e 35 indagini all'anno. ‘Si, ma su 2'000 cantieri...’

E a proposito di Ccl, il direttore ricorda che «per lottare contro il subappalto selvaggio, abbiamo inserito nel Ccl un articolo (il 16, ndr) dove chiediamo che venga sottoscritto un contratto scritto. La Cpceg può verificare l'esistenza di questi contratti, quindi c'è un controllo. Se una ditta è associata alla Ssic o è firmataria del Ccl deve rispettarne le disposizioni». Che si faccia subappalto per la posa del ferro «non è una novità» sottolinea ancora Bagnovini. Ma è prassi che si vada Oltregottardo a subappaltare? «No, di prassi lavorano le ditte ferraiole locali, capita raramente che vengano chiamate società della Svizzera interna. Non è raro invece che si chieda di cambiare il subappaltatore. E non è per forza una violazione della Legge sulle commesse pubbliche, bisogna capire caso per caso. Dal momento in cui si inoltra l'offerta a quello in cui si acquisisce il lavoro possono passare diversi mesi. Nel capitolato va indicata la ditta scelta per il subappalto, ma ciò non toglie che in quel lasso di tempo le cose possano cambiare e quindi l'impresario costruttore deve chiedere al committente l'autorizzazione a cambiare il subappaltante, mantenendo gli stessi prezzi di capitolato. Se il committente lo concede, è tutto regolare». Nel caso rilevato da Unia, tuttavia, stando al sindacato questa richiesta di cambiamento sembrerebbe essere stata fatta a posteriori: dopo che sul cantiere erano stati segnalati gli operai di una ditta, mentre quella che figurava ufficialmente come subappaltante era un'altra. Bagnovini, infine, non giudica allarmante la cifra fornitaci ieri da Mirko Polli, capoufficio Vigilanza sulle commesse pubbliche, che ha detto che sono in media fra le 25 e le 35 le indagini aperte dall'ufficio: «Sì, ma su oltre 2'000 cantieri...».

‘Chiederemo l'obbligatorietà del badge di riconoscimento’

Poco o tanto che sia, delle infrazioni vengono commesse. Ma già a breve termine potrebbero essercene di meno. «Mi preme sottolineare che da un paio d'anni esiste il Fiac, un progetto nazionale del quale fanno parte datori di lavoro e sindacati e che permette alle ditte di chiedere per ogni lavoratore dei badge con foto, nome, logo della ditta». Si tratta in sostanza di tessere magnetiche di riconoscimento, che vengono emanate dalla Cpceg e pertanto bisogna essere in regola, e che permettono di mantenere un controllo sui cantieri: «Significa che la direzione lavori o il committente possono capire in qualsiasi momento a che ditta appartengono gli operai al lavoro. In più, grazie a un'applicazione per smartphone la Cpceg può verificare se la società in questione è in regola o meno. E quest'app può essere scaricata, su richiesta, anche dai committenti». Il progetto è stato avviato da alcuni anni in Svizzera – «dove ci sono già delle grosse imprese generali come Implenia che ne fanno uso» –, mentre in Ticino è sbarcato da pochi mesi e ci sono già state delle richieste. «Grazie a questo sistema il controllo diventa più facile e se implementato bene potrebbe aiutare a far emergere abusi». Per il momento, pur essendo raccomandato, non è ancora uno strumento obbligatorio, ma c'è l'idea di renderlo tale con il prossimo Cnm (quello attuale scade nel 2023, ndr)».

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