Luganese

'Menzognera la versione dell'accoltellatore': 6 anni

La Corte delle assise criminali di Lugano ha riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale il 38enne iracheno. Ha agito per gelosia

Il luogo dell'accoltellamento
(Rescue Media)
24 febbraio 2021
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«L'imputato è stato discontinuo nel racconto della sua versione. Ha agito per essersi sentito tradito, per il fatto che l'amico aveva trascorso la domenica con la sua ex moglie e i suoi figli nei Grigioni. Aveva detto di essere geloso nei confronti della vittima e poi ieri invece, smentendo questa versione, ha detto che era geloso per i figli. Illogica rimane comunque la descrizione dell'accoltellamento avvenuto ai posteggi del supermercato Aldi di Pregassona, il 20 luglio scorso». Si conclude con una condanna a 6 di carcere e 10 anni di espulsione dalla Svizzera il processo nei confronti del 38enne iracheno che accoltellò in pieno giorno un suo connazionale 36enne. 

'L'imputato è apparso confuso su tutta la dinamica'

«Diverse le divergenze. L'imputato è apparso confuso su tutta la dinamica. Inoltre, le tracce di sangue erano copiose e secondo la ricostruzione della Corte la ferita inferta alla vittima al collo dall'autore con un coltellino apri pacchi, nelle vicinanze della carotide, è avvenuta prima, mentre i due protagonisti erano ancora in piedi» - ha evidenziato il giudice Amos Pagnamenta, presidente della Corte, durante la lettura della sentenza. L'imputato ieri ha invece sostenuto che l'accoltellamento è avvenuto una volta a terra, mentre la vittima lo sovrastava, lasciando intendere un atto di autodifesa. Nulla di più falso, secondo i giudici. «I video diffusisi sui social network delle fasi conclusive della lite mostrano incongruenze nel racconto dell'accoltellamento da parte dell'imputato. Egli non è credibile, le dichiarazioni sono sprovviste di logica, ha mentito. Palesi, inoltre, le modifiche continue di versione» - ha sottolineato il giudice Pagnamenta. 

Credibile invece è risultata la vittima: la sua versione ha trovato oggettivi riscontri - ha detto il presidente della Corte. L'atto d'accusa è stato integralmente confermato. Il 38enne iracheno è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Secondo la corte, il 38enne ha voluto sfigurare il volto della vittima, «ma la ferita al collo è stata grave e solo per circostanze fortuite si è sfiorata la tragedia». 

Ancora il presidente della Corte: «Il 38enne non ha esitato di mettere a repentaglio la vita del connazionale. Per motivi incomprensibili: la gelosia verso i figli o verso la moglie. Ha agito in modo vigliacco, tenendo nascosta l'arma e usando spregiudicatezza verso il suo ex amico». Secondo i giudici, l'autore era in grado di riconoscere l'illegalità dei suoi atti e possiede una predisposizione a delinquere. «Ha mentito, ha cambiato versione, si è mostrato reticente e non ha mai mostrato particolare pentimento. Lui stesso è parso sentirsi la vittima. Per la Corte non vi sono dubbi: Il 38enne «ha tentato di uccidere il suo connazionale». 

La difesa non esclude di ricorrere in Appello contro la sentenza

Ieri il procuratore pubblico, Roberto Ruggeri, aveva proposto una pena di 6 anni e mezzo di carcere e l'espulsione dalla Svizzera per 10 anni nei confronti del 38enne iracheno. La difesa, rappresentata dall'avvocato Niccolò Giovanettina, si era invece battuta per una condanna massima di 12 mesi posti al beneficio della sospensione condizionale, sostenendo come il reato fosse quello di lesioni semplici qualificate. Stamane il legale non ha escluso di inoltrare ricorso in Appello. «Presenterò l'annuncio di ricorso e dopo la lettura della sentenza deciderò»

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