Luganese

Xenia Peran radiata dagli avvocati: il Tf respinge il ricorso

I giudici federali hanno confermato le decisioni della Commissione per l'avvocatura del Tribunale d'appello e del Tribunale amministrativo cantonale

(Ti-Press)
9 dicembre 2020
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Xenia Peran resta radiata dal Registro cantonale degli avvocati. Il Tribunale federale (Tf) ha infatti respinto il suo ricorso contro le decisioni della Commissione per l'avvocatura del Tribunale d'appello e del Tribunale amministrativo cantonale (Tram), che rispettivamente in primo e secondo grado hanno stabilito e confermato la radiazione. La sentenza è stata pronunciata il 30 ottobre e pubblicata di recente.

Pesa la condanna

“Quando l'avvocato non offre tutte le garanzie di serietà ed onorabilità necessarie all'esercizio della sua professione – si legge nella sentenza –, la relazione di fiducia che deve esistere con il proprio cliente può risultarne compromessa”. E sa da un lato l'autorità di vigilanza in quest'ambito ha un ampio potere di apprezzamento, dall'altro deve rispettare il principio di proporzionalità. Tuttavia, “dal momento in cui le circostanze denotano l'esistenza di una condanna per fatti incompatibili con la professione d'avvocato, l'autorità competente non ha più nessuno spazio di manovra e deve procedere alla radiazione”. Queste in estrema sintesi le motivazioni del Tf sulla questione legata alla radiazione, a sua volta conseguenza di una condanna per reati finanziari del 2016 e ribadita dalla Corte d'appello e revisione penale (Carp) nel 2018.

Vicenda giudiziaria iniziata oltre dieci anni fa

La questione è legata ai guai giudiziari della donna, iniziati nel 2016 quando il Tribunale penale cantonale la condannò a ventiquattro mesi integralmente sospesi per reati finanziari, per fatti avvenuti oltre dieci anni fa: nel 2009 Peran segnalò agli inquirenti tre suoi assistiti – fra cui Corrado Ferlaino, l’anziano ex presidente del Napoli calcio ai tempi di Maradona – per presunto riciclaggio. L’anno seguente, furono loro ad accusare lei di essersi intascata quasi mezzo milione di franchi, anche tramite una
società panamense di cui Peran era amministratrice unica. Nel 2016 la Corte presieduta da Marco Villa ha riconosciuto l’avvocata luganese colpevole di ripetuta appropriazione indebita aggravata per 135’000 euro ai danni di un accusatore privato, ripetuta sottrazione di cose requisite o sequestrate e ripetuta coazione, ma non ha accolto invece l'interdizione all'esercizio della professione chiesta dal procuratore pubblico Paolo Bordoli.

Dichiarandosi fin dall'inizio innocente e vittima di un complotto, Peran ha ricorso e la vicenda è finita sui tavoli della Carp, che nel 2018 ha confermato la condanna. La Corte presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, pur avendo diminuito leggermente – da ventiquattro a venti mesi – la pena, ha di fatto confermato nella sostanza la condanna. L'imputata è stata assolta da diverse imputazioni minori: appropriazione indebita (ai danni di Ferlaino), sottrazione di cose requisite o sequestrate, coazione, soppressione di documenti e violazione del segreto d’ufficio. La tentata coazione ai danni dell'ex patron del Napoli è stata tramutata in tentata estorsione, ma il capo d'accusa principale è stato confermato, rappresentando da un motivo per fare ulteriormente ricorso al Tribunale federale.

Radiata nel 2019

E mentre il Tf dichiarava il ricorso inammissibile in quanto tardivo, a muoversi è stata la Commissione per l'avvocatura del Tribunale d'appello, che a giugno del 2019 ha avviato la procedura di radiazione, pubblicata a ottobre quando la Commissione ha altresì levato a un'eventuale impugnazione l'effetto sospensivo. Un provvedimento confermato poi anche dal Tram a marzo 2020. Decisioni contestate da Peran, che a maggio si è rivolta a Mon Repos, ma da Losanna a giugno è tuttavia giunto il respingimento della domanda di restituzione dell'effetto sospensivo. L'avvocata ha quindi chiesto la ricusa del presidente della Corte responsabile del riesame del decreto, ma anche quest'istanza è stata rifiutata. E il 30 ottobre la sentenza definitiva: il Tf ha respinto il ricorso.

Ricorsi poco circostanziati

Numerosi i punti che, secondo il Tf, Peran non avrebbe circostanziato a dovere. Ad esempio, la nullità delle decisioni prese dalle autorità giudiziarie ticinesi. “Nell′impugnativa introdotta in questa sede – si legge nella sentenza –, un simile vizio non viene però sostanziato, né riguardo alla decisione di prima istanza né con riferimento alla pronuncia della Corte cantonale”. Stesso discorso per la lamentata carente motivazione della sentenza della Carp e il fatto che il tribunale non abbia indetto un'udienza pubblica. “Il diritto alla motivazione è leso solo se l'autorità non si pronuncia su censure di una certa pertinenza o omette di considerare allegazioni e argomenti importanti per la decisione di prendere” si sottolinea sul primo punto; “vi sono circostanze in cui all'udienza pubblica richiesta è possibile rinunciare e che gli estremi per non dar seguito alla domanda di indire un'udienza erano dati anche nella fattispecie”, si precisa invece riguardo al secondo. In entrambi i casi il Tf sottolinea che le censure della ricorrente sono soltanto abbozzate.

Dal Ps alla Lega Verde

Peran, ricordiamo, ha anche trascorsi politici. Già nella direzione della sezione luganese del Partito socialista, dalla quale è stata espulsa nel 2014 a seguito dell'avvio delle citate indagini giudiziarie, più recentemente è passata nelle fila della Lega Verde. Per questa formazione alle elezioni cantonali del 2019 si è candidata sia al Consiglio di Stato (dove è stata sostituita in corsa da Giorgio Giacomazzi), sia al Gran consiglio.

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