Luganese

Taverne, maltrattamenti al nido: in paese regna l'incredulità

Arrestate due educatrici di un asilo nido, oggi non si parla d'altro: 'Siamo caduti tutti dal pero', 'Non sembra una persona che possa fare queste cose'

Arrestate una 24enne e una 41enne (Foto Ti-Press/Archivio)
6 settembre 2020
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Rabbia e indignazione, certo. Ma soprattutto incredulità. All'indomani della notizia dell'arresto di due educatrici di un asilo nido di Taverne per presunti maltrattamenti, in paese regna l'incredulità. Nell'impossibilità di metterci in contatto con i gestori della struttura privata, siamo andati fra bar e ristoranti – tra i pochi aperti la domenica – a sentire l'umore nei confronti di una vicenda di cui nessuno avrebbe voluto leggere. Come anticipato dal 'Caffè' e confermato da un comunicato congiunto di Ministero pubblico e Polizia cantonale, due donne sono sospettate di possibili strattonamenti, modi bruschi e un linguaggio inappropriato nei confronti dei minori ospiti del nido.

'Una persona molto dolce e mite'

«È impressionante questa storia, purtroppo non ci si può più fidare di nessuno» sostiene una giovane donna, che visto il buon nome dell'asilo nido, in attività da ormai quasi un ventennio e con una curata pagina online, pensava di iscrivere la propria bambina: «Sì, pensavo di mandarci mia figlia. Certo che dopo questa notizia...». Una buona reputazione che non aveva soltanto la scuola, ma anche una delle due arrestate, una cittadina portoghese con un ruolo di responsabilità. «Non sembra proprio il tipo di persona che farebbe del male a qualcuno», «siamo caduti tutti dal pero: è una persona molto dolce e mite», «in tanti anni non ho mai sentito delle lamentele a suo riguardo», sono alcuni dei commenti sentiti a proposito della 41enne.

'Il Comune è a disposizione per aiutare'

Tra la popolazione, più che nei bar via smartphone ormai, si parla molto dell'accaduto. Abbiamo interpellato così anche la politica. «Stiamo parlando di un tema molto delicato – premette il vicesindaco e capodicastero Educazione di Torricella-Taverne, Franco Voci –, sono molto stupito anche io. Si tratta di una struttura privata sulla quale non abbiamo competenza. Comunque domani sera ne parleremo in Municipio. Per il momento posso dire che le porte del Comune, nei limiti del nostro raggio d'azione, sono aperte per venire incontro alle esigenze dei genitori. Abbiamo dei servizi extrascolastici (ma per bambini di età più grande, ndr) e un'assistente sociale a disposizione per eventualmente cercare di dare una mano a chi avesse bisogno».

Associazione strutture d'accoglienza per l'infanzia: 'Siamo turbati'

La notizia naturalmente non è passata inosservata neanche all'Atan (Associazione delle strutture d'accoglienza per l'infanzia della Svizzera Italiana). «Siamo rimasti scioccati dalla notizia – ci dice il coordinatore Giordano Cusini –. Siamo turbati, in quanto genitori innanzitutto, e poi come punto di riferimento per il settore. In questi anni ci siamo molto battuti per la professionalizzazione del settore». Tutte le scuole che formano gli educatori prevedono dei moduli sulla violenza, sul maltrattamento. «Come Atan abbiamo proposto e chiesto qualcosa che andasse oltre: poter approfondire la tematica in un corso a parte, promosso e creato in associazione con l'Aspi (Fondazione della Svizzera italiana per l'aiuto, il sostegno e la protezione dell'infanzia, ndr)». Un corso per il personale degli asili nido, che è diventato obbligatorio, «per rendersi conto degli elementi in gioco e di quel che bisogna fare. Una forma di reciproco controllo e di tutela delle strutture».

Parola d'ordine: professionalizzazione

Strutture che stanno lavorando molto e bene secondo Cusini, accogliendo centinaia di bambini. «Escludendo quelle non sanitarie, ricordiamo che sono fra le uniche strutture rimaste aperte anche durante il lockdown. C'è stato un momento di grande prova di maturità ed è un peccato che accadano episodi così, che rischiano di screditare tutto il lavoro di professionalizzazione che è stato fatto e si sta facendo. Quando ci troviamo nei consessi federali, in questo settore il Ticino è visto come un modello da seguire. È proprio un peccato». Il Cantone inoltre ha commissionato all'Atan un manuale di settore sulla sicurezza, che sarà pronto entro fine anno. «Si tratta di un unicuum a livello federale. Il manuale è inserito in un progetto più generale per arrivare a rilasciare dei label di qualità. Con l'Ufag (Ufficio famiglie e giovani del Dipartimento sanità e socialità, ndr) stiamo lavorando molto per dare degli strumenti concreti d'intervento e di professionalizzazione. E il Cantone sta investendo molto, ha aumentato contributi e sussidi, come pure l'asticella per accedervi».

Videosorveglianza? 'Meglio lavorare sulla qualità'

Un grosso lavoro sulla qualità quindi e i casi per fortuna sono molto pochi («eccezioni e non a caso ci colpiscono»). C'è chi chiede un utilizzo della videosorveglianza nelle strutture. Sarebbe un buona soluzione secondo Cusini? «La telecamera come strumento preventivo emotivamente è una facile risposta. Bisogna capire cosa potrebbe determinare alla lunga: vogliamo qualcuno che non commette qualcosa di sbagliato perché ha paura di essere ripreso dalla telecamera, o vogliamo persone in gamba, risolte, sane, equilibrate, che possono vivere in toto la responsabilità che è data? Chi lavora con persone vulnerabili come bambini, anziani o disabili, devono essere persone speciali: ultrapreparati, ben pagati, ben coscienti di quel che fanno. Non dico che le telecamere non debbano esserci, ma pensare che possano risolvere tutto secondo me è un po' semplicistico. Il vero punto restano la formazione di base e continua e la selezione del personale. Più ci sono interventi dall'alto e meno si alimenta la responsabilità individuale. Penso che la direzione nella quale si sta andando, verso la certificazione della qualità, a lungo termine sia migliore».

Soluzioni alternative con le famiglie coinvolte

Come anche il Comune, l'Atan è a disposizione delle famiglie per un sostegno. «Siamo a disposizione per aiutare delle famiglie che hanno delle preoccupazioni. La gestione del nido ha reagito prontamente (assumendo nuovo personale per garantire la continuità, ndr), ma io capisco un genitore che ha perso la fiducia e non se la sente di far frequentare al bambino il nido. In questi casi, stiamo cercando di verificare se ci sono delle soluzioni alternative nelle vicinanze». Sebbene delle richieste in tal senso non siano arrivate, l'Atan sta anche valutando con l'Ufag «se organizzare dei momenti anche per discutere dell'accaduto con le famiglie coinvolte».

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