Luganese

Casinò di Campione, la riapertura sarà ritardata

Lo scrive il Viminale: 'Qualsiasi decisione non può prescindere dall'esito del contenzioso fallimentare, attualmente pendente in Cassazione'

La 'cattedrale laica' disegnata da Mario Botta (Ti-Press)
3 settembre 2020
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Niente da fare. Nessuna delle due soluzioni prospettate (nuova società o gestione privata) è percorribile per arrivare alla riapertura del Casinò di Campione d'Italia, chiuso ormai da oltre due anni, prima del pronunciamento della Corte di Cassazione, chiamata a esprimersi sul ricorso della Banca Popolare di Sondrio, nella speranza di recuperare i cospicui crediti (oltre 30 milioni di euro) che vanta nei confronti della società di gestione della casa da gioco. A spazzare via le speranze di rianimare la vita all'interno della cattedrale laica di Mario Botta, e conseguentemente rivatilizzare la comunità campionese, è giunta (peraltro attesa) una lettera che il Ministero dell'Interno ha inviato al Governo, che nell'assemblea del 23 dicembre 2019, nell'ambito della legge di bilancio aveva accolto l'ordine del giorno di un parlamentare leghista che impegnava il Consiglio dei ministri a ''adottare iniziative per consentire in tempi brevi la riapertura del Casinò di Campione d'Italia''.

Le due soluzioni restano in stand by

Fra le iniziative del Governo c'è da inserire la nomina del commissario straordinario Maurizio Bruschi che aveva concluso il suo lavoro prospettando due soluzioni. La prima prevedeva l'istituzione di una nuova società di gestione, a capitale pubblico, mentre la seconda era di dare la possibilità di consentire al Comune di Campione d'Italia (titolare unico della licenza di gioco d'azzardo) di promuovere una gara aperta ai privati per la gestione della casa da gioco. Dopo aver vagliato le due soluzioni, il Viminale ha 'frenato': Qualsiasi decisione ''non può prescindere dalla conclusione del contenzioso fallimentare, attualmente pendente in Cassazione'', visto che ''risultano in discussione delicatissimi profili legali attinenti la tutela dei soggetti creditori'' che con il fallimento della ''Casinò Campione d'Italia'' perderebbero i loro crediti (oltre 100 milioni di euro). Per arrivare alla costituzione di una società e superare 'l'ostacolo' della Cassazione, il Comune dovrebbe chiedere il fallimento in proprio. Una soluzione che, secondo il Viminale, esporrebbe Campione d'Italia, in quanto socio unico della società di gestione in stand by, al rischio di ricadute in termini di responsabilità, anche di natura penale''. Per la gestione del Casinò da parte dei privati occorre invece prevedere una modifica delle leggi in vigore. 

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