Luganese

Il Casinò di Campione nelle mire di società estere

Da Svizzera, Francia e Austria proposte di gestione sottoposte al commissario prefettizio: si valuta l'ipotesi società pubblica a conduzione privata

Ti-Press
28 agosto 2019
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Società pubblica con gestione privata, nel futuro del Casinò di Campione d'Italia che continua ad essere malinconicamente chiuso, con conseguenze devastanti per la comunità campionese. È la soluzione con maggior possibilità di essere adottata alla quale stanno lavorando gli esperti del Viminale e del Ministero economia e finanze (Mef) che non dovrebbe aver subito rallentamenti a causa della crisi di governo, anche se su questo versante non ci sono certezze. A proposito di società pubblica (non potrebbe essere diversamente se si considera che i casinò in Italia debbono essere sotto il mantello istituzionale) e gestione privata in tempi abbastanza recenti c'è stato un tentativo ai Venezia, dove nel 2014 il Comune a fronte di una montagna di debiti aveva tentato la via della gestione privata. Tentativo fallito poiché allora il Comune si era dimostrato alquanto esoso. Una soluzione, quella contenuta nella formula ''società privata, gestione pubblica'' a Campione che, per quanto è dato sapere, sarebbe legata al fatto che nelle ultime settimane sul tavolo del commissario prefettizio Maurizio Bruschi sono arrivate una mezza dozzina di manifestazioni di interesse da parte di società straniere, soprattutto francesi, svizzere e austriache, che già gestiscono altri casinò. Manifestazioni di interesse giudicate fondate, meritevoli di attenzioni. Una soluzione che per quanto è stato possibile apprendere sarebbe contenuta nelle conclusioni cui è giunto il commissario prefettizio. Fra i pregi c'è il fatto che a mettere in soldi (siamo nell'ordine di 50 milioni di euro), sarebbero i privati, in quali in cambio avrebbero la gestione del Casinò per un lasso di tempo molto lungo. Fra le ipotesi c'è infatti una convenzione della durata trentennale. L'assegnazione a seguito di una gara d'appalto europea.  L'alternativa sarebbe quella di rianimare la società dichiarata fallita dai giudici del Tribunale fallimentare di Como. Una soluzione gravata dai debiti (oltre 130 milioni di euro) destinati a tramutarsi in carta straccia nel momento in cui si concretizzerà il fallimento della Casinò di Campione d'Italia spa. Fallimento che in presenza di una nuova società verrebbe chiesto dal Comune per chiudere la partita sul piano giudiziario. La società pubblica dovrà essere formata da diversi enti territoriali (in primis la Regione Lombardia che sin qui si è dimostrata tiepida). Non più solo il Comune di Campione d'Italia come lo è stato dal 2013 al luglio dello scorso anno, per cui si renderà necessario un passaggio in Parlamento.

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