Luganese

L'esplosivo col gas? 'È più facilmente riperibile'

Dopo il (tentato) colpo a un bancomat di Comano, lo scienziato forense Matteo Gallidabino precisa che i gas combustibili sono anche più semplici da usare

Ti-Press
23 ottobre 2019
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Più facili da reperire e da utilizzare, ma allo stesso tempo meno potenti. Questo in sintesi il profilo degli esplosivi gassosi, alla ribalta in questi giorni a causa del (tentato) colpo al bancomat Raiffeisen di Comano di ieri, martedì. Un modus operandi affine agli attacchi subiti negli ultimi mesi da diversi altri apparecchi – sempre della stessa banca – nel Sottoceneri, che si differenzia però per un particolare non trascurabile: invece dell’esplosivo solido, n’è stato utilizzato uno gassoso.

E mentre l’inchiesta procede, per comprendere il fenomeno degli attacchi con esplosivi gassosi, abbiamo sentito lo scienziato forense Matteo Gallidabino, professore alla Northumbria University di Newcastle. «Ogni gas combustibile è potenzialmente utilizzabile – chiarisce –, ma spesso si tratta di acetilene»: una sostanza ampiamente utilizzata a livello industriale, molto diffusa. «Gli esplosivi solidi (come dinamite o polvere nera, ndr) sono utilizzati in ambito militare o minerario e sono ben diffusi in Europa. Gli esplosivi gassosi sono però molto più facili da reperire e anche da accendere: è sufficiente un accendino». A parte saper maneggiare l’esplosivo, non è necessario avere particolari conoscenze tecniche per effettuare il colpo: «Si apre un buco nel bancomat e tramite un tubo s’inietta il gas, al quale si dà poi fuoco. È più semplice rispetto agli esplosivi solidi, per i quali s’introduce nell’apparecchio una scatola di metallo (la ‘marmotta’)». Ma ci sono bancomat più resistenti alle esplosioni di altri? «C’è uno standard europeo che certifica il grado di sicurezza, su una scala che va da 1 a 8 (che deve resistere a 200 grammi di peltrite, ndr). È un lavoro non indifferente per i produttori realizzare bancomat sicuri e funzionali».

‘Tutti i nostri bancomat aggiornati’

A tal proposito, abbiamo risentito il portavoce ticinese di Raiffeisen  per capire se la cooperativa non intenda modificare i suoi bancomat. «I due fornitori svizzeri (Siemens e Diebold Nixdorf, ndr) fanno gli aggiornamenti, i responsabili di sicurezza delle banche si coordinano regolarmente con le forze di polizia – precisa Gianluca Cantarelli –. Tutti i nostri apparecchi vengono costantemente aggiornati, ma non c’è una tecnologia che possa impedire di far esplodere un bancomat». Come già evidenziato (cfr. ‘laRegione’ di oggi, mercoledì), Raiffeisen «valuta e attua costantemente misure e accorgimenti per migliorare la sicurezza senza inficiare la fruibilità», ma si tratta di un ambito sul quale non si rilasciano «informazioni dettagliate». L’imputato principale resterebbe quindi la rete fitta dei bancomat della banca – sono 125 solo in Ticino –, che tocca anche le zone periferiche.

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