Luganese

La storia scritta dalle donne, ovvero... Herstory

Fino al 7 novembre Lugano sede di un'installazione urbana dell'artista Ciriaca+Erre in occasione del 50° del suffragio femminile

10 ottobre 2019
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«L’idea di questo progetto – ci spiega Ciriaca+Erre (fresca vincitrice del Premio Bally) parlandoci di ‘What about Herstory?’ – è nata per celebrare una data ad alto valore sociale, storico e per portare sulle strade l’arte aprendo ‘una riflessione sui non-luoghi, o meglio, sui luoghi di una geografia umana senza confini né dimensioni’ per riflettere sull’evoluzione dell’identità femminile e dei diritti delle donne che altro non sono che diritti umani».

Un’idea artistica, patrocinata dalla Città di Lugano, che prende forma nel territorio urbano e che si snoderà a cavallo del 19 ottobre, «ricorrenza del 50° anniversario del suffragio femminile, avvenuto in Ticino ben due anni prima rispetto al resto della Confederazione elvetica, ma anche considerevolmente dopo il resto dell’Europa» evidenzia l’artista. ‘What about Herstory?’ è, dunque, «un’indagine – annota Ciriaca+Erre – di consapevolezza necessaria affinché anche le ragazze e i ragazzi, che non hanno lottato per questi importanti diritti, maturino la capacità di conoscere, di capire e di reinterpretare la ‘realtà’». Interessante, quindi, il gioco di parole che permea il titolo dell’installazione urbana: «Il termine Herstory – non manca di farci notare la nostra interlocutrice – appare per la prima volta negli anni Settanta e nasce in contrapposizione al termine History che, in inglese, significa storia e che si compone di due parole, il pronome possessivo maschile his e il sostantivo story. Con questo apro una riflessione su come la storia sia stata scritta dagli uomini omettendo e oscurando ‘l’altra metà’ della storia per millenni». Il progetto, che si concretizzerà dal 7 ottobre al 7 novembre ed è sostenuto da Poincaré in collaborazione con la Commissione consultiva per le pari opportunità fra i sessi e con l’associazione Nel, consiste in una incursione artistica nel territorio urbano attraverso l’uso di manifesti pubblicitari di dimensioni variabili localizzati in diversi punti della città di Lugano. «L’installazione – ci illustra la logistica Ciriaca+Erre – si compone di affissioni orizzontali, tra i quali un mega poster ubicato all’ingresso della stazione ferroviaria, nonché di affissioni verticali e pannelli luminosi, posizionati sul lungolago e in luoghi che risultino visibili al passaggio non solo pedonale». Sui manifesti saranno presenti alcuni frame tratti da due opere video dell’artista, ‘Suspended Woman’ del 2016 e ‘Suspended Witches’ del 2017 che trattano il tema dell’evoluzione dell’identità femminile. «Alcune delle immagini selezionate per i manifesti sono tratte – aggiunge Ciriaca+Erre – dai villaggi dove vengono esiliate le donne ritenute streghe, che ho io stessa filmato in Africa, con sovrapposizioni di fotografie d’archivio raffiguranti le proteste delle suffragette. Altre sono immagini evocative, suggestioni astratte e contrastanti alle quali si sovrappongono spot sessisti degli anni Sessanta e Settanta».

La curatrice Paola Ugolini: ‘L’opera d’arte deve provocare un urto, una scossa in chi la guarda, deve scuotere’

Curatrice dell’esposizione urbana, che è stata tenuta a battesimo ieri sera al Cinema Iride, è Paola Ugolini, critico d’arte, che si è dedicata a numerose mostre e progetti concentrandosi sul lavoro delle artiste: «In questo mondo in cui la levigatezza e il piacevole sono diventati il segno distintivo del nostro tempo, basti pensare agli schermi dei nostri iPhone meravigliosamente privi di asperità e ai like che la nuova società digitale ci impone nelle relazioni sociali via etere, le affissioni di Ciriaca+Erre ridanno dignità alla vista disturbandola. L’opera d’arte deve provocare un urto, una scossa in chi la guarda e le inaspettate immagini selezionate dall’artista mi auguro che possano servire esattamente a questo: scuotere». Lo farà di certo anche il tema delle streghe, che ben si relaziona con la Svizzera «in quanto – ci ricorda l’artista – è stato l’ultimo Paese nel 1792 a condannare a morte una donna con l’accusa di stregoneria e il primo governo al mondo, nel 2008, a riabilitarla riconoscendo quella condanna come un ‘assassinio giudiziario’. Per questo interverrò nel tessuto iconografico della città per il dovere di compiere un’azione che possa innescare dubbi e interrogativi, portando l’arte fuori dai luoghi ad essa deputati e scuotendo l’animo dell’osservatore che si ritroverà a riflettere su un tema importante e complesso».

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