Luganese

Asili nido, 'il regolamento a Lugano va cambiato'

Due mamme chiedono modifiche per questo servizio e per l'extrascolastico: 'L'accesso sia anche per chi non lavora'. Quadri: 'Non ci sono automatismi'

Foto Ti-Press
28 settembre 2019
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Il Regolamento comunale per l’accesso agli asili nido e ai servizi extrascolastici va modificato. A sostenerlo sono due donne di Lugano, che domandano sostanziali cambiamenti principalmente per una miglior conciliabilità lavoro-famiglia e secondariamente in nome di un adeguamento ai tempi. L’istanza – nata sull’onda dello sciopero delle donne del giugno scorso – è contenuta assieme a diverse altre in una petizione che chiede una serie di misure a favore dell’emancipazione femminile e consegnata al Municipio di Lugano. In particolare, si chiede di rendere accessibili questi servizi anche ai nuclei familiari non composti unicamente da lavoratori e lavoratrici e – nel solo caso dei nidi – di eliminare la clausola che permette a genitori che non lavorano di iscrivere i figli per un massimo di sei mesi.

«È un po’ un cane che si morde la coda», sostiene Gabriela Giuria riferendosi a quest’ultimo aspetto. «Se devo reintegrarmi nel mondo del lavoro, cercarlo, riqualificarmi, sei mesi non bastano». Gabriela parla poi della propria esperienza personale: «Sono rimasta senza lavoro dopo che è nata mia figlia e l’Ufficio regionale di collocamento mi ha chiesto di firmare un formulario nel quale garantivo le condizioni di cura per lei, affinché potessi accedere alla percentuale di lavoro per la quale mi ero iscritta (100%, ndr). Dovevo garantire quindi che qualcuno avrebbe potuto prendersene cura, affinché io fossi disponibile per i programmi occupazionali – spiega –. Ma d’altro canto se sono disoccupata non ho diritto ai servizi comunali».

Una sorta di zona grigia quindi, che ha toccato da vicino anche Barbara Di Marco, che pure ha dovuto presentare un certificato analogo. «Dopo alcuni mesi in disoccupazione e un periodo di lavori saltuari, abbiamo ricevuto la lettera di dimissioni da parte dei nidi comunali – racconta –. Poco dopo sono stata inserita in un programma occupazionale e ho dovuto fare nuovamente richiesta per poter riaccedere».

La mensa per tutti come a Ruvigliana? ‘Lodevole, ma crea diseguaglianze fra i quartieri’.

E anche quando sia lei che il marito erano occupati, rispettando quindi i requisiti, il figlio è rimasto in lista di attesa per un anno prima di poter accedere: «Ho dovuto rivolgermi a un nido privato, dove il costo era esorbitante e i controlli e la qualità erano inferiori, non per via delle educatrici ma per la gestione della struttura». L’esperienza di Barbara non si limita al nido. «Ho una figlia più grande che va alle Elementari, ma i criteri di accesso ai servizi extrascolastici (come la mensa, ndr) sono gli stessi: se si è disoccupati, non si ha diritto». Le nostre interlocutrici riconoscono nel sistema vigente una discriminazione nei confronti delle donne. «Alle madri viene quasi sempre chiesto come intendono conciliare il lavoro con la famiglia ma ai padri quasi mai – osserva Gabriela –. Quando si fanno figli sono generalmente loro che rinunciano al lavoro. Questo preclude anche possibilità di fare carriera e maggior rischio povertà. E questo vale doppiamente per le mamme single». «L’obiettivo finale delle modifiche che chiediamo è garantire l’accesso alla socialità a tutti e distribuire il lavoro di cura dei figli su entrambi i genitori – aggiunge Barbara –, solo allora avremo fatto un passo verso il superamento della divisione tradizionale dei ruoli di genere, che prevede che le madri si rinchiudano fra le mura domestiche e si occupino del lavoro non remunerato».

La Città, come i privati, d’altra parte delle misure in questa direzione le ha prese, anche recentemente. È del 2018 l’approvazione del nuovo Regolamento organico dei dipendenti, che prevede un significativo aumento (da cinque a venti) dei giorni di congedo per i neopapà. E anche singoli gruppi di genitori si stanno muovendo per quelle che vengono viste come lacune. Noto il caso di Ruvigliana, dove – con contributi comunali e grazie all’apporto di un’associazione privata – è stata introdotta la mensa anche per i bambini di quelle famiglie dove non tutti lavorano. «Senz’altro una bella iniziativa – valuta Barbara –, ma non raggiunge tutti e crea disparità: è un’offerta limitata a un unico quartiere. Per questo sostengo che debba prendersene carico il Comune». Un ente pubblico che sul tema mantiene delle riserve.

Quadri: ‘La conciliabilità lavoro-famiglia è un presupposto per l’iscrizione’

«La clausola dei sei mesi è una disposizione potestativa – spiega subito Lorenzo Quadri –: si valuta quindi caso per caso, il bambino non viene obbligatoriamente lasciato a casa, non scatta alcun automatismo». Il capodicastero Formazione, socialità e sostegno sottolinea che – sebbene la clausola sia una prerogativa luganese – c’è una flessibilità da parte dei servizi nel venire incontro alle esigenze delle famiglie, cercando di tener conto delle necessità di tutti. «Ammesso che la clausola sia mai stata applicata, ciò è avvenuto in pochissimi casi». «Il tema della conciliabilità famiglia-lavoro presuppone che ci sia un lavoro – continua il municipale –. Visto che i posti nei nidi della Città non sono illimitati, ‘allargare’ a chi non lavora comporterebbe il rischio di non poter accogliere un bimbo che ha entrambi i genitori che lavorano, rispettivamente il genitore in caso di famiglia monoparentale».

Le nostre interlocutrici hanno citato anche il caso di Ruvigliana, il capodicastero ritiene sia estendibile al resto della città? «È un modello un po’ particolare organizzato dall’assemblea dei genitori. Il discorso però è analogo. E non tutte hanno la possibilità di replicarlo. Il settore extrascolastico gestito dalla Città si basa sul citato principio della conciliabilità famiglia-lavoro, ed allargare l’accesso a chi non ha questa necessità porrebbe problemi sia di spazi che di costi. Le tariffe delle mense coprono solo una parte dei costi, mentre il resto è a carico della Città e quindi del contribuente. Attualmente reputo che il bisogno sia relativamente ben coperto, e lo sarà ancora di più in futuro essendo prevista l’apertura di nuove mense. A titolo personale ritengo inoltre che la mensa debba essere sussidiaria: la prima scelta dovrebbe essere il pranzo in famiglia, per quanto possibile».

Gli asili nido comunali sono quattro (Baroffio, Molino Nuovo, Ronchetto e Viganello), frequentati da circa 130 bambini. Le iscrizioni sono in aumento, ma è all’orizzonte un potenziamento: è in costruzione il nuovo nido di Pregassona, che supplirà quello di Viganello in attesa che la nuova scuola sia edificata. Quasi mille invece i bimbi – fra asilo ed Elementari – che hanno frequentato i servizi extrascolastici nell’anno 2018/19.

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