Luganese

Il crac Sogevalor, la nuova sentenza, i proscioglimenti

Scagionato l’ex presidente, pena ridotta all’ex vice. Le 116 pagine del verdetto bis con cui la Corte d’appello penale accoglie i ricorsi dei legali di Meier e Bernardoni

9 agosto 2019
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L’epilogo (definitivo?) del crac Sogevalor reca la firma della Carp, la Corte cantonale di appello e di revisione penale. Un epilogo che ribalta, almeno in parte, la precedente sentenza su una vicenda che fece scalpore sia per l’entità delle malversazioni (oltre 130 milioni di franchi) sia per i numerosi investitori gabbati. Datato 17 luglio e intimato ieri alle parti, il nuovo verdetto proscioglie da ogni imputazione Otto Carl Meier, presidente del Cda della società oggi in liquidazione, al quale è stato pure riconosciuto un indennizzo di più di 341’000 franchi. Non solo. I giudici della Carp hanno ridotto a sette mesi di detenzione, sospesi condizionalmente, la pena nei confronti di Giorgio Bernardoni (ex vicepresidente della società), cui è stato inoltre riconosciuto un indennizzo di oltre 27’000 franchi.

Nelle 116 pagine della sentenza, stilata dalla Corte presieduta da Giovanna Roggero-Will, si ripercorre la storia processuale riguardante gli illeciti contestati sull’arco di cinque anni, fra il 1999 e il crac societario del 2004. È una nuova sentenza. Perché nel marzo 2017 il Tribunale federale aveva rimandato l’incarto proprio alla Carp. Facciamo un passo indietro. Nel 2012 – in primo grado – l’allora giudice Claudio Zali, presidente della Corte delle assise Criminali di Lugano, condannò gli ex membri e vertici della società a una pena complessiva di 11 anni. L’avvocato Giorgio Bernardoni (vicepresidente) avrebbe dovuto scontare 3 anni e 6 mesi di carcere, come Rudolf Oechslin (vicepresidente e membro del Cda). Pene inferiori (due anni sospesi) erano invece state inflitte a Otto Meier e Gianfranco Matteuzzi (rispettivamente presidente e membro del Cda). Contro la sentenza delle Criminali, però, Bernardoni, Oechslin e Meier – difesi rispettivamente dagli avvocati Daniele Timbal, Michele Rusca e Luigi Mattei – ricorsero e nel 2014 si arrivò così al processo davanti alla Carp. Il giudice Damiano Stefani accolse in parte gli appelli riducendo la pena di Bernardoni a tre anni (di cui sei mesi da scontare), a 18 mesi (sospesi) quella di Meier e a tre anni (parzialmente sospesi) quella di Oechslin. Il Tribunale federale ha però ritoccato l’accusa di gestione infedele mossa a Bernardoni e riconosciuto una questione procedurale sollevata dal difensore di Meier.

Pierpaolo Matteuzzi, titolare dell’azienda, per anni latitante in Italia, era stato condannato in primo grado nel 2016 per truffa aggravata e falsità in documenti ripetuta (30 mesi di carcere, sette dei quali da scontare). La recente sentenza della Carp respinge l’appello della Sogevalor Sa in liquidazione, confermando il proscioglimento di Matteuzzi dalle accuse di cattiva gestione e di amministrazione infedele qualificata ripetuta e quindi la condanna di primo grado.

‘Un atto dovuto’, ‘Pessimo segnale’

«Questa assoluzione per il mio cliente – afferma, interpellato dalla ‘Regione’, l’avvocato Luigi Mattei, difensore di Otto Meier – era invero un atto dovuto, perché durante tutta l’istruttoria mai si è indagato sull’esistenza o meno, rispettivamente sull’eventuale portata, di un danno alla società. Ciò del resto era di fatto impedito dal momento che non esisteva documentazione fededegna e altra documentazione era già stata distrutta da parte delle persone che erano già state condannate nella precedente tornata processuale».
È invece un commento «amaro» quello dell’avvocato Paolo Bernasconi che tutela le parti lese, ossia gli accusatori privati nella liquidazione di Sogevalor: «Tribunale federale e Tribunale d’Appello si sono trovati di fronte un ostacolo insormontabile: la contabilità carente o fasulla ed è stato impossibile stabilire se c’è stato un reato patrimoniale. Senza la certezza di un comportamento punibile rispetto alla situazione finanziaria di Sogevalor, ha prevalso il principio ‘In dubio pro reo’. Tutti gli amministratori di società che omettono i loro doveri legali di contabilità è come se si procurassero in anticipo una situazione di impunità: un pessimo messaggio dal punto di vista della prevenzione».

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