Locarnese

‘Pedofilia’: c'è la perizia sull'ex agente di Polizia comunale

Si avvicina la chiusura delle indagini a carico dell'uomo arrestato a luglio nel Locarnese per atti sessuali con fanciulli

Il 44enne è in cella alla Stampa, in regime di espiazione anticipata della pena
(Ti-Press)
28 dicembre 2025
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Procede l'inchiesta a carico dell'ex agente di una Polizia comunale del Locarnese arrestato lo scorso 22 luglio con l’accusa di atti sessuali con fanciulli. Le indagini, lo ricordiamo, sono coordinate dal procuratore pubblico Luca Losa. In attesa di ulteriori verbali, della chiusura della fase d'istruzione e del rinvio a giudizio, nel corso di questo mese di dicembre è arrivata la conclusione della perizia psichiatrica, disposta dalla Procura ed eseguita dal dottor Markus Weinmann.

I risultati, riferiti dalla Rsi, confermano che l'ex poliziotto è affetto da pedofilia. Non solo, stando allo specialista, vi sarebbe un pericolo di recidiva, che potrebbe essere mitigato unicamente da una presa a carico, con un trattamento ambulatoriale, del 44enne. In caso contrario, il rischio che l'accusato possa un giorno tornare a commettere abusi simili diventerebbe più concreto.

Weinmann, che in precedenza aveva già presentato alcuni elementi della sua analisi, non ha per contro ravvisato alcuna scemata imputabilità: risulta quindi che al momento dei fatti l'ex agente era completamente capace di intendere e di volere. Una rilevanza, quest'ultima, che potrebbe pesare al momento del processo, soprattutto nella decisione per la commisurazione della pena.

Come anticipato a suo tempo da laRegione, dallo scorso 5 dicembre l’ex agente si trova in cella alla Stampa in regime di espiazione anticipata della pena. La carcerazione preventiva nei suoi confronti – prolungata lo scorso ottobre di ulteriori due mesi dal giudice dei provvedimenti coercitivi, che aveva accolto in parte la richiesta (tre mesi) del procuratore pubblico Losa – sarebbe venuta a scadenza il 7 dicembre: a quel momento, essendo l'inchiesta ormai ben delineata, senza più alcun rischio di collusione e di inquinamento delle prove, le parti (l'uomo è rappresentato dall'avvocato Marco Masoni) hanno convenuto di passare all'espiazione anticipata, un regime considerato meno "rigido" rispetto alla carcerazione preventiva.

Durante l'indagine, l'ex agente avrebbe ammesso una parte dei fatti che gli vengono imputati. In base agli accertamenti, avrebbe commesso abusi sessuali nei confronti di un ragazzo non appartenente alla sua sfera familiare, oggi maggiorenne, ma che all'epoca aveva solo 11-12 anni. La vittima avrebbe ricevuto le attenzioni dell'uomo, e a quanto pare anche parecchio denaro, per un periodo di due, forse tre anni.

Nel corso dell'inchiesta erano emersi altri episodi, risalenti a molti anni prima: l'accusato, che allora aveva attorno ai 18 anni, avrebbe preso di mira alcuni ragazzini per dei “giochi” ritenuti poco opportuni. Atti che andavano ben al di là della semplice goliardia e che avevano sollevato sospetti, in particolare nei genitori dei bambini coinvolti. Questi fatti ora – con i risultati della perizia Weinmann – possono essere letti con una maggiore chiarezza. Occorre aggiungere che all'epoca le attenzioni rivolte ad alcuni ragazzini del paese erano state riportate alla Polizia locale, ma le segnalazioni, seppur concrete e dettagliate, non erano sfociate in una vera e propria indagine.

Immagini compromettenti conservate sul telefonino

L'inchiesta a carico dell'ex agente era scattata la scorsa estate, a seguito della segnalazione fatta direttamente dal personale medico del Kinderspital di Zurigo, che aveva preso in cura il figlioletto di pochi mesi del 44enne per presunti maltrattamenti. In relazione a quell’episodio l’uomo era stato interrogato e la polizia gli aveva sequestrato il telefono cellulare. Un apparecchio elettronico sul quale erano stati rinvenuti messaggi e immagini compromettenti. Materiale che aveva portato gli inquirenti a far scattare le manette ai suoi polsi, con l’accusa di atti sessuali con fanciulli.

Il Municipio, suo datore di lavoro, nei giorni successivi all'arresto aveva avviato un procedimento amministrativo che, in conclusione, avrebbe potuto sfociare in una destituzione. E così è stato: verso la fine dello scorso mese di settembre, dopo i dovuti accertamenti, era giunta la decisione della rescissione del rapporto di lavoro. La motivazione addotta dall'Esecutivo della località locarnese: era ormai venuto a mancare il rapporto di fiducia.

Nel corso dei mesi gli inquirenti hanno raccolto le testimonianze e accertato i reati dei quali l'accusato dovrà rispondere in aula. La data del processo verrà fissata non appena verrà conclusa la fase d'istruzione, con conseguente rinvio a giudizio.

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