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Mensa scolastica: la pancia ora è piena ma la guardia resta alta

La bufera che ha travolto il servizio di fornitura dei pasti per l'Istituto scolastico di Gambarogno è culminata con il cambio della ditta fornitrice

9 marzo 2024
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È tornato il sorriso e soprattutto lo stomaco pieno, agli alunni che frequentano la mensa dell’Istituto scolastico di Gambarogno (e ai loro genitori), ma guai ad abbassare la guardia. È in sostanza questo il sentimento che si respira in questi giorni nel comune lacustre, dopo la bufera che ha travolto il servizio di refezione – che serve poco meno di 300 pasti giornalieri agli allievi e allieve di scuola dell’infanzia, elementare e media sparsi nelle sei sedi presenti sul territorio – e che ha vissuto il suo culmine un paio di settimane or sono, con il repentino cambio della ditta che si occupa appunto di fornire i pranzi.

A garantire il servizio dall’inizio dell’anno scolastico in corso era la Cico Sa, azienda di catering con sede legale a Göschenen e amministrativa a Mezzovico (i pasti per il Gambarogno partivano da Losone) che si era aggiudicata il concorso pubblico indetto dal Comune. Sin dai primi giorni di scuola però alunni e famiglie, supportati persino da alcuni docenti, avevano lamentato tutta una serie di problematiche, tra cui la scarsa qualità del cibo servito, le porzioni insufficienti e una mancata attenzione tanto alle intolleranze alimentari quanto alle normative cantonali. Un malcontento espresso ad esempio attraverso, a fine settembre, un’astensione dalla mensa di tutti gli allievi delle Medie di Vira. O ancora, poche settimane or sono, con la consegna da parte di un gruppo di genitori di un centinaio di firme che in sostanza chiedevano di cambiare il fornitore dei pasti al Municipio, dopo che l’intervento di quest’ultimo aveva sì portato a un miglioramento della situazione, ma solo temporaneo.

Un’eventualità quella del cambio in corsa sempre scartata dallo stesso esecutivo gambarognese, principalmente per la presunta impossibilità di trovare un’alternativa in tempi brevi. Ma è proprio ciò che le autorità comunali si sono trovate a dover fare di punto in bianco due settimane or sono, quando i dirigenti della Cico hanno comunicato loro l’interruzione del servizio a causa del fallimento dell’azienda. Così, da lunedì 26 febbraio, a preparare i pranzi per allievi e allieve gambarognesi è una nuova ditta già attiva nel settore, nota alla redazione ma che verrà presentata ai genitori durante un’apposita serata in programma il 20 marzo.

Il sindaco: ‘Il cambiamento è evidente, tutti sembrano soddisfatti’

«Ciò che conta è che ora tutti sembrano soddisfatti: gli allievi, le loro famiglie e anche il personale di servizio – afferma il sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa –. Il cambiamento è evidente e lo dico con cognizione di causa, visto che ricevo feedback giornalieri. Queste prime due settimane sono andate molto bene, non ho sentito una lamentela e c’è un atteggiamento diverso da parte di tutti. Possiamo quindi essere soddisfatti, a maggior ragione se si considera che abbiamo dovuto agire in situazione di urgenza, approntando il tutto in pochissimi giorni».

Secondo il sindaco, una delle chiavi del successo della nuova organizzazione è legata al fatto che tutti i pasti vengono ora cucinati in loco, sfruttando la seppur piccola e datata – risalente agli anni 70 e che non a caso era andata in “pensione” alla fine dello scorso anno scolastico – cucina della sede di Vira. E questo nonostante un’analisi richiesta dal Municipio a una ditta specializzata avesse evidenziato l’impossibilità, in primis per mancanza di spazio, di rinnovarla e di implementare il servizio per coprire internamente il fabbisogno di tutte le scuole comunali (circa 45mila pasti all’anno)... «È stato il nuovo chef (che è supportato da due aiutanti della stessa azienda, ndr) a dirci che sarebbe stato in grado di preparare tutti i pasti lì e devo dire che così è decisamente meglio: da una parte meno chilometri tra produzione e consegna significa che il cibo arriva più rapidamente e inquinando meno; dall’altro c’è un contatto diretto con alunni e inservienti (personale del Comune, ndr) che prima mancava e che rende anche molto più facile risolvere eventuali problemi. Sicuramente sino alla fine dell’anno scolastico andremo avanti così, poi dovremo capire se e per quanto questa organizzazione potrà venir riproposta».

Posto che, data la portata della commessa, bisognerà passare ancora dal concorso pubblico, che per la sua dinamica «espone a situazioni imprevedibili come quella in cui ci siamo ritrovati, per cui dovremo cercare di ridurre al minimo questo rischio definendo al meglio il capitolato del bando di concorso».

L’Assemblea Genitori: ‘Sforzo apprezzato, ma le preoccupazioni non sono sparite’

«Abbiamo apprezzato la maniera di trovare una soluzione tempestiva da parte del Municipio in una situazione di emergenza, ma le preoccupazioni delle famiglie non sono di certo sparite – puntualizza dal canto suo Simone Bergonzoli, papà e presidente dell’Assemblea dei Genitori di Gambarogno –. Come comitato ci ritroviamo a cercare di fare da ponte tra le famiglie e le autorità comunali. Da una parte ci sono le preoccupazioni e le paure dei genitori, dall’altra il non facile lavoro di un esecutivo che ha dovuto agire in urgenza. La nostra volontà è che ci siano trasparenza, collaborazione e una comunicazione funzionale nei due sensi e in quest’ottica abbiamo sollecitato il Municipio per far organizzare una serata in cui ci si possa confrontare apertamente, in modo da ricevere tutte le risposte e le rassicurazioni del caso per quel che riguarda le famiglie e poter esporre il lavoro effettuato e i piani per il futuro da parte dell’esecutivo».

Proprio guardando al futuro, il consigliere comunale di Gambarogno (per il Plr) amplia il discorso… «Mi sento un promotore un po’ futuristico e secondo me, posto che nell’immediato bisogna risolvere e dare una continuità alla questione mensa, bisognerebbe avere una visione globale di cosa si voglia fare a medio-lungo termine con l’Istituto scolastico comunale. Adesso siamo 5mila anime, avere una sede unica (o eventualmente due) è un po’ il mio sogno e vorrei che questa possibilità venisse approfondita attraverso uno studio».

La ditta fallita: ‘Danno d’immagine, noi preparati, gli addetti alla distribuzione no’

«Delle trentacinque persone che sono state licenziate, solo quattro sono ancora in attesa di trovare una collocazione, oltre alle sette che sono in malattia, mentre i restanti collaboratori hanno trovato nuovamente un lavoro».

È l’ormai ex Ceo Roberto Marangoni a illustrarci “cosa” resta della Cico Sa, in liquidazione dopo che la Pretura di Lugano ne ha decretato il fallimento lo scorso 28 febbraio. Un epilogo a cui, sempre secondo Marangoni, ha contribuito anche la vicenda di Gambarogno, andato a pesare su una «situazione (dell’azienda, ndr) già abbastanza difficile» per dei mancati incassi e che ha portato a una «grave lesione di immagine». «Si è quindi deciso di non procedere con la ricapitalizzazione della società».

Pur dicendosi «molto rammaricato per quanto accaduto presso le scuole del Gambarogno poiché l’impegno di tutto il team è stato tanto», l’ex amministratore della Cico ritiene che «sia molto facile colpevolizzare solo una parte» e lamenta nel personale comunale «una totale assenza di preparazione e formazione in ambito di somministrazione dei pasti», nonché di «collaborazione». Per contro la sua azienda, per quel che attiene al lavoro svolto nel Gambarogno, «è stata soggetta a diversi controlli, andati tutti molto bene».

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