Lavizzara

Il lago del Sambuco si alza e diventa garante di energia

La diga alzata di 15 metri permetterà un aumento della capacità installata e maggiore produzione di idroelettrico. Il punto a un'operazione da 120 milioni

11 luglio 2023
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Produrre più energia in modo ecologico, aumentando la capacità di stoccaggio di acqua dei bacini idroelettrici artificiali. Proprio in un periodo in cui la siccità dovuta al surriscaldamento globale del pianeta sta incidendo sulla disponibilità di ‘oro blu’, ecco che il Ticino gioca la carta di questa risorsa per incrementare il proprio potenziale idroelettrico (soprattutto invernale). Senza, è bene precisarlo in entrata, pianificarne di nuove e cercando di ridurre, al minimo, gli impatti ecologici negativi e introducendo misure compensative.

Uno di questi progetti interessa, come noto, l'innalzamento della diga del Sambuco, nell'alta Lavizzara. A Bellinzona è stato fatto il punto ai lavori dai consiglieri di Stato Christian Vitta e Claudio Zali; con loro i direttori delle Officine idroelettriche della Maggia (Ofima) Marold Hofstetter e dell’Azienda Elettrica Ticinese (Aet) Roberto Pronini. «Si tratta – ha esordito il direttore del Dipartimento finanze ed economia – di un progetto prioritario per aumentare la produzione di energia idroelettrica invernale. Stiamo infatti entrando in una fase di società energivora e diventiamo sempre più dipendenti dalla produzione estera. La Confederazione prevede la cessazione dell’impiego di fonti di energia fossili entro il 2050 e la graduale dismissione delle centrali nucleari. L’energia mancante verrà in parte compensata da misure di efficienza e risparmio e in parte sostituita da nuova energia proveniente da fonti rinnovabili. Oltre al fotovoltaico, in fase di crescita esponenziale, l’idroelettrico manterrà il ruolo di colonna portante dell’approvvigionamento energetico svizzero. La sua flessibilità produttiva, unita alla capacità di stoccaggio dell’energia garantita dai bacini in quota, consente di compensare i cali di produzione tipici delle fonti rinnovabili non programmabili, favorendo la continuità e la sicurezza dell’approvvigionamento del Paese soprattutto nei mesi invernali. Per questo, tanto la Confederazione nell’ambito della Strategia energetica 2050 quanto il Cantone Ticino all’interno del Piano energetico e climatico cantonale (Pecc), hanno previsto un potenziamento della produzione idroelettrica e un aumento della capacità di accumulo dei bacini». Dopo aver riportato alla memoria le paure dello scorso inverno, legate alla scarsità di energia e all'incremento dei prezzi di mercato, Vitta ha concluso il suo intervento evidenziando come «l’innalzamento della diga del Sambuco figuri tra i 15 progetti prioritari per l’aumento della produzione invernale identificati dalla “Tavola rotonda per l’idroelettrico” promossa dalla Confederazione».
Claudio Zali, alla guida del Dipartimento del territorio, ha dal canto suo auspicato che si possa mettere mano al progetto in questione in tempi brevi.«Il Cantone ha degli obiettivi ambiziosi; con Aet abbiamo discusso di ulteriori progetti di produzione energetica che dovranno essere realizzati senza mortificare ulteriormente l'ambiente naturale. Il Pecc prevede che entro il 2050 dovrà essere il più possibile indipendente dal punto di vista dell’approvvigionamento; il più neutrale possibile dal punto di vista climatico e il meglio predisposto ai cambiamenti climatici in atto». Zali ha pure posto l'accento sul fotovoltaico, auspicando di «non essere frenati in questo ambito da limiti di finanziamento, in modo da poter assicurare a chi investe nell'energia solare i necessari sostegni economici».

Con un 27% di capienza in più 46 GWh di energia invernale supplementare

A Marold Hofstetter, direttore di Ofima, è toccato il compito di illustrare, nei dettagli, il progetto della Lavizzara. Esso, come noto, prevede di innalzare la diga di 15 metri, portandola dagli attuali 130 a 145 metri di altezza. Un intervento che consentirà di aumentare del 27% la capienza del lago, per un totale di 80 milioni di m3, corrispondenti a un potenziale di 46 GWh di energia invernale supplementare. Parallelamente si intende procedere al completo rinnovo della centrale di Peccia, che sarà dotata di due nuovi gruppi di produzione e due pompe dalla potenza complessiva di 42 MW. Al fine di sfruttare in maniera efficiente la maggior capacità di pompaggio e stoccaggio, anche il bacino di compenso di Peccia sarà ampliato e la sua capacità passerà da 110’000 m3 a 160’000 m3. La scelta di questo sbarramento non è ovviamente frutto del caso: la diga e la conformazione del territorio alto valmaggese consentono, innanzitutto, di realizzare questo intervento senza particolari problemi tecnici e ambientali (ciò che non è il caso per altre dighe ticinesi). Il progetto dal profilo ambientale non deturpa il paesaggio naturale e, inoltre, grazie a questo potenziamento e all'ammodernamento dell'impianto di pompaggio di Peccia, sarà possibile incrementare l'energia stoccata nel periodo invernale, aumentando la redditività e la flessibilità della catena della Maggia da Peccia fino al Verbano.
Sul terreno, col cantiere, ci si muoverà in cinque lotti: innalzamento della diga; rifacimento della strada per il Naret; rinnovo della centrale di Peccia; ampliamento del bacino di compenso e del pozzo piezometrico. Quanto alla tabella di marcia, l'Ofima ha avviato la progettazione di massima dei lavori ed entro l'autunno gli elaborati dovrebbero essere ultimati. Si entrerà poi nella fase ‘delicata’ con l'allestimento del proggetto definitivo, l'esame di impatto ambientale e la procedura autorizzativa. La fase esecutiva dovrebbe iniziare nel 2027 e concludersi nel 2030/31. L'investimento richiederà circa 120 milioni di franchi e potrà beneficiare di sussidi federali pari al 60% del computo globale.
L’impianto di Peccia, unitamente a quelli di Cavergno e del Verbano, passerà nelle mani di AET nel 2036, come stabilito dal processo di riversione degli impianti di Ofima votato dal Gran Consiglio ticinese nel giugno del 2021. Il progetto di innalzamento della diga del Sambuco viene quindi sviluppato congiuntamente dall’attuale e dal futuro proprietario sotto la supervisione del Cantone. Sin dalle prime fasi del progetto sono state coinvolte nella discussione le associazioni ambientaliste WWF e Pro Natura, come pure il Comune di Lavizzara e i Patriziati di Fusio e di Peccia.

Le sfide per Aet e le criticità degli bacini

Aet lavora su più fronti per rafforzare il proprio portafoglio di produzione, come ha tenuto a precisare il suo direttore, Roberto Pronini. Va in questa direzione ad esempio lo sviluppo del fotovoltaico sugli stabili cantonali e lo studio di nuove produzioni da fonti rinnovabili quale l'eolico o la biomassa. Quanto alle altre dighe presenti in Ticino, sono state prese in considerazione in uno studio del Politecnico di Zurigo volto a comprenderne il potenziale di sviluppo. Oltre al Luzzone, già innalzato a metà anni Novanta, sono stati valutati Malvaglia (non alzabile), il Lucendro (il cui innalzamento porrebbe problemi di staticità), la diga del Sella (alla quale potrebbero essere aggiunti 3-4 metri); fuori dai giochi il Ritom (la morfologia del territorio non si presta), il Tremorgio (un lago che ‘perde’) e il lago di Vogorno (innalzarlo vorrebbe dire cancellare una piccola frazione).

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