Locarnese

Bavona, situazioni simili non sono un'eccezione

Andrea Pedrazzini, geologo cantonale, spiega le ragioni per cui in Valle si è scatenato un finimondo malgrado le previsioni avessero predetto la pioggia

14 luglio 2021
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In Valle Bavona, valle il cui territorio è particolarmente ferito, l'acqua si sta ritirando. Immagini e raffronti emozionanti da parte dei testimoni danno un punto di vista piuttosto chiaro. A prima vista verrebbe da pensare che un quadro del genere difficilmente si era visto in passato. Giudizio che Andrea Pedrazzini, geologo cantonale, tuttavia, non condivide: «La Bavona è conosciuta per questi suoi importanti flussi di detriti durante le forti piogge. Le piene portano sempre molta acqua e materiale e gli eventi pregressi da noi cartografati lo dimostrano. Dal punto di vista meteorologico, questa valle è inserita in un'area che si estende dal Sempione all'Alta Bedretto dove piove davvero tanto. Motivo per cui sassi e ghiaia che si trovano negli alvei in presenza di forti precipitazioni sono all'origine di esondazioni e allagamenti».
Tra i principali responsabili dell'accaduto vi è il Ri d'Antabia, un affluente della Bavona, all'origine del dissesto che ha spazzato via un tratto di strada consortile. "Simili eventi possono succedere ed è estremamente difficile capire quale riale può originare i guai maggiori − precisa Pedrazzini − La morfologia del comprensorio è tale per cui i corsi d'acqua reagiscono rapidamente: bacini imbriferi prevalentemente in roccia di piccole dimensioni con pendenze elevate e con alte cime che circondano i due versanti. Quindi in caso di piogge violente anche di breve durata i riali si ingrossano e possono provocare colate detritiche. È successo più volte nell'ultimo decennio. Si tratta di un territorio soggetto a pericoli. Non solo alluvioni bensì anche valanghe. Siamo in presenza di una tipica valle alpina». Mettere in sicurezza tutto il territorio è quindi un'illusione.
Malgrado ciò, gli abitati sono sin qui quasi sempre stati risparmiati da disastri ambientali. «Si è costruito in zone meno vulnerabili e maggiormente protette. Non è invece il caso della strada che corre lungo il fiume, maggiormente esposta agli eventi estremi. In questo caso si fa una gestione basata sul concetto di "proteggere ciò che si può" e, laddove non è possibile, si lavora in maniera proattiva, chiudendone ad esempio l'accesso o invitando i turisti a lasciare la valle. Malgrado le previsioni di Meteosvizzera abbiano fornito informazioni precise sull'arrivo della perturbazione di martedì, non è sempre facile capire come orientarsi e da dove può spuntare la maggiore criticità».
È andata meglio alle vicine Valli Lavizzara e Rovana, caratterizzate da bacini imbriferi più importanti e meno reattivi alle piogge intense di breve durata.

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