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Muralto, annullato il voto popolare sul comparto Ffs

Niente referendum il 13 giugno. Il Municipio ritorna sulla sua decisione poiché, secondo il governo, prima è necessario esaurire la via ricorsuale

16 marzo 2021
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A Muralto il 13 giugno non si andrà a votare pro o contro la variante di Piano regolatore per il comparto della Stazione Ffs. Lo scrutinio nell’ambito della domanda di referendum è infatti stato revocato. Lo ha deciso il Municipio, cancellando in pratica la sua stessa decisione dell’8 febbraio scorso. Il motivo è presto detto: prima di chiamare la popolazione a esprimersi sull’argomento, è bene che si esaurisca la via ricorsuale intrapresa da alcuni privati cittadini, che avevano appunto contestato le decisioni del Consiglio comunale; nello specifico il “sì” alla variante di Pr, ma anche il credito di 4,7 milioni di franchi per la costruzione grezza della pensilina per il futuro nodo intermodale.

La revoca della convocazione al voto per il referendum è stata pubblicata martedì all’albo comunale di Muralto. Giustificandola, il Municipio fa esplicito riferimento a una lettera del Consiglio di Stato datata 24 febbraio 2021. Il governo – ricorda il Municipio di Muralto – “indicava che, a fronte di una risoluzione del Consiglio comunale contestata in via ricorsuale da tre ricorrenti dinnanzi al Consiglio di Stato e al contempo oggetto di una domanda di referendum riuscito, ‘la priorità deve essere concessa alla procedura ricorsuale, e la popolazione può essere chiamata a votare sul referendum solo dopo che sarà accertata definitivamente la legalità del provvedimento suscettibile di essere posto in votazione’”.

In pratica, esattamente quello che il consigliere comunale e avvocato di Muralto Diego Olgiati aveva scritto in un’interpellanza al suo Municipio in cui rifletteva sull’opportunità di votare prima che tutte le istanze di giudizio si esprimessero. Olgiati considerava che un voto referendario prima della crescita in giudicato dei ricorsi sullo stesso oggetto avrebbe posto seri problemi di natura procedurale e legale e rischiava di generare un pasticcio di enormi proporzioni nel caso in cui la popolazione avesse deciso qualcosa e i tribunali avessero poi deciso qualcosa di diverso. Olgiati aggiungeva che un azzardo di quel genere avrebbe costituito “un inutile spreco di energia e di denaro pubblico”.

‘Non sappiamo ancora’

È curioso osservare che a quella stessa interpellanza il Municipio aveva risposto nella seduta dell’8 marzo scorso, quindi quando già avrebbe dovuto essere in possesso della lettera del governo del 24 febbraio. Il sindaco Stefano Gilardi aveva sottolineato la necessità di rispettare la volontà dei referendisti nei tempi previsti dalla Loc, nonché il vantaggio di poter associare la data del referendum (13 giugno) a una votazione popolare (federale) già prevista “per minimizzare i costi”. Per conto dell’esecutivo, il sindaco aveva aggiunto che se nel frattempo i ricorsi di alcuni cittadini avessero avuto successo, il referendum sarebbe stato annullato; ma anche che se il referendum dovesse passare, “i ricorsi sarebbero privi di oggetto”. Per altro, Gilardi aveva aggiunto che su consiglio degli Enti locali il suo Municipio aveva scritto al governo “per avere delucidazioni nel merito” ed era “in attesa della risposta del Consiglio di Stato perché la questione giuridica non è chiara”. Risposta che, come si è visto, c’era invece già da oltre una decina di giorni e che poi è stata citata nella decisione di revocare la data del referendum.

Ieri in serata Gilardi ha chiarito alla “Regione” che «al momento di rispondere all'interpellanza di Olgiati il Municipio ancora non aveva preso atto della lettera del Consiglio di Stato. È vero che è datata 24 febbraio, ma prima che passasse dalla Cancelleria e finisse sotto gli occhi dell'esecutivo è passato del tempo. Indicativamente non l'abbiamo ufficialmente vista prima del 10 marzo».

Nel frattempo, il Consiglio di Stato si è espresso sul ricorso di due cittadini contro la decisione del Municipio di fissare il referendum il 13 giugno. Lo ha fatto (il 10 marzo) dichiarando il ricorso stesso irricevibile poiché non è al governo che bisogna ricorrere in un caso simile, bensì al Tribunale amministrativo. Lo stesso Consiglio di Stato non ha però automaticamente cestinato il ricorso, ma lo ha fatto proseguire al Tram affinché statuisca. Il governo sottolinea fra l’altro di rinunciare al prelievo della tassa di giudizio poiché nella sua decisione dell’8 febbraio il Municipio aveva omesso di indicare chi dovesse essere il destinatario di eventuali ricorsi.

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