Locarnese

L'alluvione del '78: uno spartiacque fra passato e futuro

Museo etnografico di Vallemaggia e Armando Dadò editore hanno dato alle stampe una sorta di ‘antologia’ per capire l'evento e affrontare i prossimi

Locarno
(Foto Ezio e Eros Poncioni)
22 ottobre 2020
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Perchè oggi un libro sull’alluvione del 1978? Elio Genazzi, presidente del Museo di Vallemaggia che quel libro lo ha pubblicato – unitamente ad Armando Dadò –, non ha dubbi: «Per indagare con attenzione il passato, e quell’evento in particolare, che andava meglio capito, circostanziato, raccontato. Per rassicurare la popolazione sul fatto che oggi, meglio di allora, siamo in grado di reagire. Ma anche per renderla attenta che i cambiamenti climatici in atto certi eventi estremi li facilitano. E che altri ne arriveranno. Serve quindi attenzione, prudenza, consapevolezza». Ma meglio ancora di Genazzi, secondo egli stesso, il senso del libro è in una frase di George Bernard Shaw: “Non diventiamo saggi ricordando il passato, ma assumendoci le responsabilità per il futuro”.

'Serviva più di una commemorazione’

“L’alluvione del '78 - testimonianze e riflessioni” risponde, prima di tutto ad un’esigenza: «Per il quarantesimo, nell’aprile del 2018, era stata organizzata una serata ai Ronchini che aveva suscitato grandissimo interesse, e non soltanto in chi l’alluvione l’aveva vissuta – ricorda Genazzi –. C’erano anche i più giovani. Come Museo di Vallemaggia ci siamo resi conto che per ancorare l’evento nella memoria collettiva serviva qualcosa di più di una commemorazione. Dadò, nel 1979, con “L’Alluvione”, una prima risposta l’aveva già data, ma per quanto meritevole era soprattutto una raccolta cronachistica. Bisognava fare di più».

Ecco allora nascere l’idea di una sorta di antologia che trattasse l’alluvione quale elemento paradigmatico del nostro peculiare territorio, del modo di capirlo e di gestirlo. Con l’ausilio di una quindicina di autori qualificati – tutti messisi a disposizione a titolo volontario – il libro dà una risposta convincente; di più: ne dà centinaia di risposte. «Prima dell’alluvione del '78 la responsabilità della gestione, della pulizia e della cura del territorio era soprattutto individuale. Era la gente che vi agiva direttamente. Le istituzioni (e parlo in primo luogo della Protezione civile) e il settore forestale avevano compiti diversi, meno specialistici, meno profilati. Poi lo spopolamento delle valli ha determinato un obbligato cambio di atteggiamento: per le persone che sono venute a mancare nel loro impegno, sono subentrate, appunto, le istituzioni. Cui oggi viene in gran parte demandata l’azione preventiva».

“Un Museo etnografico – precisa lo stesso Genazzi nelle prime pagine del libro – ha il dovere di tramandare un più esaustivo e arricchente bagaglio di conoscenze sull’episodio e sulle circostanze che l’avevano determinato”. Ciò significa verificarne il contesto storico e quello geografico, analizzare le cause di quanto successo e focalizzarne le dinamiche. Per capire, anche, se quella terribile esperienza (12 ore di piogge con intensità di oltre 250 litri d’acqua per metro quadrato, con 5 morti nel Locarnese, uno nel Bellinzonese, due nella Valle di Blenio e due in Calanca) a qualcosa sia servita.

L’analisi che ne emerge è a 360°, frutto di interventi che vanno ben oltre il singolo evento. Guardando al passato, Bruno Donati scrive di “Acqua e alluvioni”; Alice Jacot-Descombes della convivenza (necessaria) con il fiume Maggia; Urs Germann e Stefano Zanini di “Condizioni meteorologiche estreme”; Laurent Filippini, Andrea Salvetti e Sandro Peduzzi di “Un torrente per natura: la Maggia”. E poi ancora hanno prestato riflessioni e competenze Giuliano Anastasi (“L’alluvione '78, evento eccezionale?”), Maurizio e Teresio Valsesia (“Cronologia di una tempesta perfetta”), Vasco Gamboni (“Onsernone: cose mai viste”), Ottavio Martini (“Diga di Palagnedra salvagente del Locarnese”), lo stesso Elio Genazzi (“La frana di Campo, una spada di Damocle”), ancora Teresio Valsesia (con alcune testimonianze), Roland David (“Mutamenti nel rapporto tra uomo e natura”), e Ryan Pedevilla, Alex Helbling e Raffaele Dadò (“Evoluzione del dispositivo di catastrofe ieri e oggi”).

Insomma, una radiografia... completa all’alluvione, per identificare, nell’evento, passato, presente e futuro.

Un massiccio intervento istituzionale

La pubblicazione, che Genazzi giudica «fortemente istituzionale», è stata finanziata da quasi tutti i Comuni del comprensorio, valli comprese: sia direttamente, sia previo l’acquisto preventivo di copie. Sarà in vendita nelle librerie, ma potrà essere ordinata al prezzo di 40 franchi anche compilando la cartolina che settimana prossima arriverà in tutte le bucalettere del Locarnese. Il Museo di Vallemaggia, promotore dell’iniziativa, offrirà inoltre la possibilità di averne una copia a 30 franchi ai soci che si presenteranno a Cevio, sede del Museo, venerdì 30 e sabato 31 ottobre.

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