Locarnese

Percosse a un ubriaco, in appello due agenti

Locarno, torna in aula la vicenda che aveva portato alla condanna di due poliziotti alle Correzionali. Per la difesa, il 33enne si era ferito da solo

La sede della Corte d'appello e revisione penale (Ti-Press)
18 febbraio 2020
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Lo hanno davvero gettato a terra rompendogli il naso o era inciampato da solo in un gradino della Gendarmeria? Torna in aula questa mattina una vicenda avvenuta nel novembre del 2013 a Tegna e che aveva visto quali protagonisti due poliziotti della Cantonale e un automobilista 33enne. In primo grado, il 28 novembre 2018, i due agenti erano stati condannati alle Assise correzionali: il primo, un 47enne, a 9 mesi di carcere (sospesi) e 5mila franchi di multa; il secondo, un 28enne, a una pena pecuniaria (150 aliquote giornaliere di 120 franchi e multa di 3mila franchi).

La sentenza era stata impugnata e quindi gli imputati, difesi dagli avvocati Andrea Bersani e Brenno Canevascini, tornano in aula. L’accusa sarà sostenuta dal procuratore generale Andrea Pagani. A presiedere la Corte d’appello e di revisione penale il giudice Angelo Olgiati, affiancato dai giudici a latere Chiarella Rei-Ferrari e Attilio Rampini.

Anche in occasione di questo secondo processo, verosimilmente le versioni dei fatti saranno due, diametralmente opposte. Già nel corso del dibattimento del novembre 2018 l’accusa aveva puntato su abuso di autorità, ripetute lesioni semplici tentate e lesioni semplici.

Sui fatti due versioni

Il 15 novembre 2013 due agenti della Polcantonale in pattuglia vengono chiamati a Tegna: in un’auto ferma sulla strada, dorme con la testa appoggiata al volante, un 33enne italiano. I poliziotti lo svegliano e si rendono conto che l'uomo è ubriaco (dalle analisi del sangue emergerà un tasso alcolico attorno al 3 per mille). Con qualche difficoltà – vista l’aggressività “a strappi” dell’uomo – viene portato in ambulanza all’ospedale di Locarno. Le frizioni fra il 33enne e gli agenti continuano e lui rifiuta l’esame del sangue. La tensione cresce e i poliziotti lo conducono al Pretorio, per fargli compilare e firmare il formulario che confermi il “no” alla prova dell’alcool. Ma prima lo ammanettano.

Il 33enne parla di diversi episodi di violenza, già all’esterno del noscomio e poi in Gerndarmeria, e accusa i due uomini della Cantonale di avergli rotto il naso buttandolo a terra.

Loro, invece, affermano di averlo “placcato” fuori dall’ospedale con un atterramento come quelli insegnati ai poliziotti per ridurre alla calma i refrattari. Negano di averlo percosso nel tragitto tra la Carità e il Pretorio e affermano che il 33enne si è fatto male da solo, inciampando in un gradino della scala dell’edificio che ospita gli uffici della Cantonale in via della Pace.

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