Locarnese

Così l'orto rimette radici

Cresce nelle aree urbane la voglia di seminare gli ingredienti per minestroni e macedonie; per soddisfarla arrivano proposte innovative

A chilometro zero (Ti-Press)
24 agosto 2019
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Un tempo era necessità, oggi è passione. L’ortaggio che cresceva fuori casa, a chilometro zero, e che nutriva la famiglia non è stato del tutto dimenticato. Ma nelle aree urbane, con i prezzi dei terreni alle stelle, si edifica ovunque e per le verdure – per forza di cose – ci si reca dal fruttivendolo o si preleva dal banco dei prodotti freschi del supermercato. La gioia (con la relativa fatica) di coltivare da sé gli ingredienti di minestroni e macedonie rimane però viva nel cuore di molti... È questa la ragione principale del successo di diverse iniziative, che fioriscono anche nel Locarnese. Ne citiamo due: il progetto, già realizzato, di orti familiari del Legato delle Tre Squadre del Basso Losone e quello in via d’esecuzione a Solduno (l’inaugurazione è prevista il mese prossimo) di una palazzina abitativa con fazzoletti di terra coltivabili annessi agli appartamenti.

Presidente del “Legato” losonese è Fausto Fornera: «In via Gaggioli abbiamo affittato sei appezzamenti. Ora siamo alla fase due, con altrettanti orti già prenotati». In sostanza, con un investimento di circa 50mila franchi, il Legato ha cintato il terreno, realizzato gli allacciamenti, con contatori individuali, alla rete idrica e creato le piattaforme per le casette da giardino. «La licenza edilizia prevede una trentina di postazioni e stiamo procedendo a seconda delle richieste, che vengono non solo da losonesi». Il regolamento su un punto è chiaro: la coltivazione di ortaggi deve soddisfare i bisogni familiari e non può avere scopi commerciali. «Una misura che abbiamo dovuto adottare perché imposta dal Piano regolatore: infatti siamo in un’area residenziale, non in una zona agricola».

Il prezzo dell’affitto? «Si pagano cinque franchi all’anno per metro quadrato. Le strisce di terreno sono di 150 metri quadri e quindi il costo globale è di 750 franchi, più tasse d’utenza per l’acqua». L’iniziativa ha riscosso successo. «Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti. Uno degli scopi principali è quello sociale: in effetti si creano delle dinamiche positive tra coltivatori e in seno alle famiglie affittuarie. Notiamo inoltre che la richiesta di questi appezzamenti è costante».

Sedime che ha una storia

Intanto a Solduno sta sorgendo una palazzina abitativa del tutto particolare: «Con la complicità dei committenti abbiamo costruito uno stabile di appartamenti dove ogni alloggio dispone di un pezzo di terra da adibire ad orto – spiega l’architetto Francesco Buzzi, che ha firmato il progetto –. Credo si tratti di una novità in Ticino». La “Casa agli orti”, che sarà inaugurata il prossimo mese, deve il suo nome anche agli “orti condivisi” degli operai italiani che sono stati coltivati per molti anni proprio su quel mappale, quando ancora era zona periferica. «Una memoria da mantenere e da far rivivere – prosegue l’architetto –. Oltre agli appezzamenti coltivabili, la palazzina sarà attorniata da un paesaggio fluviale in continuità con la vicina golena del fiume Maggia». Il triangolo “architettura-orti-natura” diventa quadrilatero se si aggiunge l’aspetto dei costi: «Siamo riusciti a contenerli, perché siamo convinti che questa formula non debba essere riservata a pochi eletti, ma vada resa accessibile a tutti». Quindi per gli inquilini affitti abbordabili e la possibilità di sfogare la voglia di zappare, seminare e coltivare le proprie verdure.

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