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L’avventura di un frammento di malta a Bellinzona

La mostra visitabile dal 25 maggio a Castelgrande permette di scoprire come gli artigiani medievali siano riusciti a costruire opere senza tempo

Obiettivo: avvicinare il pubblico non specialista alla scienza
(Ti-Press/Golay)
23 maggio 2024
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Un sasso, non particolarmente bello da vedere, ma che racchiude una storia affascinante. Inizia in questo modo il percorso della mostra multimediale e interattiva ‘Malta. Storia e scienza in frammenti’ visitabile dal 25 maggio al 3 novembre a Castelgrande a Bellinzona. Mostra che mira da un lato a sensibilizzare i visitatori sul valore del patrimonio culturale e dall'altro ad avvicinare il pubblico non specialista a discipline quali l’archeologia, la geologia, la scienza dei materiali. Come? «Raccontando il viaggio di un frammento di malta: partendo dalle montagne si scende nelle sabbie dei fiumi che miscelate alla calce diventano corpo di edifici meravigliosi», ha spiegato oggi durante una conferenza stampa Silvia De Ascaniis, docente, ricercatrice e coordinatrice della Cattedra Unesco dell’Università della Svizzera italiana (Usi). Edifici come il Convento di San Giovanni a Müstair, nel Canton Grigioni, dal quale provengono i frammenti esposti.

Reperti provenienti dal convento di Müstair, ‘mai completamente ristrutturato’

L'esposizione permette dunque di fare un salto indietro di quasi mille anni per scoprire come gli artigiani medievali, con mezzi limitati, siano riusciti a costruire opere senza tempo. Concretamente, «la malta è un materiale da costruzione che unisce mattoni o pietre, generando le murature», ha indicato Marta Caroselli, docente e ricercatrice per l’Istituto materiali e costruzioni della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). Un materiale dal quale si possono carpire «informazioni storiche sia sulle materie prime utilizzate, sia sulle società che hanno saputo miscelare questi ingredienti utilizzandoli in diverse epoche». Infatti a Müstair, in oltre 50 anni di scavi, sono stati raccolti migliaia di frammenti di malta, che hanno permesso di acquisire conoscenze che vanno ben oltre il convento – iscritto nella lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1983 – e gettano luce sul lavoro e l’arte delle maestranze medievali in Svizzera e in Europa. Convento che «ha la particolarità di non essere mai stato completamente ristrutturato», ha sottolineato Patrick Cassitti, direttore scientifico della Fondazione Pro Kloster St. Johann di Müstair. «Un sito molto complesso, ma che permette di studiare dodici secoli di storia architettonica» e più precisamente «le tecniche costruttive dall’ottavo al sedicesimo secolo», ovvero quelle rappresentate nella mostra a Castelgrande, in precedenza (da giugno 2023 ad aprile 2024) esposta proprio nel Convento di Müstair.

‘Aiutare le persone a crescere’

Non a caso l'esposizione è ora ospite – grazie anche alla Città di Bellinzona – nella Fortezza che è pure patrimonio dell'Unesco dal 2000, mettendo così in luce il legame centenario fra i due siti del patrimonio culturale svizzero. Unesco che ha quale missione quella di «promuovere la pace attraverso l’educazione culturale», ha affermato Lorenzo Cantoni, direttore dell’Istituto di tecnologie digitali per la comunicazione e responsabile della Cattedra Unesco dell’Usi. «Aiutiamo le persone a capire il patrimonio culturale e a vivere in modo più consapevole grazie alle tecnologie digitali». Insomma, «questa mostra cerca di mettere in dialogo scienza, cultura ed educazione per aiutare le persone a crescere».

‘Unire le forze per comunicare efficacemente la scienza’

La mostra nasce infatti dalla collaborazione tra l’Istituto Materiali e costruzioni, Settore Conservazione e restauro, della Supsi, la Fondazione Pro Kloster St. Johann a Müstair e la Cattedra Unesco dell’Usi. «Una sinergia che sottolinea come, per comunicare efficacemente la scienza, ci sia bisogno di unire le forze», ha da parte sua sottolineato Rossana Martini, direttrice del settore Cultura ed eventi della Città di Bellinzona. Un altro aspetto importante dell'esposizione è il coinvolgimento, grazie a contenuti didattici, delle scuole medie e superiori: sono infatti previsti laboratori a cura dell’Associazione archeologica così da avvicinare gli alunni alla scienza e sensibilizzarli all’importanza di conservare il patrimonio culturale (prenotazione obbligatoria scrivendo a didattica@archeologica.ch). In questo contesto la mostra permette infatti di immedesimarsi in un ricercatore: è possibile osservare frammenti al microscopio o pesare materiali che inducono il visitatore a porsi domande e ipotizzare risposte. Il percorso propone inoltre contributi audio e video, così come un'installazione multimediale che raccontano il processo scientifico che ha portato a formulare ipotesi sulla storia, la geologia e le tecniche costruttive. L’esposizione è disponibile in due lingue (italiano e tedesco) e offrirà inoltre per sei sabati la possibilità di partecipare a incontri con i ricercatori che dopo una visita guidata presenteranno di volta in volta un tema diverso. Maggiori informazioni su www.fortezzabellinzona.ch.

Approfondire il Medioevo grazie ai tre castelli

Come detto la mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 18 dal 25 maggio – alla cerimonia di inaugurazione saranno presenti il sindaco di Bellinzona Mario Branda e la consigliera di Stato Marina Carobbio – fino al 3 novembre. L'esposizione completa il programma espositivo e culturale della Fortezza per la stagione turistica in corso: assieme alla mostra di Sasso Corbaro ‘Non siamo più nel Medioevo. Dai castelli alla Fortezza’ – che ha legami molto chiari con il periodo e il tema rappresentati da quella sulla malta – e al percorso all’interno del Museo di Montebello denominato ‘Archeologia Montebello’, i visitatori potranno approfondire diversi aspetti del Medioevo.

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