Bellinzonese

Tutti i vincoli del nuovo ospedale di Bellinzona

I progettisti dovranno confrontarsi con un’importante serie di questioni tecniche, fra sicurezza fluviale, edificabilità e viabilità

6 febbraio 2023
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La disponibilità di un’ampia superficie pianeggiante, lo stretto rapporto col Parco fluviale e le previste opere del nuovo semisvincolo e della fermata Tilo fanno del terreno della Saleggina al confine tra Bellinzona e Giubiasco l’unico luogo ritenuto adeguato dall’Ente ospedaliero cantonale per realizzare il nuovo nosocomio regionale del Sopraceneri (investimento previsto 380 milioni di franchi) in sostituzione del vetusto San Giovanni. A otto anni dal primo studio di fattibilità, è ora tempo di mettere nero su bianco la visione dell’Eoc, illustrata nel centinaio di pagine del bando di progettazione pubblicato venerdì scorso. Agli specialisti che parteciperanno al concorso il compito di soddisfare una lunga serie di vincoli.

Partiamo da quelli territoriali strettamente legati all’ubicazione del comparto, in passato parzialmente toccato dal passaggio del fiume Ticino e dunque ritenuto alluvionale. In considerazione della conseguente bassa capacità portante del terreno, il nuovo ospedale (previsti cinque piani per un’altezza massima di 22 metri e mezzo) dovrà essere realizzato elevato dal suolo, e l’Eoc prevede dunque delle fondazioni puntuali con delle palificazioni. Quanto alle zone di pericolo, il sedime della Saleggina presenta i gradi di rischio da residuo fino a medio a causa delle possibili piene degli adiacenti fiume Ticino e riale Guasta. Al fine di scongiurare il rischio di alluvionamento (pur se considerato residuo), è stata stabilita una "quota zero" per il basamento dell’edificio: nessuna funzione vitale per lo svolgimento dell’ospedale potrà trovarsi al di sotto dei 223,98 metri sul livello del mare, considerando che mediamente il fiume Ticino scorre a 216 metri. Per prevenire possibili inondazioni del Ticino sarà costruita anche una nuova diga insommergibile, mentre sarà un terrapieno previsto tra l’area dell’ospedale e il riale Guasta a tenere a bada quest’ultimo. Per una sicurezza ancora maggiore i progettisti dovranno pensare a un accesso sopraelevato all’ospedale da via Rongia, così come a un accesso di emergenza per consentire il passaggio dell’ambulanza (da via Chicherio) in caso di inagibilità dell’accesso principale, previsto dalla strada cantonale (via Zorzi e via Bellinzona).

‘Accessi facili, intuitivi e differenziati’

L’Eoc ritiene che la qualità del funzionamento di una struttura ospedaliera dipenda direttamente dalla sua accessibilità attraverso una modalità di entrata al nosocomio facile, intuitiva e breve. Nel bando di concorso particolare attenzione viene quindi rivolta all’organizzazione dell’accesso delle varie tipologie di utenti. Si chiede ai progettisti di prevedere accessi separati per: pazienti ambulatoriali e accompagnatori; pazienti stazionari; pazienti del pronto soccorso (urgenti); personale; logistica e fornitori; visitatori. Una separazione dei diversi flussi di utenti che si rispecchierà anche a livello di accesso all’ospedale del traffico motorizzato e nella gestione interna degli ascensori.

Il discorso della gestione del flusso degli utenti impone inoltre di tener conto di una possibile nuova emergenza come quella della pandemia da coronavirus: la struttura dovrà poter rispondere con accessi per pazienti sintomatici come un "ospedale nell’ospedale". "Interessante – si legge nel bando di progettazione – potrebbe essere un’area che in caso di emergenza potrebbe essere trasformata in ospedale provvisorio".

Le tre strutture di protezione civile

I partecipanti al concorso saranno pure chiamati a ‘disegnare’ tre strutture di protezione civile con una relazione diretta con l’edificio principale. Come prima cosa si chiede di progettare un cosiddetto ‘ospedale protetto’ con 350 posti letto in grado di garantire i servizi di un pronto soccorso e di almeno due sale operatorie. La seconda costruzione richiesta è un rifugio pubblico da usare – si legge – "in caso di pandemie, eventi straordinari, esigenze particolari o gestioni logistiche per l’ospedale (spogliatoi, servizi, dormitori, magazzini, soggiorno e sala riunioni)", con una capienza prevista di 600 posti protetti suddivisi in tre strutture indipendenti adiacenti con un massimo di 200 posti protetti cadauno. Terza e ultima struttura chiesta ai progettisti, il rifugio per un eventuale utilizzo di una compagnia sanitaria dell’esercito quale sostegno in caso di emergenza o catastrofe (anche qui 600 posti suddivisi in tre distinti edifici).

Appello alla fantasia per lo spazio verde

Alla fantasia dei partecipanti ci si appella per quanto riguarda la prevista vasta area verde, che dovrà essere connessa con il progetto del Parco fluviale e prevedere, tra gli altri punti, un parco ospedaliero che contribuisca a sostenere il recupero e la riabilitazione dei pazienti. Richiesto anche un concetto di sostenibilità per un ospedale che vuole avere un‘impronta ’green’, anche al fine di risparmiare risorse grazie a soluzioni strutturali intelligenti e sostenibili.

Ancora punto di riferimento per la pediatria

L’Eoc parla di "visione a lungo termine" con una prima fase nel 2031 che vedrà la realizzazione di una struttura in sostituzione dell’attuale. Ci saranno 240 letti per pazienti stazionari (come oggi), 100 ambulatoriali e otto sale operatorie. Destinati a diventare rispettivamente 480, 150 e 20 nella fase di sviluppo con orizzonte 2046. Tutti i servizi presenti oggi al San Giovanni, ha dichiarato a ‘laRegione’ il direttore dell’Ente Glauco Martinetti, troveranno spazio nella nuova infrastruttura. Il cuore dell’ospedale sarà suddiviso in 5 aree: pronto soccorso; medicina intensiva e cure continue; blocco operatorio; radiologia e diagnostica; terapie. Bellinzona continuerà ad essere punto di riferimento per quanto riguarda la pediatria. Spazio anche a cardiologia, ortopedia (Trauma Center), oncologia (Cancer center) e ospedale di giorno (Day Center).

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