Bellinzonese

Gorduno, ecco il rifugio della Protezione animali 3.0

Animali domestici, selvatici e da reddito hanno ora una casa funzionale e soddisfacente per le loro necessità

(Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
10 giugno 2022
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Le persone che decidono di accogliere fra le mura domestiche uno o più animali da compagnia sono sempre più numerose: la densa popolazione canina del Ticino, circa 33mila esemplari, rende il nostro cantone uno dei più accomodanti a livello nazionale. Una cifra ulteriormente accresciuta dalla pandemia, tant’è che la media annuale è più che raddoppiata. L’adozione, in alcuni casi, è però un’azione compulsiva, fatta senza prima riflettere sulle molte implicazioni; si verifica così un’impennata di abbandoni, cessioni e maltrattamenti anche a causa delle importazioni illegali. Un problema all’ordine del giorno anche in Svizzera, dove il benessere dell’animale è tutelato dalla Costituzione. La necessità di accudire i ‘senzatetto’ è in parte compensata dalla presenza della Società protezione animali di Bellinzona (Spab), oggi fiera di presentare ai media e alle autorità comunali e cantonali la completa ristrutturazione del rifugio di Gorduno. «L’intenzione era di realizzare una struttura confortevole e moderna, confacente alle esigenze degli animali – ha illustrato l’architetto Guido Rè –. Il lavori hanno permesso di garantire una maggiore protezione da possibili esondazioni del fiume Ticino, il sedime è tuttora in zona rossa, e risanare il sistema energetico». Anche l’immagine della società è stata ammodernata con una nuova forma grafica, sempre con la caratteristica mano che offre rifugio all’animale.

Già in cantiere una struttura 4.0

I 13mila soci permettono alla Spab di essere una realtà consolidata: «La passione e l’amore dei volontari tuttavia non è sufficiente a sopperire alla mole di lavoro – ha puntualizzato il presidente Emanuele Besomi, il quale ha rivolto il suo personale ringraziamento alla mamma Ebe per trent’anni di operatività mai alle luci della ribalta –. Il repentino abbandono delle altre protezioni animali attive sul territorio – ha continuato Besomi – ha fatto sì che, in sostanza, oggi ancora poche riescono ad assicurare un servizio di picchetto sempre pronto a intervenire. Di fatto la Spab si occupa di tutto il cantone tranne il Locarnese, ma la difficoltà nel reperire nuova manodopera mina la nostra efficienza». L’anno scorso le operazioni di soccorso hanno sfiorato le seicento chiamate, mentre i veicoli rossi hanno percorso più di 200mila chilometri. Il motore pulsante del rifugio spera quindi in «una maggiore presa di coscienza della politica locale. Nonostante le molte difficoltà, il Comitato rimane fiducioso e pensa già a quali migliorie apportare per rendere l’impianto ancor più professionale: entro fine anno è ipotizzabile l’assunzione del primo dipendente ufficiale della Spab; e poi in futuro il nostro obiettivo è di allestire un centro di competenza regionale che si svilupperà su due piani, ognuno di 800 m2, composto da alcuni moduli adattabili a seconda delle necessità». Una struttura 4.0 non così lontana dall’essere realizzata, come conferma il vicesindaco di Bellinzona Simone Gianini. «La variante del Piano regolatore non ha incontrato opposizioni quindi è in fase conclusiva. Il sedime verrà dedicato alle attrezzature e agli edifici pubblici della Spab su un periodo non più precario, ma definitivo». Dal canto suo il consigliere di Stato Raffaele De Rosa ha ribadito l’importanza della società quale entità fortemente ancorata al territorio e annunciato la volontà di istituire un gruppo di lavoro, capace di effettuare una radiografia della situazione attuale in modo da rafforzare e consolidare la buona collaborazione già in corso.

Una crescita senza sosta

A inizio anni 50 i cani rinvenuti senza proprietario su suolo comunale erano soliti essere legati alla ruota del cannone situato nella corte interna del municipio di Bellinzona dall’allora accalappiacani detto il ‘Bobina ciapacan’. A pochi giorni dalla sua cattura, il randagio non ritirato dal legittimo padrone veniva freddato da un colpo di pistola così da permettere all’improvvisato canile di accogliere il prossimo ospite. La fondazione del Comitato della Protezione animali permise quindi di collocare i quattro zampe rimasti senza rifugio sotto il balcone dell’allora presidente Alberto Imperatori, levandoli di fatto dai metodi sbrigativi del ‘Bobina’. La necessità di un canile comunale è poi emersa impellente: Armando Besomi si incaricò di intensificare le relazioni con l’esecutivo locale in modo da individuare un sedime adatto, da cui prese origine la Protezione animali di Bellinzona. Il primo, un pollaio in zona Benedetta, non era più sufficiente a rispondere alla crescente presenza di ‘trovatelli’ e così il responsabile degli stabili comunali Giuseppe Gervasoni identificò una nuova location nei pressi dello stand di tiro di Gnosca. Risolte le opposizioni del Comune (unitamente a quello di Gorduno) dal Tribunale federale, il 2 dicembre 1983 ecco la consegna ufficiale delle chiavi del ‘cantiere navale dell’Arca di Armando’. La precarietà della struttura indusse la signora Marie Luise Erlenmeyer di Basilea, in Ticino per adottare due cani, a donare un milione di franchi a favore della ristrutturazione e dell’ampliamento. Dopo un trentennio il rifugio necessitava tuttavia ancora di un ammodernamento radicale, poiché non più confacente agli standard richiesti. Il credito di 1,2 milioni di franchi, di cui il 10% coperto dalle donazioni della ditta Antonini e Ghidossi e della Fondazione Fritz Cesar, ha permesso nel dicembre del 2019 l’inizio dei lavori. A circa quarant’anni dalla sua nascita il rifugio di Gorduno è il centro di cura per animali domestici, selvatici e da reddito più grande del cantone e tra i più importanti a livello nazionale. Sabato 11 e domenica 12 giugno (dalle 10.30 alle 17) sono in programma due giornate di porte aperte per la popolazione.

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