Bellinzonese

‘Esplosioni che hanno messo in pericolo la vita di terzi’

Chiesti 4 anni e mezzo per il 22enne ritenuto il responsabile delle esplosioni avvenute tra il 2019 e il 2020. La difesa chiede al massimo 24 mesi sospesi

L'episodio più eclatante alle scuole sud: l'imputato ritiene che le sue responsabilità si limitino ad aver fabbricato e consegnato l'ordigno all'autore materiale dell'esplosione(Ti-Press)
25 febbraio 2021
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Si è aperto questa mattina nell’aula penale di Lugano il processo a carico del 22enne di Bellinzona ritenuto il responsabile dell’esplosione di sei ordigni artigianali nella nostra regione fra il gennaio 2019 e il 13 marzo 2020, quando infine è stato arrestato dopo l'ultimo petardo fatto saltare in golena. Il suo agire aveva attirato l’attenzione della popolazione per svariati mesi, botto dopo botto, generando una curiosità generale sull’origine delle esplosioni udite nel raggio di chilometri.

L’evento principale è stato la deflagrazione avvenuta nella notte del 26 febbraio sul piazzale delle Scuole comunali sud cittadine, scoppio che ha causato un piccolo cratere nell’area di gioco e danni per 18mila franchi alle finestre e alle aule. In questo caso la miccia della “bomba delle bombe” (così l’ha definita in aula l’imputato indicandola come la più grande da lui costruita) è stata accesa da un complice, il 20enne condannato martedì, al quale il 22enne aveva consegnato l'ordigno (composto da un tubo d’acciaio, rinforzato con del nastro adesivo e una cintura di sicurezza per automobili, nel quale erano stati infilati 600 grammi di polvere pirica prelevata da altri petardi) per poi allontanarsi prima della detonazione. Sul luogo dell'esplosione, ricordiamo, a fungere da palo c'era anche un minorenne. 

Gli altri episodi

Venendo agli altri episodi di cui il 22enne ha ammesso di essere l'autore materiale, il primo, risalente al 2019, riguarda l’esplosione, in un prato di Galbisio, di un ordigno assemblato con sei petardi contenenti 100 grammi l’uno di polvere pirica inseriti in un contenitore in cartone avvolto con corda e nastro adesivo e con attaccate quattro bombole di gas per fiamma ossidrica per aumentare il potere esplosivo. Seguono – sempre nottetempo – altri eventi simili sfociati nel danneggiamento di pareti e bidoni della spazzatura, come pure di alberi in golena a Giubiasco, vicino al sentiero pedonale lungo il quale peraltro un ragazzo stava facendo jogging. 

In pericolo la vita di terzi

Comparso davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, l'imputato ha ammesso le sue colpe riconoscendo i fatti descritti nell'atto d'accusa stilato dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, la quale ha chiesto quattro anni e mezzo di carcere. La pp non si oppone a un'eventuale sospensione della pena al beneficio di un trattamento psicoterapeutico stazionario per far fronte alla turba psichica del giovane nell'ambito di un disturbo della personalità di tipo narcisistico. «Se la Polizia non l’avesse fermato, sarebbe andato avanti arrivando presto o tardi a ferire qualcuno», ha affermato Canonica Alexakis. Un convincimento, ha continuato la pp, a cui si giunge vedendo il materiale che gli inquirenti hanno rinvenuto a casa del giovane dopo il fermo (diverse granate fumogene, varie bombole di gas, attrezzature per saldare, attrezzatura varia per confezionare gli ordigni). «È un giovane intelligente, ma deve imparare a usare la sua intelligenza in maniera costruttiva e non distruttiva. All’età di 22 anni ha ancora tutta la vita davanti». 

'Ero frustrato e volevo dare fastidio'

Tre, ha sottolineato l'imputato, i motivi alla base delle sue azioni. «In primis il fatto che non avevo niente da fare. In secondo luogo, mi sono sempre piaciuti i petardi. Da ultimo direi che probabilmente ero frustrato e il fatto di infastidire la gente che sentiva le esplosioni era quindi una sorta di sfogo. Le persone si allarmavano e diventavano isteriche. Mi divertivo anche un po’ cosi, guardando le pagine su Facebook che dopo pochi minuti pubblicavano vari commenti. Ognuno dava la sua versione: attività paranormali oppure l'ipotesi che qualcuno stesse scavando una galleria sotterranea». Il giovane ha inoltre confermato che, seppur solo all'inizio, c'era anche interesse al fattore mediatico. «Quando leggevo l’articolo mi facevo una risata. Ma il movente non era certo quello di finire sul giornale». 

A pesare nella commisurazione della pena, è in particolare il reato di ripetuto uso delittuoso di materie esplosive configurato dalla pp. Per il magistrato inquirente, l'agire del giovane ha infatti messo in pericolo Ia vita e l’integrità di altre persone, e meglio degli altri giovani che di volta in volta hanno assistito agli eventi in qualità di spettatori. Va aggiunto, ha sottolineato la pp, che la sera dell'esplosione alle Scuole sud era inoltre in corso il Carnevale Rabadan. 

'Non ero d'accordo di farlo esplodere alle scuole'

Proprio in merito ai fatti del 25 febbraio 2020 si focalizza la contestazione del giovane, il quale sostiene che era assolutamente contrario all'idea di far esplodere l'ordigno sul piazzale delle scuole. «Era lui – ha detto in aula riferendosi al complice – che si era imputato con quest'idea. Io avevo proposto la Golena, il Sasso Corbaro o la spiaggetta di Arbedo ma lui era irremovibile. Gli ho fatto presente che ritenevo eccessivo farlo esplodere a scuola: ci sono tanti luoghi, ma la scuola è l’ultimo posto dove farei esplodere una bomba artigianale, perlopiù la sera del Carnevale. Ma visto che lui insisteva ed era molto preso dalla cosa – è venuto al punto il 22enne rispondendo a una precisa domanda della giudice – gli ho fatto per così dire un favore, gli ho consegnato il petardo accontentandomi di sentire il botto dalla golena, che alla fine non ho neppure sentito. Mi rendo conto di aver sbagliato, lavandomene le mani. Tuttavia non immaginavano danni simili, anche perché non sapevo il punto esatto avrebbe fatto il petardo. Sapevo solo che erano le scuole». Per l’accusa era invece pienamente d’accordo e determinato a fare esplodere l'ordigno in quel punto preciso. 

La difesa chiede al massimo 24 mesi sospesi

Patrocinato dall’avvocato Niccolò Giovanettina, dopo l’arresto l'imputato ha dapprima trascorso 84 giorni in detenzione preventiva, per poi passare nel giugno scorso in esecuzione anticipata della pena al penitenziario cantonale della Stampa. Per il legale, oggi battutosi per una pena detentiva sospesa non superiore ai 24 mesi, il suo assistito non ha messo in pericolo la vita di nessuno. Inoltre, secondo la difesa, non c'è stato un fine delittuoso ma solo la curiosità di osservare le esplosioni. Giovanettina ha sottolineato la capacità di analisi del rischio del 22enne, il quale ha sempre fatto esplodere i petardi in sicurezza, nel cuore della notte in prossimità della Golena assicurandosi che nessuno fosse nei paraggi. Quanto al petardo alle Scuole sud, «non voleva assolutamente che quel petardo venisse fatto esplodere alle scuole. Non aveva coscienza di dove l'altro ragazzo l'avrebbe fatto esplodere. E per quanto conosceva l'amico, il suo scopo poteva essere solo quello di fare rumore». Per la difesa, il 22enne non ha consegnato il petardo al complice sul sedime sulle scuole, ma lo ha fatto in precedenza in un altro luogo. L'avvocato ha descritto il suo assistito come un ragazzo completamente cambiato, che si è assunto le sue responsabilità ed è disposto a seguire un trattamento psicoterapeutico. 

«Non c'è dubbio che ho commesso un errore marchiano – ha affermato il giovane quando la giudice gli ha concesso la facoltà  dell'ultima parola –. Onestamente ritengo però che dopo un anno di carcere abbia pagato il mio debito con la giustizia, soprattutto dal momento che ho intenzione di cambiare pagina».  

La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio.  

 

 

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