Bellinzonese

Educatore di strada a Bellinzona, ‘che sia un servizio vero’

La Legislazione del Cc verso un pieno sostegno alla mozione di Vito Lo Russo. Gli auspici del presidente commissionale Orlando Del Don

Il presidente della commissione legislazione, Orlando Del Don (Ti-Press)
16 settembre 2020
|

Si allunga l’elenco di adesioni alla mozione del consigliere comunale liberale-radicale di Bellinzona Vito Lo Russo per l’istituzione di un educatore di strada. Dopo il preavviso positivo del Municipio anche la Commissione legislazione, preposta a esprimersi all’indirizzo del plenum del Cc cui compete la decisione sul principio, si sta orientando verso un’adesione piena. Gli ultimi dubbi, se ce n’erano, sono caduti martedì sera durante l’audizione del mozionante che ha avuto modo di rispondere alle domande dei ‘commissari’ coordinati dal presidente Orlando Del Don (Udc). Quest’ultimo, interpellato dalla ‘Regione’, si dichiara «estremamente soddisfatto» per la qualità del dibattito innescatosi sulla mozione. Taluni consiglieri condividono peraltro la sua opinione secondo cui «vi è un’assoluta necessità di quello che, confidiamo, non dovrà limitarsi a essere un compito affidato a una singola persona magari incaricata a tempo parziale, ma dovrà assumere la forma di un vero e proprio servizio comunale, formato da almeno due professionisti». Opinioni, per ora personali, che potrebbero confluire nel rapporto all’indirizzo del Legislativo, dopo che sarà effettuata anche l’audizione del municipale e capodicastero Servizi sociali Giorgio Soldini, a sua volta favorevole all’istituzione dell’operatore di strada.

'Evitare cose fatte a metà'

«Auspicavo un’adesione piena che si è nel frattempo palesata – dichiara Del Don – non da ultimo perché il quadro generale e i fatti incresciosi più recenti dimostrano ancora una volta l’urgenza di dotare la nuova Bellinzona di questo servizio. Vito Lo Russo è stato molto bravo a esporre i contenuto della sua mozione e a rispondere alle varie sollecitazioni. Una propositività interessante il cui esercizio spero possa sfociare in una soluzione di peso. Anzi, mi piace pensare che il servizio proposta possa diventare un fiore all’occhiello della Città di Bellinzona». L’invito insomma è quello di non lesinare sulle risorse da destinare all’operatore di strada: «Se da una parte possono essere condivisibili le preoccupazioni verso lo stato di salute delle finanze cittadine e il costante controllo della spesa – annota Del Don – dall’altra è innegabile che il tema richieda una soluzione seria, non un contentino, un palliativo o ‘cose’ fatte a metà». L’obiettivo dell’esercizio «è fare prevenzione approcciando le situazioni problematiche vissute dai giovani e dai loro familiari. Ossia anticipare la fase successiva che è praticamente la cura. A curare siamo tutti bravi, a prevenire un po’ meno». Fra le mansioni elencate «vi è quella di andare direttamente sul posto in cui si manifestano situazioni problematiche o di disagio. Luoghi dove solitamente i funzionari non mettono piede. E successivamente fare da collante fra le varie istituzioni preposte a individuare e applicare la giusta soluzione». Questo funziona «se gli operatori sono almeno due. Non si può pensare a una sola unità». Quanto alla formazione richiesta, «direi che quella di operatore sociale, come base teorica, può essere un buon punto di partenza. Ma con una spiccata propensione ad approcciare il mondo giovanile. Perché con i giovani bisogna saperci fare». 

'Evitare provocazioni e scontri'

Si parla molto in queste settimane delle risse fra giovani scoppiate nottetempo all’esterno di esercizi pubblici: dapprima in viale Stazione ed ora, come pubblicato dal nostro giornale, in via Dogana. «È impensabile che l’educatore di strada risolva i problemi dei giovani violenti, con situazioni ormai sfuggite di mano. L’operatore dev’essere in grado d’intervenire prima, laddove iniziano a manifestarsi richieste di attenzione che, se non ascoltate, finiscono poi in manifestazioni di violenza come le risse, i danneggiamenti, le detonazioni, l’uso improprio del corpo a fini sessuali per ricevere piccoli compensi finanziari. Se invece si mostra loro che c’è una seria volontà di ascolto e individuazione comune delle risposte, il quadro migliora notevolmente». Un quadro che tuttavia può essere costellato da difficoltà in più ambiti, da quello scolastico a quello lavorativo fino a quello affettivo, con una marcata mancanza di prospettive. Si vuole dunque – chiediamo – un educatore di strada multitasking con funzioni da vice-genitori? «Sono immaginabili figure di adulti che evitano atteggiamenti di provocazione e scontro – risponde Orlando Del Don – spostando anzi il loro contributo sul dialogo, sulla capacità d’individuare con pazienza ciò che i ragazzi chiedono, con più visite nei luoghi di raduno ripetute nel tempo. Educatore ‘di strada’ deve insomma avere un’accezione concreta, col rischio magari di subire ogni tanto qualche spintone». Locarno, Lugano, Chiasso e altre città d’Oltralpe si sono da tempo dotate di servizi simili, non sempre con risultati lodevoli. Un rischio calcolabile? «Abbiamo il vantaggio – risponde Del Don – di poter far capo a bilanci di esperienze precedenti portate avanti in contesti analoghi al nostro. Si tratta di evitare determinati errori».

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔