Bellinzonese

Il rilancio del macello cantonale passa dai cereali

Il progetto della Mati Sa è di trasformare anche le materie prime invece di effettuare solo macellazioni. Dossier inviato a Cantone e Confederazione

Ti-Press
17 luglio 2020
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La Mati Sa, società che gestisce il macello cantonale di Cresciano, vede la luce in fondo al tunnel. Dopo anni di preparativi, lo scorso gennaio ha infatti inviato alle autorità federali e cantonali il dossier per il Progetto di sviluppo regionale (Psr) “Transumanza” che mira alla creazione di una filiera produttiva relativa alla carne ma anche ai cereali. È infatti attraverso la lavorazione di queste materie prime che il Consiglio di amministrazione prevede di riuscire a migliorare le finanze della società. Se è vero che il 2019 si è chiuso con un seppur piccolo avanzo - attorno ai mille franchi - ciò è stato possibile grazie al contributo che i Comuni ticinesi donano a fondo perso per riuscire in particolare a coprire gli interessi del debito con Banca Stato di 2,175 milioni (tra questi spicca Lugano con un totale di 190mila franchi stanziati). Interessi che pesano particolarmente sulla gestione corrente, come ha fatto notare durante l'assemblea Sandro Volonté, che ha partecipato al gruppo di rilancio del macello.

Comuni chiamati alla cassa

I Comuni, com’è emerso in occasione dell’assemblea degli azionisti svoltasi oggi alle scuole elementari di Lodrino, sollevano qualche perplessità su questo continuo attingere al loro aiuto. La municipale di Acquarossa Eliane Jemini ha chiesto fino a quando i Comuni saranno chiamati a sostenere il rilancio avviato sette anni fa. Ha inoltre fatto notare che in Valle di Blenio sono presenti altri macelli a cui gli allevatori della zona fanno capo prevalentemente. “Si prevedeva di risolvere la situazione nel giro di 5 anni in modo da non aver più bisogno dei Comuni - ha risposto il presidente del CdA Manfredo Forni - ma ora la soluzione dovrebbe essere vicina. Tutto dipende dalla risposta che otterremo sul progetto della filiera”.

Non solo carne: la trasformazione dei cereali

Tale progetto, dal costo di 12 milioni, verrebbe finanziato per circa tre quarti da Cantone e Confederazione. Il resto verrebbe assunto dagli imprenditori che vi prenderanno parte. Nella sua relazione Forni ha sottolineato che i contratti di collaborazione con i vari partecipanti sono già stati concordati. Per la filiera della carne - che mira a valorizzare le carni nostrane - si sono messi a disposizione quattro promotori contribuendo con 27mila franchi. Per quanto riguarda i cereali, “Transumanza” prevede la realizzazione di un centro collettore di cereali Bio, un centro collettore per mais e soia e la trasformazione di mais in polenta, di soia in tofu e di orzo in malto. 

Un macello che ha senso di esistere?

Una domanda un po' provocatoria dalla platea ha scosso per un attimo l’assemblea poco affollata. Alla luce della difficoltà a far quadrare i conti, il municipale di Bodio Matteo Taglialatela ha chiesto se al momento della sua nascita nel 2009, fosse stata fatta una ricerca di mercato per capire se la struttura fosse effettivamente necessaria in Ticino. Una ricerca del genere non è stata effettuata, è stato spiegato, ma sono stati fatti studi e calcoli. “Bisogna partire dal presupposto che la macellazione della carne non è un’attività redditizia - ha detto il membro di comitato Erich Jörg - ma è un servizio necessario. Abbiamo pensato al macello cantonale per sopperire a tutti i macelli più piccoli che stavano chiudendo ma effettivamente in Ticino ne sono stati successivamente aperti altri”.

Macellazioni in aumento

Paolo Barberis, già presidente della Mati Sa, ha snocciolato un po' di cifre, spiegando che a suo tempo si prevedeva di macellare 700mila kg di carne all'anno nello stabilimento di Cresciano, ovvero il 70% di quanto macellato in Ticino, ma nel frattempo le cifre si sono ridimensionate, anche se nel confronto con il recente passato vi è comunque un aumento. Rispetto all’anno precedente, nel 2019 i quantitativi di carne macellata sono infatti aumentati del 5% per un totale di circa 434mila kg. Un trend che sembra proseguire anche nel 2020: nonostante la pandemia, nei primi sei mesi del 2020 sono stati macellati capi per 235’688 kg. Ovvero 20mila chili in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Cifre che lasciano ben sperare, secondo il membro di CdA Sem Genini. Intervenuto all'assemblea ha fatto notare che l'aumento del 5% testimonia il miglioramento dell’immagine del macello: nel momento di forte crisi, ha ricordato, "sembrava l'inferno", mentre ora vi è soddisfazione per la qualità del lavoro svolto. Nel corso dell'assemblea l'attuale CdA è stato confermato fino al 2023; il conto finanziario 2019 (con ricavi per 505mila franchi, ammortamenti per 102mila e costi in aumento soprattutto per quanto riguarda le spese di energia elettrica e personale) è stato accolto all'unanimità.

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