Ticino

Macello cantonale, per il decollo serve la filiera

Inoltrata la prima documentazione per arrivare alla semilavorazione del prodotto. Nel 2018 i volumi di macellazione hanno subito un calo del 7%

Ti-Press
23 luglio 2019
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Macellare non sembra bastare per togliere definitivamente la Mati Macello Ticino Sa dalle acque agitate. Sette anni dopo la moratoria concordataria sfociata nell’operazione di rilancio della struttura di Cresciano i conti di gestione tornano, ma per levare «la spada di damocle del debito verso la banca» – come lo definisce davanti all’assemblea il presidente del CdA Manfredo Forni – serve una strategia a più ampio respiro. Strategia che potrebbe anche permettere di coinvolgere di più i Comuni, di cui una parte già oggi contribuisce al pagamento dell’ammortamento e degli interessi bancari. L’idea? Lavorare per sviluppare una vera e propria filiera della carne, in modo che a Cresciano si possa riuscire a realizzare un prodotto semilavorato, da destinare poi alle aziende partner che vorranno – auspicano i vertici Mati – prendere parte al progetto di sviluppo interregionale ‘Transumanza’, in cui troverebbe spazio anche la filiera della carne, oltre ai prodotti regionali e ai cereali. «Siamo riusciti a salire su questo treno» afferma Forni, anche se uno «stallo» imprevisto ha causato un deciso ritardo. Si voleva inoltrare la documentazione all’Ufficio federale dell’agricoltura mesi fa, ma alcuni problemi della ditta incaricata di preparare il dossier hanno allungato i tempi. «A inizio luglio però il progetto è stato inviato a Berna per l’approvazione della sua ‘ricalibrazione’ – informa Forni –. Nel frattempo alcuni partner potenziali hanno mostrato un interesse, che però ha bisogno ancora di una quantificazione. Il nostro obiettivo è di giungere a inizio 2020 con l’inoltro ufficiale del dossier agli uffici preposti».

Nuovi orizzonti a cui tendere per rispondere in modo concreto ai fatti: il volume di macellazione nel 2018 ha subìto un calo del 7%. Tengono i bovini, ma diminuiscono ovini/caprini, equini e anche i suini. Come noto in tutto il Paese vi è una carenza di questi ultimi, a causa delle modifiche normative nel loro allevamento, con conseguente aumento del costo (chiedete agli amanti delle costine). A fronte di un mercato tanto fluttuante la Mati deve poi fare i conti con chi opta per macellare altrove. Sia a nord delle Alpi che in Ticino: per quanto concerne i chili macellati nel cantone, a Cresciano se ne tratta globalmente il 68%.

Audio

Ecco quanto dichiarato da Manfredo Forni ai microfoni di Rft.

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